In 3 sorsi – Sebastian Piñera ha vinto e con un ampio 54,57% diventa il nuovo Presidente della Repubblica Cilena. La sfida più importante adesso è diventare un punto di riferimento per gli elettori del centro sinistra che in questo ballottaggio hanno riposto la fiducia in lui
1. I SONDAGGI PRE-ELETORALI
Il Cile nelle ultime settimane si è rivelato essere una vera e propria polveriera politica. I suoi cittadini si sono recati alle urne per scegliere al turno di ballottaggio il nuovo capo di stato. Nei mesi che hanno preceduto questa chiamata civica diversi sono stati i sondaggi pubblicati dai vari centri di studio del paese sudamericano. Oltre alle intenzioni di voto, quest’anno è stato ritenuto molto rilevante porre ulteriori domande ai cileni.
Il sondaggio “Chile dice” dell’università Alberto Hurtado ha infatti misurato le preferenze dell’interventismo statale e della posizione dei cittadini in merito alle future politiche che avrebbero voluto vedere promosse dal prossimo presidente. Esiste una forte dicotomia all’interno dei risultati ottenuti da questi studi. Infatti si è rivelata una forte volontà della popolazione di vedere il nuovo governo impegnato e maggiormente coinvolto nella promozione di politiche sanitarie, di educazione e sicurezza. Allo stesso tempo, nonostante appaia come un paradosso, molti cileni vorrebbero che lo Stato intervenisse meno su politiche economiche e per l’impiego. Lo slogan “il mercato si regola da solo” è stata la principale conclusione estrapolata dal pensiero degli intervistati. E’ difficile pensare ad un governo che possa dar voce contemporaneamente a queste richieste così diversificate. Per questo in Cile si riscontra sempre più difficoltà, da parte dell’elettorato, nell’orientarsi all’interno delle traiettorie politiche classiche latino-americane. Quest’ultima analisi permette di comprendere come sia stato difficile per i cileni decidere da che lato schierarsi e soprattutto quale candidato sostenere durante quest’ultima campagna elettorale.
La difficoltà che il corpo elettorale ha trovato nell’identificarsi con la figura di ciascun candidato, è un riflesso dell’imprecisione che ha caratterizzato i sondaggi su quelle che sarebbero state le intenzioni di voto. Infatti, al contrario di ciò che è accaduto per le precedenti elezioni, quest’anno nessuno studio è riuscito a proiettare risultati con accurata precisione. All’inizio della campagna elettorale quasi tutti gli istituti davano come sicuro vincitore, con l’oltre 40% delle preferenze, Sebastián Piñera. Il già Presidente della Repubblica Cilena, tra il 2010 e 2014, sembrava avere un largo margine di vantaggio sul suo principale sfidante Alejandro Guillier, il quale era invece dato intorno al 25%. Terza classificata, nelle inchieste sulle intenzioni di voto, era risultata la rappresentate del “Frente Amplio” Beatriz Sanchez, quest’ultima avrebbe dovuto ottenere il 10% o poco meno.
Fig 1. Manifestazioni contro il governo cileno.
2. I RISULTATI DEL PRIMO TURNO
Il 19 novembre scorso è stata la giornata delle prime sentenze elettorali, che sono risultate, sotto diversi punti di vista, molto inaspettate. Infatti Sebastián Piñera non è stato in grado di arrivare alla soglia prevista dai sondaggi e si è fermato al 36,64%. Il suo diretto avversario Alejandro Guillier ha invece rispettato le attese con il 22,70% di voti.
La vera sorpresa è stata rappresentata dalla Sanchez che è riuscita ad ottenere uno storico risultato con il 20,27% delle preferenze. La candidata del “Frente Amplio”, che si presentava alla vigilia del 19 novembre come una semplice outsider, è riuscita ad imporsi come personaggio politico in grado di spostare gli equilibri. Ciò lascia ben sperare la sua coalizione che probabilmente avrà una strada importante da percorrere per riuscire a divenire definitivamente competitiva e protagonista nella prossima elezione parlamentare.
I numeri di fatto del primo turno sono stati però macchiati dalla piaga dell’astensionismo. Questa si è dimostrata la vera protagonista. Su un elettorato di 14 milioni di aventi diritto al voto solamente il 46% si è recato alle urne. Il fatto che solo 6 milioni di cittadini abbiano esercitato il proprio diritto di voto è sicuramente allarmante e fornisce una dimensione sempre più reale e solida sulla difficoltà del popolo cileno di rispecchiarsi non solo nelle figure di questi candidati ma anche nei programmi e nelle scelte politiche che si appresterebbero a mettere in atto una volta al governo.
Agli elettori cileni è stata chiesta responsabilità da parte dei loro stessi leader politici. Ad esempio la Sanchez, dopo aver compreso che al ballottaggio si sarebbero sfidati Piñera e Guillier, ha raccomandato ai propri elettori di votare responsabilmente. La candidata del “Frente Amplio” ha deciso infatti di non schierare il proprio 20% a favore dell’uno o dell’altro candidato nel ballottaggio ma ha preferito la neutralità e lasciare libero e privo di condizionamento il proprio elettorato in modo tale da permettere a questo di scegliere nella maniera più democratica e autonoma possibile.
Fig 2. Seggi elettorali.
3. L’ESITO FINALE
La giornata di ieri ha emesso l’ultimo verdetto di questa lunga e intensa campagna elettorale. Sebastian Piñera è il nuovo Presidente della Repubblica Cilena. Non è bastato a Guillier il 45,43% dei voti per assicurarsi La Moneda, infatti il suo avversario è riuscito, nonostante un iniziale clima di sfiducia a ribaltare i sondaggi e portare a casa il mandato di governo con il 54,57% delle preferenze.
Sicuramente da sottolineare come il risultato di Guillier sia andato di gran lunga oltre le aspettative iniziali. Nel primo anno in cui era possibile votare all’estero, il candidato della centro sinistra cileno è riuscito a portare a casa il maggior numero di seggi oltre oceano, compreso quello italiano. Sebastian Piñera dovrà lavorare sodo in quanto da oggi molto troverà di fronte a sé una opposizione forte, motivata, “repubblicana” come definita dal suo stesso avversario nel discorso di riconoscimento del risultato finale.
Non rimane che capire come, da oggi, sia l’opposizione che il partito del neo presidente si relazioneranno con la terza forza politica del paese. Senza dubbio, infatti il “Frente Amplio” di Beatriz Sanchez con i suoi voti è stato ago della bilancia nell’esito finale che ha visto trionfare il centro destra. Certamente da tener a mente, per il governo che verrà, il fatto che nella giornata di ieri alle urne si siano recati 7 milioni di persone, la precisa metà degli avventi diritti al voto. Questa forte astensione detterà una enorme sfida al nuovo Presidente della Repubblica, in quanto formare un Governo e portare avanti le sue politiche non sarà semplice dopo una vittoria arrivata con il solo voto di quasi 4 milioni di persone.
Dopo quattro anni di Governo guidato dal centro sinistra, il timone torna nelle mani di Piñera e della destra, con un programma che prevede, tra le manovre più importanti, un sentiero di crescita economica del libero mercato e un mirato intervento sulle politiche sociali. Obbiettivo dichiarato non sarà solamente quello di sviluppare le idee cardine del proprio programma, ma anche quello di rappresentare una larga fetta dell’elettorato di sinistra che durante questo ballottaggio ha deciso di dare fiducia al centro destra.
Emilia Labarca Bonilla
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
In definitiva la riflessione più importante dopo questa elezione risulta essere l’incapacità della politica cilena di uscire da una fase di ristagno in cui sono andati perdendosi molti valori che hanno portato all’astensionismo e soprattutto al mancato riconoscimento dell’elettorato nelle figure e nelle idee dei candidati. Ciò che balza dunque agli occhi è la necessità di un immediato ricambio generazionale, che assicuri volti nuovi e politiche fresche in grado di risollevare l’amore e l’interesse dei cittadini nei confronti della cosa pubblica. [/box]
Foto di copertina di Gobierno de Chile Licenza: Attribution License