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Netanyahu in America Latina, fondamenta politiche ed economiche del viaggio

Importante viaggio di Stato di quattro giorni, che si concluderà poi a New York in occasione della Assemblea Generale dell’ONU. Il Premier israeliano Netanyahu tra accordi bilaterali da sottoscrivere e comunità ebraiche da visitare, è in cerca di alleati

NETHANYAU, IL VIAGGIO – Benjamin Netanyahu è in America Latina. Il viaggio, il primo nel continente di un Premier israeliano in carica, prevede tre tappe; la prima è a Buenos Aires, è cominciata domenica sera e terminerĂ  domani, quando il Primo Ministro partirĂ  alla volta di BogotĂ . L’ultima occasione di contatto ravvicinato era stata la visita del presidente Peres nel 2009, e l’ultimo volo proveniente da Tel Aviv ad atterrare sul suolo argentino è del 1960, quando il Mossad andò a prendere il criminale nazista Eichmann. Un viaggio, dunque, realmente significativo.
La visita diplomatica ha anche una veste commerciale poiché la delegazione del primo ministro è composta da un nutrito gruppo di imprenditori (una trentina) operanti in vari campi, telecomunicazioni, agricoltura, gestione delle acque ed energia. L’interscambio economico tra Israele e i paesi dell’area è ancora modesto e trovare nuovi partner è obiettivo di ambo le parti. L’economia continentale è in sofferenza a causa dell’abbassamento dei prezzi delle materie prime energetiche e anche il trend dei prezzi delle commodities agricole sta penalizzando le produzioni sudamericane, per cui è facile comprendere l’interesse di Macri per un mercato promettente come quello di Tel Aviv.

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Fig. 1 – Netanyahu in una recente immagine con il presidente francese Macron

LE RAGIONI ECONOMICHE – Secondo i dati della Camera di Commercio Israele – America latina, l’interscambio vale quasi 3 miliardi di biglietti verdi americani (dati 2015), con Israele che fa registrare un surplus di 1 miliardo sulla bilancia commerciale. Ma stiamo parlando di appena il 4% degli scambi commerciali di Israele. C’è spazio di crescita. L’inquilino della Casa Rosada, dal canto suo, abbandonata la politica economica tendenzialmente statalista della Kirchner, dopo aver riaperto il dialogo con la UE per trovare un accordo commerciale che superi dazi e protezionismo reciproci, sta navigando verso molteplici direzioni, oltrepassando la spinta commerciale del Mercosur, che ha sostanzialmente trascurato l’area del Mediterraneo meridionale, per concentrarsi di piĂą verso l’Alleanza del Pacifico, ragion per cui il rafforzamento delle relazioni bilaterali è il benvenuto, in ottica liberista.

E QUELLE POLITICHE – Ma naturalmente la valenza politica della visita è l’aspetto prevalente, pur distinguendo le diverse situazioni. Modi Efraim, vice direttore del ministero degli esteri israeliano per l’America Latina, ha evidenziato come “il viaggio sia il culmine del riavvicinamento con il continente latino”; tanto piĂą che ora Netanyahu trova le condizioni politiche ideali, non essendoci piĂą nĂ© la Kichner nĂ© Dilma, rei di aver riconosciuto (nel 2010) lo stato palestinese come “libero e indipendente, entro i confini del 1967”. Di quel blocco “progressista”, ora, rimane solo l’Uruguay, che infatti non sarĂ  toccato dalla visita di stato; ma neanche Brasilia vedrĂ  la delegazione israeliana, per via dell’incertezza politica che nel gigante verde oro regna sovrana. A Buenos Aires “Bibi” avrĂ  modo di presenziare, anche alla presenza del presidente paraguayano Cartes, accorso per l’occasione, alla commemorazione dell’attentato suicida del 1992 che costò la vita a 29 persone in quella che poi è diventata Plaza Embajada de Israel. Due anni piĂą tardi, il 18 luglio del 1994 85 persone furono uccise presso il palazzo dell’AMIA (Asociaciòn mutual Israelita argentina), ad opera di un commando di Hezbollah, che si ritiene essere ormai annidato sugli altopiani paraguayani.

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Fig. 2 – Il presidente Mauricio Macri

IL VIAGGIO A BOGOTA’ E MEXICO CITY– Domani la delegazione volerà a Bogotà, da dove il Papa è appena ripartito. Si parlerà della comunità ebraica colombiana e soprattutto di quella venezuelana, che sta abbandonando il paese di Maduro. Dos Santos sottoporrà la firma di alcuni accordi bilaterali in materia di turismo e in campo scientifico; circa 100 le imprese israeliane operanti in Colombia. Bogotà è una tappa obbligata, per il primo ministro israeliano, come ringraziamento per “l’incondizionato appoggio politico ad Israele” (è stato l’unico paese dell’area, insieme a Panama,  a votare contro il già menzionato provvedimento di riconoscimento del 2011) e per aver accettato l’accordo bilaterale di libero scambio, in attesa di ratifica da parte del parlamento colombiano. Dopo qualche ora il viaggio riprenderà, con destinazione Città del Messico. Il presidente Pena Nieto non potrà impegnarsi più di tanto, essendo prossima la scadenza del suo mandato; il presidente dello stato centro americano dura in carica 6 anni e costituzionalmente non si può ricandidare. Anche qui è previsto l’incontro con le comunità ebraiche locali e anche qui ci sarà il perfezionamento di parecchi accordi bilaterali; in campo aereonautico, in quello delle telecomunicazioni e nel campo della cooperazione internazionale.
Probabilmente questa è la tappa più insidiosa, poiché lo scorso gennaio Nethanyau fece comparire un tweet di approvazione circa la costruzione del famigerato muro voluto da Trump al confine; il presidente Rivlin dovette “rimediare” personalmente. Il 15 settembre, venerdì, Nethanyau lascerà il Messico per New York, luogo in cui il 19 si svolgerà la sessione delle nazioni Unite. E’ previsto, tra il 17 ed il 19, un incontro con Varela, presidente panamense, ma non con Trump.

Andrea Martire

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Sono parecchie le critiche arrivate a Netanyahu circa questo viaggio, ecco qui un breve articolo

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Foto di copertina di Utenriksdept Licenza: Attribution-NoDerivs License

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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