Dati economici del 2013, opinioni degli analisti, prossime mosse della Banca Centrale cinese, rapporti con gli Usa, opportunitĂ per le imprese italiane: cinque domande e cinque risposte sulla situazione attuale del mondo e del mercato del Paese di mezzo
Quali dati economici caratterizzano la Cina in questi primi mesi del 2013?
Diversi dati macro cinesi nei primi mesi del 2013 paiono contrastanti. Alcuni dati sottolineano una crescita, mentre altri fanno pensare ad un rallentamento. Nella prima parte del 2013, il settore immobiliare prosegue con un trend positivo, crescono i prezzi delle case e sono in forte rialzo anche le vendite del comparto. L’export cresce e questo è un altro indicatore positivo. Male invece le vendite al dettaglio e sotto le attese anche la produzione industriale. L’inflazione è in rialzo e il Governo cerca sempre di monitorare l’andamento dei prezzi da vicino.
Quali sono le opinioni degli analisti nel 2013?
Il CeSIF, Centro studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina, nel suo Rapporto Annuale “La Cina nel 2013: scenari e prospettive per le imprese”, mostra come il PIL cinese da quest’anno al 2015 dovrebbe crescere tra il 7 e l’8%, mentre per il prossimo decennio la crescita sostenibile della Cina dovrebbe attestarsi tra il 5 e il 7%. L’inflazione dovrebbe rimanere invece tra il 2 e il 4%, con una crescita degli investimenti diretti esteri in entrata.
Secondo un report di Unicredit, invece, si percepisce un quadro “di ripresa economica, modesta, irregolare e ancora fragile”. Lo afferma Nikolaus Keis, economista della banca. Ricordando che i punti di forza di Pechino sono il commercio e gli investimenti fissi di asset, Keis sottolinea che la trasformazione in un modello di crescita basato sui consumi e sullo sviluppo sarĂ “lungo e tortuoso”. Per Keis, nel breve termine la perdita di slancio della produzione industriale, probabilmente dovuta alle ampie scorte e al rallentamento degli investimenti delle aziende, e il calo delle vendite al dettaglio, legato alla campagna anti-corruzione portata avanti dalla nuova leadership politica nel Paese, richiederanno ancora il sostegno delle politiche macroeconomiche. Unicredit si aspetta che il Pil cinese cresca dell’8,5% nel secondo trimestre del 2013, prima di un rallentamento a seguito del venir meno degli stimoli fiscali nel secondo semestre del 2013.
In ogni caso, la Cina rimane un Paese con enormi potenzialitĂ di crescita. Nell’ambito dell’ultima presentazione del Rapporto Annuale della Fondazione Italia Cina, tra i vari dati emersi che hanno dato un’idea delle dimensioni di questo mercato e di cosa la Cina potrĂ rappresentare in futuro, a 360 gradi, ne citiamo due particolarmente significativi: il primo è che nel 2050 la Cina diventerĂ il primo produttore mondiale di energia nucleare. Il secondo è relativo alla ricca provincia cinese del Guangdong (dove per intenderci vi è Canton; provincia ricca di fabbriche), tra i principali motori dello sviluppo cinese: nel 2020, tale provincia raggiungerĂ il Pil della Spagna.
Come si muoverĂ in futuro la People Bank of China, ovvero la Banca centrale cinese?
Una cosa sembra certa: non sono previste per ora ulteriori azioni da parte della Banca Centrale della Cina relativamente al renminbi (RMB), la moneta cinese. Il motivo è da ricercarsi anche nelle relazioni con la prima economia a livello globale: gli Stati Uniti.

Quale legame c’è tra le due tematiche? Come si stanno evolvendo le relazioni Cina-Usa?
Dopo anni in cui lo yuan renminbi è stato al centro dell’attenzione nelle relazioni tra i due Paesi, la questione sta iniziando ad evolversi. Sembra stiano svanendo le preoccupazioni da parte degli Stati Uniti sul valore del RMB e sul fatto che questo sia sottovalutato, per lasciare spazio ad altre tematiche principali, quali la sicurezza informatica e il furto di segreti aziendali. Di sicuro, moltissimi studi legali americani continuano a sostenere come un debole yuan stia rubando posti di lavoro agli Stati Uniti. Non ci si aspetta però azioni di forza statunitensi per portare ad un cambiamento della politica valutaria cinese, visto che per ora l’economia americana continua a migliorare. L’aumento del valore del RMB, il forte calo del surplus commerciale cinese, la crescita del costo del lavoro (che di certo nell’ultimo anno ha reso i prodotti cinesi meno competitivi), aiutati dalla ripresa del mercato del lavoro americano, hanno tranquillizzato Washington. “Il sistema valutario di Pechino non è piĂą il focus delle relazioni tra Cina e Stati Uniti”, afferma Eswar Prasad, professore di trade policy alla Cornell University ed ex funzionario del Fondo Monetario Internazionale.
La Cina è un mercato che presenta sempre più opportunità per le imprese italiane. Quali sono i settori su cui porre maggiore attenzione?
Questo tema è tra quelli piĂą approfonditi dal Rapporto Annuale della Fondazione Italia Cina, che dopo la tappa milanese è stato presentato lunedì a Modena, terra che guarda alla Cina con grande attenzione: tra il 2010 e il 2012 l’export modenese nel Paese di mezzo è cresciuto del 49% passando da 186 a 276 milioni di euro, in controtendenza rispetto al dato regionale (-1% nello stesso periodo). Nell’ambito dell’incontro, proprio le imprese, le pmi, sono state protagoniste di questo incontro. Quattro diverse societĂ hanno infatti presentato case history differenti, con storie ed esperienze di diverso segno: dal produttore in loco a chi commercializza in Cina, fino all’imprenditore che cerca e costruisce una partnership. Grandi Salumifici Italiani nel settore alimentare, Emmegi nella meccanica, Emilceramica nella ceramica e Messori nell’abbigliamento si sono così confrontate mettendo sul piatto opportunitĂ e difficoltĂ presenti sul mercato cinese.
In generale, i settori in cui porre la maggiore attenzione in questo momento sono meccanica, beni di lusso e healthcare, oltre ai settori specifici in cui le societĂ nostrane si distinguono per know-how, come per esempio quello per il trattamento delle acque reflue, ma non solo. “Dobbiamo approfittare del nostro know-how – sostiene Enrico Toti, responsabile China Desk NCTM – e una guida fondamentale per coloro che vogliono investire in Cina è rappresentata dal Catalogo degli investimenti stranieri in Cina, tradotto dal nostro studio legale”.
Infine, uno sguardo particolare al settore dell’healthcare. In Cina vive il 20% della popolazione mondiale, eppure si consuma solo l’1.5% dei farmaci. Le aziende devono armarsi e farsi trovare preparate in loco, con studi di produzione e ricerca, per usufruire di una crescita pari al 20% – 30% medio annuo. A partire dalla costruzione degli ospedali, il settore in Cina ha vissuto diverse fasi: la prima è iniziata nelle grandi cittĂ , con gli ospedali di classe A, seguiti da quelli di classe B e C nelle aree rurali del Paese. I cinesi sono sempre alla ricerca di societĂ che insegnino loro come lavorare in questo comparto. Pensiamo agli ospedali: in Europa non si costruiscono piĂą, anzi alcuni probabilmente scompariranno, mentre i cinesi si sono impegnati a investire 120 miliardi di dollari in strutture sanitarie. Puntano a costruire tra i 15 e i 20.000 nuovi ospedali. Una nuova struttura significa anche un nuovo laboratorio. Proprio gestire quel laboratorio si traduce in grandissime opportunitĂ per le imprese italiane del settore.
Mariangela Pira
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