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Ghana, luci e ombre sui diritti LGBT+

In 3 sorsi – Ad Accra, capitale del Ghana, è stato chiuso l’unico centro per i diritti LGBT+. Il Governo, i media e il clero appoggiano e incitano i sentimenti omofobi della popolazione, mentre la comunitĂ  internazionale chiede leggi piĂą protettive per questa comunitĂ .

1. ESSERE QUEER IN GHANA

L’aumento delle discriminazioni contro gli attivisti e gli individui LGBT+ sta facendo sorgere il dubbio alla comunità internazionale se ritenere il Ghana un Paese omofobo.
Amnesty International denuncia i soprusi subiti da questa componente della societĂ  da parte non solo del Governo, ma soprattutto dei concittadini.
L’ultimo evento significativo risale a pochi mesi fa, quando un locatore di Accra che aveva affittato una proprietà a un gruppo di attivisti ha poi denunciato l’organizzazione alle Autorità perché non condivideva lo scopo di creare un posto sicuro per la comunità LGBT+ ghanese.
Di conseguenza la polizia ha fatto irruzione nella sede arrestando 21 persone, il centro è stato chiuso e alcuni leader politici hanno persino minacciato di incendiare il luogo.
Quell’unico punto per la comunità LGBT+ ad Accra rappresentava un grande passo in avanti contro la discriminazione, oltre che un rifugio sicuro nel quale le persone queer socializzavano e proponevano attività per sensibilizzare la popolazione. Ora in molti fuggono o vivono nel terrore di essere attaccati per strada.
Anche se gli attivisti affermano che il cambiamento di mentalitĂ  stia arrivando, sono tanti a chiedersi per quanto tempo ancora dovranno vivere nascosti nel proprio Paese.

2. IL GOVERNO, LA CHIESA E I MEDIA

In Ghana è la stessa società civile che attacca la comunità LGBT+. I sentimenti repressivi nei confronti di queste persone hanno radici non solo negli stereotipi culturali, ma anche nei comunicati controversi riguardo al tema dell’omosessualità da parte dei giornali e del Governo e nella posizione decisamente contraria dei leader religiosi.
In Ghana non c’è una legge che dice che essere LGBT+ sia illegale, ma i rapporti omosessuali sono specificatamente citati come crimini all’interno del Codice Penale. A causa di questo ambiguo quadro legislativo spesso i politici locali lanciano messaggi omofobi durante le campagne elettorali per ottenere il favore dei cittadini, ben sapendo che la maggior parte di loro non è favorevole ai diritti LGBT+. Di recente l’attuale Presidente ha dichiarato che la legalizzazione del matrimonio omosessuale non avverrĂ  mai sotto il suo mandato e il Ministro dell’Informazione ha affermato che il Governo sta considerando una legislazione contro la comunitĂ  LGBT+ “nell’interesse della moralitĂ  pubblica”.
Anche le Istituzioni religiose giocano un ruolo importante in questa battaglia, dal momento che la popolazione è molto credente. Durante le prediche i membri del clero spesso definiscono le persone queer ripugnanti e promuovono argomenti violenti contro di loro. La Conferenza dei Vescovi di Accra ha chiesto la chiusura definitiva del centro attivista per i diritti LGBT+, condannando tutti coloro che sostengono la liceitĂ  dell’omosessualitĂ  in Ghana.
Secondo Human Rights Watch alcune agenzie governative ghanesi, come la Commissione per i Diritti Umani e la Giustizia Amministrativa (CHRAJ), hanno tentato di aiutare la comunità LGBT+, ad esempio iniziando attività di sensibilizzazione pubblica, ma la perseverante alleanza tra l’opinione pubblica contraria e i provvedimenti del Governo e delle Istituzioni religiose è ancora troppo forte da espugnare.

3. I PROVVEDIMENTI DELLA COMUNITĂ€  INTERNAZIONALE

Amnesty International ha ricordato al Ghana e a tutti i Paesi con un alto indice di omofobia che le organizzazioni a sostegno delle persone LGBT+ hanno il diritto di svolgere le propria attivitĂ  senza alcuna discriminazione, secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Difensori dei Diritti Umani del 1998.
Nel 2014 la Commissione Africana per i Diritti Umani con una risoluzione ha intimato ai Paesi membri di garantire “un ambiente sicuro e privo di stigma a tutti coloro che lavorano per difendere i diritti umani”.
In concomitanza con i recenti eventi di repressione non solo in Ghana, ma anche in Senegal e Benin, l’Unione Europea ha ricordato che “l’uguaglianza, il rispetto e la tolleranza sono valori fondamentali dell’UE che sostiene le organizzazioni civili per la difesa dei diritti LGBTIQ”.
Nello specifico, il Consiglio di Stato francese ha rimosso il Ghana, il Senegal e il Benin dalla lista nazionale dei Paesi sicuri per l’immigrazione, poichĂ© accusati di non rispettare i diritti umani e i principi di libertĂ . Tale misura si ripercuoterĂ  sui migranti provenienti da questi Stati, poichĂ© avranno maggiori difficoltĂ  per l’asilo e la permanenza in Francia.
La comunità internazionale chiede di sviluppare una legislatura favorevole alla protezione dei diritti umani di tutta la società, ma il Governo ghanese risponde che nessuno può imporre valori e principi, dal momento che sono proprio gli abitanti del Paese a essere contro l’omosessualità.

Alessandra De Martini

Photo by David_Peterson is licensed under CC BY-NC-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • In Ghana si stanno acutizzando le violenze e i soprusi nei confronti della comunitĂ  LGBT+.
  • Il Governo, i media e la comunitĂ  religiosa hanno un ruolo fondamentale nell’aumentare o dirimere le proteste.
  • La comunitĂ  internazionale chiede una legislazione favorevole alla difesa dei diritti LGBT+.

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Alessandra De Martini
Alessandra De Martini

Classe 1996, mi sono laureata in Investigazione, CriminalitĂ  e Sicurezza internazionale presso l’UniversitĂ  degli Studi Internazionali di Roma. Sono appassionata di geopolitica, ma amo anche imparare nuove lingue e viaggiare. Durante il percorso universitario, ho cercato di combinare le mie passioni partecipando all’Erasmus, ad alcuni programmi di studio all’estero e ad un progetto di volontariato in Colombia. Nel tempo libero mi piace leggere thriller, fare jogging ma soprattutto giocare con il mio cagnolino!

 

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