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Feminist Climate Justice per un futuro climatico equo

Caffè Lungo – La Feminist Climate Justice richiama il legame tra lotta climatica e movimento femminista, identificando 4 dimensioni di intervento per la creazione di un futuro sostenibile per tuttə. 

NON SIAMO TUTTI UGUALƏ

Se è vero che gli effetti del cambiamento climatico colpiscono tuttə, è anche vero che non colpiscono tuttə allo stesso modo. Il concetto di Giustizia Climatica sostiene la necessità di riconoscere le diverse responsabilità quando si parla di crisi climatica, alla quale Paesi e gruppi sociali differenti contribuiscono in modo diverso. Questo approccio chiede una ridistribuzione delle risorse e l’adozione di modalità decisionali inclusive nel rispetto di identità differenti e forme di conoscenza tradizionali e locali. In linea con questa visione sono anche le recenti critiche mosse al board organizzativo della COP, il summit globale sul clima. Infatti la COP28 da poco terminata a Dubai ha visto una presenza femminile praticamente nulla ai tavoli decisionali, perpetuando così modalità di lavoro escludenti. Dopo l’annuncio iniziale di un panel composto da soli uomini per la conferenza di Baku 2024, le forti proteste delle attiviste eco-femministe hanno portato a un parziale aggiustamento di rotta. Questo è solo uno degli episodi che sancisce l’esclusione delle donne dagli spazi decisionali, e per questo sempre più attivistə reclamano l’adozione di una Feminist Climate Justice. Di cosa si tratta?

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Fig. 1 – Donne con bambini durante l’alluvione nella provincia di Narathiwat, nel sud della Thailandia, 25 dicembre 2023

FEMINIST CLIMATE JUSTICE

Quando parliamo di Feminist Climate Justice ci riferiamo a un approccio da tempo discusso in ambienti accademici, politici e della società civile volto a dimostrare l’esistenza di un nesso tra disuguaglianze di genere e crisi climatica, evidenziando che i fattori strutturali che determinano il deterioramento del clima e dell’ambiente sono connessi alle disuguaglianze di genere. I movimenti eco-femministi, promotori di questo concetto, segnalano l’urgenza di intervenire coinvolgendo nei processi decisionali quelle comunità che storicamente hanno subito un’esclusione sulla base del genere, della classe o dell’etnia. Infatti, nel tempo questi gruppi sono stati resi più vulnerabili da un sistema capitalistico che ha contemporaneamente sfruttato risorse locali e materie prime e allo stesso modo agito con lenti patriarcali e razziste sulle comunità stesse, marginalizzandole. 

L’IMPATTO DELLA DISUGUAGLIANZA

Attualmente i dati confermano che le disuguaglianze di genere intensificano la vulnerabilità agli effetti della crisi climatica. Negli ultimi 20 anni le donne e le persone che si identificano come tali risultano sempre più esposte agli impatti immediati del fenomeno, e meno adatte alla capacità di ripresa nel lungo termine. Vari elementi sono alla base di questo gap: il più basso livello di alfabetizzazione che ostacola l’accesso a competenze e strumenti di sostegno socioeconomico, i minori diritti legati alla proprietà (ad esempio terriera), l’inadeguata progettazione di rifugi e procedure di emergenza durante una crisi climatica, che lascia le donne esposte a un rischio di violenza e stupro di 14 volte maggiore rispetto ai tempi “normali”. O, ancora, la responsabilità di cura informale e non retribuita, che aumenta in un contesto di stress ambientale e grava maggiormente sulla popolazione femminile. Meno risorse a disposizione comportano infatti una minore capacità di adattamento, recupero e ricostruzione. Si prospetta che entro il 2050 questa situazione spingerà fino a 158 milioni di donne e ragazze in condizioni di povertà (16 milioni in più rispetto al numero totale di uomini e ragazzi).

Fig. 2 – Le dimensioni e i principi della Feminist Climate Justice – UNWOMEN 2023

STRUMENTI DI CAMBIAMENTO

Per costruire una realtà che tenga in conto di questi elementi, pionieri della giustizia climatica quali Nancy Fraser, in linea con il 6° Report IPCC del 2022, hanno identificato 4 pilastri la cui applicazione è inderogabile:

  1. RecognitionIdentificare l’intreccio delle disuguaglianze è fondamentale per la dignità umana. Nelle discussioni sul clima, trascurare le necessità e le conoscenze delle donne e dei gruppi marginalizzati aggrava le disparità, ostacolando la definizione di politiche inclusive e resilienti.
  2. Redistribution – Trattare le disparità esistenti attraverso dei processi di redistribuzione delle risorse è centrale per ottenere un’azione efficace sul clima e transitare verso economie sostenibili che diano priorità al benessere umano e ambientale.
  3. Representation Affrontare le ingiustizie strutturali e procedurali è necessario per garantire un’equa rappresentazione all’interno delle discussioni climatiche, generando una svolta all’interno del sistema decisionale.
  4. Reparation Riconoscere le ingiustizie storiche perpetuatesi nel tempo è imprescindibile per costruire risposte di risarcimento sistemico atto a consolidare la giustizia climatica.

L’obiettivo consiste nella costruzione di uno spazio nel quale le élites decisionali si assumano le giuste responsabilità, favorendo modalità inclusive e di ascolto. Pertanto, l’integrazione di una lente di genere e di uguaglianza alla questione climatica permette di immaginare un futuro climaticamente equo.

Irene Bedosti

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Perchè è importante

  • Sebbene gli effetti del Cambiamento Climatico colpiscano tuttə, i dati mostrano come gruppi storicamente marginalizzati, quali le donne, siano più vulnerabili agli effetti della crisi climatica in corso.
  • Costruire una giustizia climatica di genere è possibile attraverso la decostruzione degli ambienti decisionali elitari, seguendo quattro linee d’azione cruciali.

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Irene Bedosti
Irene Bedosti

Irene Bedosti, 27 anni, Bolognese di nascita. Durante gli studi assapora paesi completamente diversi tra loro, ma è durante la scrittura della tesi in Senegal che trova un nuovo punto fermo. In seguito alla laurea di Sviluppo Locale e Globale all’Università di Bologna, si trasferisce a Dakar. Qui continua ad approfondire i temi che più la appassionano: ambiente, migrazione, diritti di donne e comunità lgbtqai+, ma anche diritti degli animali. Vive la vita lavorativa e personale con una curiosità sistemica, individuando i legami tra argomenti apparentemente lontani. Trova conforto nei viaggi in bici, nello yoga e nelle cene improvvisate.

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