Da dicembre il Giappone ha un nuovo Governo: le elezioni hanno infatti riportato al potere il Partito Liberaldemocratico, storico protagonista della politica del Sol Levante, dopo una parentesi non troppo felice del Partito Democratico. Il premier Shinzo Abe non ha perso tempo e ha giĂ intrapreso misure radicali per cercare di rilanciare l’economia, tanto che il nuovo corso impresso al Paese ha preso il nome di “Abenomics”. Vediamo, con cinque domande e cinque risposte, in cosa consiste tutto ciò
Chi è Shinzo Abe?
Il nuovo Primo Ministro dell’Impero giapponese non è alla sua prima esperienza di Governo, bensì alla seconda. Tuttavia, il precedente tentativo alla guida dell’arcipelago asiatico non fu dei piĂą felici e durò solamente un anno, dal 2006 al 2007. In questa occasione tuttavia Abe si presenta con un solido successo elettorale alle spalle. Il Partito Liberal Democratico, conservatore e sempre al potere in Giappone da quando è diventato una democrazie, ha perso le elezioni infatti solo una volta, nel 2009, quando il Partito Democratico ha avuto la prima (e finora ultima) possibilitĂ di governare.
Qual è l’attuale situazione economica del Giappone?
Dopo aver compiuto un percorso di crescita e di sviluppo che probabilmente non ha precedenti nella storia recente dalla fine della II Guerra Mondiale all’inizio degli anni ’90, il Sol Levante è entrato in un periodo di stagnazione che dura da circa un ventennio. Bassa crescita e un aumento anche negativo dei prezzi (la cosiddetta “deflazione”) hanno impedito al Giappone di mantenere il dinamismo del proprio sistema economico, sfidato dall’emergente vicino cinese.
In cosa consiste la “Abenomics”?
Dalla fine di dicembre ad oggi, quindi in soli due mesi, lo yen giapponese si è deprezzato del 14% rispetto al dollaro statunitense. Come si spiega questa svalutazione “verticale”? Abbastanza facilmente: il governo di Abe ha infatti adottato immediatamente una politica monetaria espansiva del tipo “quantitative easing”, che consiste nell’acquisto illimitato di titoli finanziari da parte della Banca Centrale al fine di immettere denaro liquido nel sistema economico. La svalutazione dello yen è stata accompagnata ad un aumento della spesa pubblica e allo stabilimento di un livello di inflazione “target” pari al 2% annuo. Tali politiche saranno in grado di ridare slancio all’economia giapponese? Probabilmente uno yen meno “caro” potrebbe sostenere l’export giapponese. Dall’altro lato, il rischio che i tassi di interesse sui titoli nipponici si alzi non va trascurato: non va dimenticato che il debito pubblico giapponese è di gran lunga il piĂą grande al mondo, stabile e stazionario ma con un livello ben oltre il 200% del PIL. Abe si sta dunque muovendo su un crinale che deve invitare alla prudenza.
Quali i rapporti con i principali partner economici?
La svalutazione dello yen ha portato gli analisti economici a parlare di una nuova “currency war“, una guerra tra le valute dei diversi Paesi. In che cosa consisterebbe? Dato che la svalutazione è l’arma piĂą semplice da utilizzare per ripristinare la competitivitĂ dei propri prodotti, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna potrebbero adottare strategie simili (mentre per la zona Euro sarebbe piĂą complicato operare una svalutazione). Il risultato sarebbe uno stallo negli importantissimi negoziati commerciali che stanno per cominciare tra Unione Europea e Giappone in vista dell’istituzione di un’area di libero scambio. Nonostante queste preoccupazioni, tuttavia, il recente incontro dei Ministri delle Finanze del G20 (in preparazione del vertice che si svolgerĂ a Mosca tra qualche mese) non ha prodotto un ammonimento alla politica monetaria giapponese. Una riduzione dell’austeritĂ per stimolare la crescita è evidentemente stata giudicata una situazione accettabile per il momento, anche in ragione della bassa interdipendenza finanziaria del Giappone con il resto del mondo.
Che prospettive ci sono per l’economia giapponese e i rapporti con il resto del mondo?
E’ difficile che il Giappone possa ricominciare a crescere con uno slancio simile alla Cina, e probabilmente Tokyo si dovrĂ rassegnare davanti al fatto che non è piĂą il leader incontrastato dell’Asia. Il Dragone cinese ha sopravanzato il Giappone nelle principali classifiche economiche e per demografia, risorse e potenziale ancora inespresso, è destinato ad oscurare la leadership nipponica negli anni a venire. E’ importante dunque per il Governo di Abe mantenere uno stretto dialogo con i principali partner, UE e Stati Uniti su tutti: politiche monetarie coordinate potranno infatti aiutare a diminuire la percezione del Giappone come “free rider” e a ridurre i rischi sistemici legati ad un improvviso aumento dei tassi di interesse giapponesi. Il G20 che quest’anno si svolgerĂ in Russia dovrĂ mettere al primo posto le questioni dei tassi di cambio e del commercio internazionale come fondamentali per rilanciare l’economia globale.