In 3 sorsi – Le aspettative verso la Conferenza lanciata lo scorso giugno sono elevate. SarĂ un processo utile per la riforma dell’UE?
1. UNA CONFERENZA A LUNGO ATTESA
Lo scorso 19 giugno si è tenuta la prima Sessione Plenaria della Conferenza sul Futuro dell’Europa, il forum creato per stimolare il dibattito tra cittadini e Istituzioni su come ridisegnare l’architettura e l’azione dell’Unione Europea. Nata da un’idea di Emmanuel Macron risalente al 2019, l’avvio della Conferenza è stato ritardato tanto dalla pandemia quanto dalle divergenze tra le Istituzioni dell’Unione (Consiglio, Commissione e Parlamento) su chi dovesse guidarne i lavori e su quale dovesse esserne l’esito finale. In particolare, per bocca del Consiglio – che rivendicava una posizione di primazia e il diritto di tirare le conclusioni della Conferenza – gli Stati Membri avrebbero voluto evitare che la Conferenza schiudesse l’uscio al processo di revisione dei Trattati previsto dall’art. 48 TUE.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen
2. UNA NUOVA POSTURA PER L’UNIONE?
La mediazione finale, riflessa nella Joint Declaration del marzo 2021, ha invece condotto a una governance congiunta e paritaria tra Consiglio, Commissione e Parlamento, che co-presiedono la Conferenza. Ciascuno di essi potrà utilizzare le conclusioni della Conferenza per orientare il proprio operato, nel rispettivo ambito di competenza. Nel documento finale è venuto meno ogni riferimento all’art. 48 TUE: in teoria la Sessione Plenaria potrà discutere qualunque argomento, inclusa quindi la revisione dei Trattati, senza limiti o perimetri prestabiliti. I risultati della Conferenza non saranno però vincolanti, visto che le Istituzioni non hanno assunto alcun obbligo in tal senso.
Nella Sessione Plenaria inaugurale i rappresentanti delle Istituzioni hanno evidenziato il ruolo centrale dei cittadini dell’UE, per la prima volta coinvolti in un processo di interlocuzione diretta con l’Unione. Guy Verhofstadt, navigato politico belga e rappresentante del Parlamento Europeo (dove è parte del gruppo Renew Europe, di orientamento liberale) nell’Executive Board della Conferenza, ha perĂł sottolineato l’importanza di rilanciare l’azione esterna dell’Unione Europea. Verhofstadt ha ricordato che nel mondo – centrato non sull’Europa ma su “giganti” nazionali come Russia, Cina, India e Stati Uniti – gli atteggiamenti autoritari e aggressivi sono il tratto dominante delle dinamiche globali. Il richiamo di Verhofstadt non è secondario: delle nove aree tematiche intorno alle quali si sviluppa la conferenza, almeno due (“L’UE nel Mondo” e “Migrazione”) presuppongono una proiezione politica diretta dell’Unione Europea verso l’esterno, nei confronti di attori tanto globali (Stati Uniti e Cina su tutti) quanto regionali – basti pensare al Nord Africa per la gestione dei flussi migratori.
Fig. 2 – Guy Verhofstadt, leader dei liberali europei
3. I PROSSIMI PASSI
Il calendario della Conferenza sul Futuro dell’Europa prevede un’agenda dai ritmi serrati per i prossimi mesi. Specifici eventi tematici si tengono continuamente in ogni parte dell’Unione, mentre a partire dal settembre 2021 i rappresentanti dei cittadini si riuniranno più volte in appositi panel. La Sessione Plenaria tornerà a riunirsi con cadenza almeno bimestrale per discutere le raccomandazioni espresse dai panel di cittadini. L’intero dibattito dovrebbe concludersi nella primavera del 2022. A partire da quel momento le Istituzioni potranno prendere in considerazione le conclusioni raggiunte e orientare di conseguenza le proprie azioni.
Luigi Garofalo
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