martedì, 8 Ottobre 2024

APS | Rivista di politica internazionale

martedì, 8 Ottobre 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

John Fitzgerald Kennedy: tra storia e mistero

In seguito alla recente pubblicazione di alcuni documenti sull’omicidio del famoso Presidente USA John Fitzgerald Kennedy, vediamo nel dettaglio la sua storia, passando ad analizzare la carriera politica e il misterioso assassinio a Dallas

TRATTI SALIENTI DELLA BIOGRAFIA DI J.F.K

Nato a Brookline in Massachussets il 29 maggio 1917, John Fitzgerald Kennedy vinse le elezioni presidenziali statunitensi l’8 novembre 1960, contro il vicepresidente repubblicano dell’Amministrazione Eisenhower, Richard Nixon, diventando, a 43 anni, il più giovane Presidente eletto nella storia USA e il primo di religione cattolica. In quegli anni fu la televisione a giocare un ruolo decisivo: tale mezzo acquisì peso preponderante nel trasmettere i dibattiti tra i candidati alla Presidenza, mostrando Kennedy come un ambizioso statista dal volto nuovo, in grado di rapportarsi ai telespettatori in maniera più coinvolgente rispetto al suo avversario, Nixon, che appariva come una figura dallo stile vecchio e poco carismatico. Agli esordi della sua carriera politica la famiglia si mobilitò per supportarlo: da deputato alla Camera dei Rappresentanti – House of Representatives – all’età di 29 anni alla candidatura alla Presidenza USA. Si laureò all’università di Harvard e in seguito si arruolò nella Marina USA nel ‘44. Durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò alle operazioni contro il Giappone presso le isole Salomone. Una malattia alla spina dorsale del 1954, quasi fatale, causata dai traumi della guerra determinò alcuni tratti della sua personalità, che diverrà più risoluta ed equilibrata. Durante questo periodo, egli scrisse “Ritratti del coraggio” sul tema della fermezza dell’uomo politico, che gli valse il premio Pulitzer per le biografie. Ritornato in salute, J.F.Kennedy, emergendo da una generazione di politici dopo la Seconda Guerra Mondiale il cui obiettivo era quello di cambiare il mondo, ambisce a diventare Presidente USA. È la moglie Jacqueline Lee Bouvier, che sposò nel ‘53 ad accompagnarlo in questo percorso.

Embed from Getty Images

Fig. 1 – I due candidati alla Presidenza USA

DAL DISCORSO SU “THE NEW FRONTIER” ALLA PRESIDENZA USA

«Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta. Non è una frontiera che assicura promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, incompiute speranze e minacce»: queste le parole di Kennedy alla Convention democratica a Los Angeles, nel giugno 1960, in cui annuncia la sua candidatura alla Casa Bianca. Parla di una nuova frontiera per il popolo, fatta di opportunità e speranze, riprendendo il motto tipicamente statunitense, legato a concetti come guerra, difesa e inviolabilità dei confini ma che assume in tal caso un significato dinamico, che apre un nuovo capitolo ideale per la scienza, lo spazio ma anche per la risoluzione di problemi come la povertà e la disoccupazione. Il mito della frontiera serviva inoltre per ricompattare il partito, dato che la vittoria di Kennedy portò i seguaci di Stevenson ad allontanarsi dallo stesso. Con la cerimonia di insediamento del 20/01/1961,  Kennedy è il nuovo inquilino della Casa Bianca e la moglie Jacqueline la nuova first lady. Nel corso della sua Amministrazione, di breve durata a causa dell’assassinio a Dallas, il Presidente manterrà un alto livello di popolarità nonostante il fallimento dell’operazione della Baia dei Porci Bahia de los Cochinos – nella costa meridionale di Cuba e la successiva crisi dei missili, che condusse il mondo sull’orlo di una guerra nucleare. Fu, però, duramente criticato per la sua politica estera, inserendosi in un periodo storico dall’equilibrio molto fragile, quello della Guerra Fredda, fondato sulle visioni contrapposte delle due superpotenze USA e URSS. In particolare, con lo sbarco alla Baia dei Porci  nell’aprile del ’62 dei circa 1600 esuli cubani addestrati dalla CIA (Central Intelligence Agency) in Guatemala, l’Amministrazione USA intendeva spingere al rovesciamento del regime filosovietico di Castro, dato che la sua affermazione a 90 miglia dagli USA era fonte di grande preoccupazione per Washington. Tuttavia, il piano ideato prese una direzione differente rispetto alle aspettative: il corpo organizzato di combattenti cubani, seppur dilettanti, rimase fedele a Castro e Kennedy si assunse la responsabilità del fiasco, pur non conoscendo i dettagli specifici del programma ereditato dal suo predecessore e fidandosi del piano di invasione della CIA e del suo direttore Allen Dulles, poi licenziato. D’altra parte, sul piano internazionale, l’operazione non fece altro che aumentare il prestigio di Fidel Castro, unica vetrina comunista in Occidente. Mosca approfittò della situazione per accreditarsi come protettrice di Cuba, inviando al leader cubano non solo armi convenzionali per difendersi da un possibile attacco statunitense ma anche atomiche, prima volta nella storia dell’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti reagirono imponendo una quarantena navale all’isola, per prevenire l’arrivo di ulteriori componenti missilistiche trasportate tramite imbarcazioni sovietiche. Dopo questo momento di alta tensione tra le due superpotenze, la crisi dei missili rientrò, evitando così un confronto militare diretto nel quadro della Guerra Fredda. Proprio in seguito a questa minaccia, USA e URSS assieme alla Gran Bretagna firmarono il trattato internazionale Limited Test Ban (LTB) sulla parziale messa al bando degli esperimenti nucleari nell’agosto del 1963, giuridicamente vincolante a partire da ottobre dello stesso anno.

Embed from Getty Images

Fig. 2 – J.F.K.

IL MISTERIOSO ASSASSINIO A DALLAS

22/11/1963: la data a cui risale l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas, in Texas durante la sfilata del corteo presidenziale a colpi di fucile. Si tratta del 4° omicidio presidenziale attorno al quale si sono sviluppate varie teorie e congetture, cospirazioniste o meno. La bandiera bianca e azzurra delle Nazioni Unite è calata a mezz’asta: il Presidente dell’Assemblea Generale Sosa Rodriguez e il Segretario Generale U Thant esprimono rammarico per il tragico evento, alla presenza dei delegati degli allora 110 stati membri ONU. La Commissione d’inchiesta Warren è incaricata di redigere un rapporto per far luce sulle indagini relative all’omicidio del Presidente. Tale rapporto individua il responsabile in Lee Harvey Oswald, arrestato poche ore dopo l’attentato e ucciso, prima di essere portato in tribunale due giorni dopo l’assassinio, per mano del criminale Jack Ruby. Alcuni considerano Kennedy vittima di un complotto, sostenendo che Oswald non agì da solo, convinti della responsabilità di Fidel Castro, legata all’operazione della Baia dei Porci. Altre ipotesi prendono come riferimento la mafia – per cui occorre ricordare l’inchiesta di Robert F. Kennedy, suo fratello e Procuratore Generale (Ministro della Giustizia), contro la criminalità organizzata – alcuni agenti della CIA o ancora Lyndon B. Johnson, Vicepresidente USA, che assunse la carica presidenziale dopo l’assassinio. Secondo altri, nulla di quanto si sapeva dimostrava l’esistenza di un complotto. Qualunque sia il punto di vista adottato, l’attentato a Kennedy scosse l’opinione pubblica americana; fu ed è ancora oggi un capitolo aperto nella storia degli Stati Uniti, tanto che di questo argomento si è tornato a parlare perché alcuni documenti segreti sono stati desecretati dall’attuale Presidente USA Donald Trump il 26 ottobre di quest’anno.

Embed from Getty Images

Fig. 3 – La famiglia Kennedy

AGGIORNAMENTI RECENTI: I DOCUMENTI DESECRETATI

Come accennato poco sopra, il presidente Trump ha reso pubblici 2.891 files inediti provenienti da CIA, FBI e altre agenzie federali, dell’inventario relativo all’assassinio di J.F.K. e dichiarato che permetterà la declassificazione degli ultimi documenti a meno che ci siano esigenze di sicurezza nazionale tali da non consentire il rilascio, rimandando di 6 mesi la pubblicazione di altri 300 files. In base ad una legge firmata dall’allora Presidente G.W. Bush il 26 ottobre 1992, quando la mole totale di documenti fu trasferita agli archivi nazionali che stabilirono la JFK Assassination Records Collection, ciascun verbale contenuto nella collezione sarebbe stato reso pubblico non più di 25 anni dalla data della firma, per un totale di circa 27.000 files pubblicati fino ad oggi, esclusi quelli di ottobre. Sussistono molte ombre su questa vicenda. All’epoca dei fatti, sia la commissione Warren che la famiglia Kennedy scelsero di mantenere il segreto di stato, decisione che rafforzò le ipotesi degli scettici. Tutta la documentazione sta perciò divenendo pubblica, al vaglio di qualsiasi persona voglia avere accesso: chissà se un giorno la verità verrà appurata, dando ragione o oscurando del tutto le teorie cospirazioniste relative ad un personaggio così rilevante per la storia statunitense.

Marta Annalisa Savino

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””] Un chicco in più

Consigliamo la visione del film “Thirteen days” del 2000, diretto da Roger Donaldson, che illustra la crisi dei missili di Cuba per approfondire ulteriormente uno dei momenti cruciali durante la Guerra Fredda in cui si temette lo scoppio di una guerra nucleare. [/box]

 

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di più? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in più iscrivendoti

Marta Annalisa Savino
Marta Annalisa Savino

Laureata magistrale in “Relazioni internazionali” presso l’Università degli Studi di Milano, appassionata di viaggi, scrittura, geopolitica e lingue: inglese, francese e spagnolo. Ne “Il Caffé geopolitico” si occupa di Nord America e in particolare di Stati Uniti

Ti potrebbe interessare