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Gli Occhi nel Jihad: 3 gennaio – 16 gennaio.

Miscela Dark Gli avvenimenti principali riguardanti la galassia jihadista in queste due settimane

USA

FRANCIA

  • Le forze curde siriane hanno arrestato Emilie Koenig, famosa foreign fighter francese arrivata in Siria nel 2014 per unirsi allo Stato Islamico e accusata di aver contribuito al reclutamento di numerosi foreign fighters. La donna francese ha manifestato l’intenzione di venire processata nel suo paese, ma sembra che allo stato attuale la Francia non sia disposta ad accontentarla.
NIGERIA

  • Dopo mesi di silenzio è riapparso in un video Abubakar Shekau, leader dell’organizzazione terroristica Boko Haram. Videomessaggio giunge come risposta alla dichiarazione del Presidente della Nigeria Muhammadu Buhari che aveva dichiarato il gruppo sconfitto.
  • A Gamboru, nello stato del Borno, un attacco suicida all’interno di una moschea ha provocato 11 vittime. Probabile che Boko Haram sia il mandante dell’attacco, considerando anche la frequenza con cui l’organizzazione colpisce con tale modalità.

 

Foto diffusa da Al Emarah Studio ritraente l’addestramento dei Taliban nella provincia di Faryab

 

CAMERUN

  • Boko Haram colpisce anche il Camerun a Kolofata e Ashigashiya, dove sono stati uccisi quattro soldati dell’esercito camerunese mentre altri due sono stati rapiti. Il Camerun è impegnato in una campagna militare contro Boko Haram sin dal 2014.
SOMALIA

  • Il gruppo jihadista al Shabaab reclama attacco al palazzo presidenziale di Mogadiscio, dove hanno perso la vita 11 soldati governativi. Inoltre il gruppo ha ripreso il totale controllo di Dif, città al confine tra la Somalia e il Kenya.
YEMEN

  • Comunicato del CENTCOM conferma uccisione di tre importanti membri di al Qaeda nella Penisola ArabicaAQAP – nel corso di differenti raid aerei tra novembre e dicembre 2017. Miqdad al Sanaani, aiutante alle operazioni esterne del gruppo, Habib al Sanaani, collaboratore per il reperimento di armi, Abu Umar al Sanaani, membro del Consiglio della Dawah del gruppo.
  • 20 soldati delle forze élite Shabwani sono rimasti uccisi o feriti nell’esplosione di un autobomba nel governatorato di Shabwa. Attacco poi rivendicato da al Qaeda nella Penisola ArabicaAQAP.
KASHMIR

GIORDANIA

  • Le autorità giordane confermano di aver arrestato, nei mesi scorsi, 17 appartenenti di una cellula dello Stato Islamico che aveva in programma di colpire il paese con una serie di attacchi ad infrastrutture e centri commerciali e di omicidi mirati.

 

Una delle prime foto diffuse da Halummu – canale telegram mediatico dello Stato Islamico – che ritrae i miliziani fedeli ad al Baghdadi in azione a sud di Idlib

 

FILIPPINE

  • Continuano gli scontri tra l’Esercito e il BIFFBangsmoro Islamic Freedom Front affiliato con lo Stato Islamico – nel Maguindanao, nelle città di Datu Hoffer, Datu Unsay e Datu Saudi. Gli scontri, iniziati nel 24 dicembre, hanno lasciato sul campo 25 vittime e la popolazione locale, in buona parte, è ostaggio del gruppo jihadista.
PAKISTAN

  • La Corte di Giustizia Pakistana ha ordinato il rilascio di Maulana Sufi Mohammad, noto clericale anti-americano e suocero del mullah Fazlullah, leader del gruppo Tehrik e Taliban PakistanTTP.
AFGHANISTAN

  • Durante una protesta dei negozianti a Kabul, un attentatore dello Stato Islamico nel Khorasan si è fatto esplodere lasciando sul posto 20 vittime e diverse feriti.
  • Lo Stato Islamico nel Khorasan rivendica di aver ucciso e ferito circa 42 soldati del governo afghano nella provincia di Kunar.
IRAQ

  • 35 vittime e oltre 90 feriti è il triste bilancio di un doppio attacco suicida che ha insanguinato Baghdad. I due attentatori hanno azionato le loro cinture esplosive a pochi attimi di distanza l’uno dall’altro seguendo la famigerata “tattica del gemello”. Questo modus operandi prevede infatti lo sfruttamento del panico e del caos creato dalla prima esplosione per poi colpire ancora più mortalmente con una seconda detonazione, nei luoghi dove i superstiti si recano per cercare rifugio o dove accorrono i primi soccorsi. Nessun gruppo, al momento, ha rivendicato l’attacco.
SIRIA

  • La base aerea russa di Hmeymim è stata oggetto di due attacchi. Il primo, condotto a colpi di mortaio, probabilmente dal gruppo Hayat Tahrir al Sham – HTS, ha distrutto quattro bombardieri SU-24, due SU-35S caccia e un AN-72. Il secondo attacco, molto più “spettacolare” ma meno efficace, è stato condotto da uno sciame di 13 droni, tre dei quali hanno provato anche a colpire la base navale di Tartus. Questo secondo attacco è stato però prontamente respinto e ha lasciato solo lievi danni. Il Ministero della Difesa russo, ha affermato in comunicato, che molto probabilmente dietro questo attacco si cela il gruppo Ahrar al Sham, organizzazione salafita con stretti legami con la Turchia e il gruppo jihadista HTS, e che lo sciame di droni ha preso il volo dalla piccola città di al Mawzarah, a circa 30 km di distanza da Idlib.
  • L’impeto con cui la nuova offensiva governativa si è abbattuta sui cantoni ribelli di Idlib e Hama ha posto una buona parte degli attori jihadisti a mettere da parte le loro divergenze – ideologiche e strategiche – per fare fronte comune e fronteggiare al meglio l’avanzata di Assad e soci. Dopo aver ceduto terreno ovunque nella prima settimana, abbiamo assistito negli ultimi dieci giorni ad una controffensiva che ha portato i ribelli a riprendere il controllo di circa novanta villaggi. Se la collaborazione tra HTS, Turkestan Islamic PartyTIP, Ahrar al Sham ed altre fazioni ribelli salafite o jihadiste non rappresenta una novità, sono anzi una rievocazione del “super-gruppo” Jaysh al Fatah visto in azione durante l’assedio di Aleppo est, è invece da sottolineare la partecipazione di due gruppi che fino ad ora si erano astenuti dal compiere operazioni sul campo. Jaysh al Badiya e Jund al Mallahim. Questi due gruppi, nati formalmente nei primi giorni di dicembre, fino ad ora si erano limitati ad esternare il loro sdegno a seguito della decisione di Trump sul riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana. Le due entità si definiscono “i campioni di al Qaeda in Siria”, tanto è vero che i loro canali di comunicazione ufficiali, tra cui quelli su telegram, portano il nome di Al Qaeda Champions Al Qaeda fi bilad al Sham – al Qaeda nella terra di Sham. È quindi lecito pensare che le due organizzazioni siano figlie di una ristrutturazione interna del gruppo Jamaat Ansar al Furqangruppo nato a settembre con l’obiettivo sia di ostacolare e fronteggiare le trattative tra HTS e Turchia, sia per condannare i primi dopo aver rotto i legami con la casa madre al Qaeda. L’entrata in campo di questi due nuovi attori era stata preceduta da un nuovo comunicato di al Qaeda, diffuso dal canale ufficiale As Sahab il 7 gennaio, in cui si invitava gli attori siriani, per l’ennesima volta, a collaborare contro i nemici dell’Umma e ad accantonare le divergenze. L’ideologo e figura clericale di riferimento nell’arena jihadista siriana al Muhaysini ha salutato con gioia questa collaborazione, auspicando che sia di buon esempio per tutti, che sia duratura nel tempo e che non si tenga conto delle ingenti perdite territoriali e di uomini che ci saranno. Perché ciò che conta è aver ritrovato l’unione. L’ingresso nell’arena siriana di questi due (non) nuovi attori ci riporta all’interrogativo che ci siamo posti nel paragrafo precedente. Al Joulani, il leader di HTS, ha forse risolto la disputa ed ha trovato un accordo con i fedeli di al Qaeda? Se così fosse, come si porrà la Turchia in virtù di questa ritrovata “amicizia”? Ma soprattutto, la collaborazione tra i gruppi filo-al Qaeda e HTS è meramente figlia di un’esigenza di campo o è qualcosa di più profondo e che durerà nel tempo?
  • Lo Stato Islamico ha fatto il suo ingresso ufficiale nel settore di Idlib, compiendo azioni sia contro i governativi del SAA sia contro i gruppi ribelli operanti nella zona.

 

Il canale telegram “al Qaeda Champions” ha diffuso le prime immagini delle operazioni dei gruppi Jaysh al Badiya e Jund al Mullahim.

 

JIHADIMEDIA


  • Jaysh al Badiya e Jund al Mallahim, espressioni di al Qaeda in Siria, hanno annunciato l’imminente rilascio di un video congiunto.
  • Lo Stato Islamico nel Sinai ha diffuso tramite la sua piattaforma mediatica al Hayat Media Center, un video in cui condanna la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e dove critica ferocemente Hamas. Quest’ultima è accusata di essere venuta meno alla sua promessa di liberare il popolo palestinese, di adorare e perseguire un regime democratico, di collaborare con il governo egiziano e di uccidere i jihadisti che operano nella striscia di Gaza. Il video si conclude così con l’esecuzione di un ex associato dello Stato Islamico, accusato di aver venduto armi all’ala armata di Hamas, e con l’invito rivolto a tutti i jihadisti presenti nella striscia di Gaza ad uccidere gli appartenenti di quest’ultima. Il protagonista dell’ultimo infuocato sermone è Abu Kazem al Maqdisi, ex membro di Hamas nato nel 1992, fuggito due anni fa nel Sinai. Lo Stato Islamico nel Sinai è così il primo gruppo jihadista ad aver capitalizzato l’attenzione mediatica riguardante la controversa scelta di Trump su Gerusalemme con il montaggio di un video ad hoc.

 

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piùQui potete trovare le uscite precedenti di “Gli Occhi nel Jihad” [/box]

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Valerio Mazzoni
Valerio Mazzoni

Nato, cresciuto e residente a Roma classe 1989, laureando in Scienze politiche per le Relazioni Internazionali presso l’Università Roma Tre. Formato accademicamente da nottate passate a giocare ad Age of Empire e Risiko, nutre da sempre una smodata passione per la storia e per le relazioni internazionali, con particolare interesse per il fondamentalismo islamico, i servizi segreti e la loro controversa storia. Per il Caffè Geopolitico si occupa della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche. I viaggi e la Lazio sono le sue passioni più grandi, anche se non disdegna rapide incursioni nel mondo NBA.

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