A Marawi continua la battaglia tra Esercito filippino e jihadisti del gruppo Maute, affiliati a ISIS e alleati di Abu Sayyaf nel Mindanao. Dopo giorni di duri combattimenti i militari controllano ormai il 70% della città, ma ammettono che riconquistare il restante 30% sarà molto difficile, anche per via della presenza di decine di civili usati come scudi umani dai jihadisti. Tra loro, anche il sacerdote cattolico Teresito “Chito” Suganob, apparso in un breve video propagandistico dei terroristi dove implora il Governo di sospendere le operazioni militari a Marawi
È altamente improbabile che questo appello blocchi l’offensiva governativa contro i jihadisti. Più probabile invece che le azioni dell’Esercito subiscano un rallentamento per evitare vittime da “fuoco amico”, come accaduto stamattina con la morte di 10 soldati colpiti per sbaglio in un raid dell’Aviazione filippina sulle aree occupate dai terroristi. E c’è preoccupazione anche per la presenza di bambini soldato tra le fila jihadiste, protagonisti di altri video propagandistici diffusi in rete dal gruppo Maute. Finora la battaglia di Marawi è costata la vita a oltre 100 persone e ha costretto decine di migliaia di residenti a fuggire in altre aree del Mindanao, provocando una grave emergenza umanitaria di difficile gestione per le autorità locali.
A tal proposito il Governo di Manila ha siglato recentemente un importante accordo con il Moro Islamic Liberation Front (MILF), il più importante gruppo separatista islamico della regione, per creare corridoi umanitari e zone di sicurezza per i civili in fuga da Marawi. Non solo: il MILF si sarebbe anche offerto di combattere a fianco dell’Esercito contro Maute per riconquistare la città. Si tratta della prima risposta positiva all’appello lanciato dal Presidente Duterte alcuni giorni fa verso le principali formazioni guerrigliere del Mindanao, coinvolte da mesi in difficili negoziati di pace con il Governo filippino. In pratica, Duterte ha promesso “stessa paga e stessi privilegi” ai ribelli armati che si uniranno all’Esercito per combattere i gruppi affiliati ad ISIS, garantendo anche una ripresa rapida delle trattative per un generale accordo di pace nel Mindanao. Finora solo il MILF ha risposto apertamente a tale proposta, ma sembra che anche altri gruppi di derivazione marxista stiano pensando di unirsi alle forze governative per combattere sia Maute che Abu Sayyaf. La vicinanza di tali organizzazioni ad ISIS e alle sue dottrine radicali rappresenta infatti una chiara minaccia per tutti gli altri gruppi guerriglieri del Mindanao, così come la presenza di diversi foreign fighters provenienti da Sud-est asiatico e Medio Oriente.
L’alleanza tra Governo e ribelli potrebbe quindi risultare decisiva per neutralizzare la crescente minaccia del Califfato nel sud del Paese. Non sarà però facile da realizzare e la recente imposizione della legge marziale nel Mindanao – con le sue disposizioni restrittive e gli ampi poteri attribuiti all’Esercito – potrebbe ostacolarla seriamente.
Simone Pelizza
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