La Turchia ha negato a Israele di partecipare alle manovre militari aeree sul proprio territorio, come protesta per l’operazione Cast Lead a Gaza del dicembre-gennaio scorso. Un gesto isolato, oppure l’inizio di un rischio per le relazioni diplomatiche di entrambi?
NUOVI ATTRITI – E’ prassi comune tra alleati compiere manovre militari congiunte, così da permettere un addestramento piĂą efficace, spingere i soldati a un maggiore impegno, e misurare la propria preparazione con quella altrui, imparando magari qualcosa nel caso gli altri mostrino capacitĂ superiori. E’ raro invece che una nazione rifiuti di accettare la partecipazione di un paese con cui ha sempre collaborato. Ma i tempi cambiano e così gli atteggiamenti delle nazioni. Ecco dunque la decisione di Ankara di estromettere le forze aeree israeliane da una serie di esercitazioni aeree come risposta all’operazione Cast Lead a Gaza. Al di lĂ del fatto e delle motivazione in sĂ©, cosa può significare il gesto turco nei confronti di Israele?
Gerusalemme conta molto sulla Turchia come intermediario imparziale che favorisca un riavvicinamento con la Siria tramite i negoziati per la restituzione del Golan a Damasco. E’ un paese di cui entrambi i contendenti si fidano, e che pertanto può fungere da garante. Un atteggiamento turco ostile potrebbe dunque minare gli sforzi diplomatici israeliani, ed è per questo che la linea ufficiale di Israele è quella di minimizzare l’accaduto. E’ necessario infatti cercare di ricucire al più presto gli attriti.
I RISCHI PER ANKARA – Al tempo stesso il governo Erdogan non deve esagerare. Certo, la Tuchia recentemente ha sfruttato alcune occasioni favorevoli per distinguersi: oltre ai rapporti tra Israeliani e Siriani, c’è l’aiuto nella stabilizzazione del nord dell’Iraq, la parziale ricucitura dei rapporti con l’Armenia, la ricerca – forse – di una soluzione al conflitto curdo. Tuttavia Ankara è vulnerabile dal lato diplomatico essendo ancora sotto scrutinio critico la sua richiesta di ammissione all’Unione Europea. Israele rimane infatti un partner molto importante per l’Occidente, che non può tollerare troppe frizioni tra i suoi due alleati. Vanno visti dunque in questo senso i rifiuti di vari paesi europei, Italia inclusa, a partecipare comunque all’esercitazione aerea: un modo per ricordare alla Turchia che l’Occidente, e l’Europa in particolare, non approvano e forse non sono disposti a sopportare che decisioni simili avvengano ancora.