A sei anni dal referendum sull’acqua, e due settimane dopo l’uscita del rapporto FAO che illustra come la malnutrizione nel mondo sia aumentata, Milano celebra il primo Forum Internazionale Rules of water, rules for life
ACQUA E CONSAPEVOLEZZA – Oltre 60 esperti provenienti da 14 paesi del mondo, sotto gli auspici della Presidenza italiana del G7, hanno dibattuto di consumo e sostenibilità, di governo dell’acqua e di problematiche di genere.
Il tema dominante è stato quello della individuazione nella pratica dei principi che regolano l’acqua nel contesto dell’Agenda 2030. La Conferenza, organizzata dal Milan Center for Food Law and Policy, si è avvalsa del contributo scientifico del Water Governance Programme dell’OCSE e dell’UNESCO World Water Assessment Programme.
L’acqua è vita ma non sempre gli uomini mostrano consapevolezza. Oltre a quella usata direttamente, nella cottura, per dissetarsi, l’acqua è presente in ogni cibo che mangiamo. L’agricoltura ne consuma la maggior parte ma l’utilizzo non si limita alla produzione di cibo.
Fig.1 – Il 70% dell’acqua vieen usata nei campi
ACQUA ED IMPRONTA IDRICA – L’impronta idrica globale, cioè il totale di acqua utilizzata in tutte le fasi di produzione di un bene, ammonta a 7.452 miliardi di metri cubi di acqua dolce l’anno, pari a 1.243 metri cubi pro-capite, ossia più del doppio della portata annuale del fiume Mississippi. E non siamo ancora del tutto consapevoli di quanta acqua “invisibile” si nasconde in quello che mangiamo. Insomma, intervenendo sulle nostre scelte alimentari potremmo dare un grande aiuto al nostro Pianeta; l’intervento di Marta Antonelli, research programme manager di Barilla Center for food and nutrition verteva proprio sulla consapevolezza e sul consumo individuale. Una dieta vegetariana, è noto ormai da tempo, consentirebbe un considerevole risparmio di acqua.
Livia Pomodoro, Presidente del Milan Center for food law and policy, ha analizzato i processi economici legati alla risorsa acqua, fonte di vita ma anche di energia e di sviluppo economico; “l’imprenditoria italiana sta iniziando a mostrare grande interesse nei confronti di questo tema da un punto di vista di governance e di innovazione. Ma necessitiamo di uno sforzo maggiore di integrazione e di presa di responsabilità”, le sue parole. Inevitabilmente la riflessione ci porta a interrogarci sul futuro e sul ruolo che ciascuno può rivestire. Quali modelli produttivi potremo adottare? Quale sarà il ruolo dell’industria in relazione alla risorsa – acqua, sempre più rara e sempre più necessaria, in un prossimo futuro? La riflessione di Vincenzo Boccia, numero uno di viale dell’astronomia, è il punto centrale del legame tra acqua e sviluppo economico; il futuro è costruito su un’economia circolare che superi l’ideologia secondo la quale l’ambiente è contro l’industria, e l’industria è contro l’ambiente.
Fig.2 – Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria
ACQUA E GIOVANI, L’HACKATHON – Il dibattito ha visto protagonisti anche i giovani, coloro che dovranno gestire il passaggio dall’economia di scambio a quella circolare. Sono stati coinvolti nel Water – Hack, il primo Hackathon sull’acqua promosso dal Miur. Ben 100 studenti provenienti da 13 scuole italiane si sono riuniti per competere in una maratona progettuale, con l’obiettivo di trovare soluzioni innovative per rispondere a tre grandi sfide di interesse globale e locale:
- la gestione delle risorse idriche nelle aree urbane e rurali;
- l’implementazione di politiche sensibili alle questioni di genere in relazione al diritto dell’acqua;
- la cooperazione internazionale e l’accesso all’acqua.
I tre progetti migliori verranno presentati e premiati nel corso della seconda giornata del Forum.
Non è mancato il giusto risalto al mondo femminile; tre figure provenienti da Somalia, Stati uniti e Italia hanno ricevuto il primo “Premio Internazionale Women Peacebuilders for Water” dedicato alle donne che si battono per risolvere i conflitti legati all’acqua.
I saluti istituzionali sono stati portati da Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo sviluppo economico. Ribadito l’imperativo di lavorare in continuità con gli obiettivi fissati nel dicembre del 2015 dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, Scalfarotto ha evidenziato le difficoltà di un approccio che lega la sostenibilità allo sviluppo economico, ma allo stesso tempo ha ricordato come in Italia e in Europa le istituzioni abbiano definitivamente accolto le ragioni della sostenibilità. Esattamente per questo, oggi, non basta concentrarsi solo sulla produzione e sull’efficienza. “Non si può non tenere conto della salvaguardia dell’ambiente, dell’utilizzo sostenibile delle risorse e del rispetto delle comunità locali”.
Andrea Martire
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