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Qatar, non solo petrolio

Il Qatar, penisola con nemmeno due milioni di abitanti, all’incirca dello stesso peso geografico dell’Estonia e circondato da “pesi massimi” del sistema internazionale, gioca tuttavia un ruolo piĂą che rilevante sullo scenario mondiale che ad un primo sguardo stride con i propri limiti fisici. Se si esamina piĂą attentamente, però, si comprende come questo paese si sia ritagliato il proprio ruolo con metodo e strategia, attraverso un attento lavoro diplomatico e di soft power, che l’hanno reso qualcosa di molto piĂą importante che la “solita” petro-monarchia.

 

NON SOLO PETROLIO –  Nato come potenza petrolifera, il Qatar ha recentemente scoperto nel proprio sottosuolo impressionanti riserve di gas naturale, in un ammontare tale da guadagnarsi la terza posizione a livello mondiale, dietro solo a Russia ed Iran, ed il primato assoluto in quantitĂ  di LNG esportato. Non solo greggio, quindi, ed in un periodo storico in cui il prezzo del barile sta scendendo e l’attenzione mondiale si sta spostando verso il gas naturale, il Qatar può decisamente continuare a giocare un ruolo da protagonista sullo scenario energetico globale.

 

BRANDING STRATEGY – Le risorse del proprio sottosuolo, però, da sole non bastano a fare la differenza. Il Qatar non è l’unico stato della regione a vantare considerevoli proventi dal settore energetico, e dunque , per emergere sui propri vicini, alcuni dei quali abbastanza scomodi, ha bisogno di differenziare la propria strategia. La quadratura del cerchio è stata trovata in un’attenta strategia di branding. Doha ha svolto un attento lavoro decennale sulla propria figura e la propria posizione, non solo all’interno della regione, ma a livello globale. Attente azioni d’immagine, come la fondazione di una propria linea aerea, tra le migliori nel proprio segmento al mondo, la Qatar Foundation, associazione non-profit che sponsorizza tra l’altro il Barcellona, ed investimenti diretti in segmenti strategici e del lusso internazionale in tutto il mondo, come i magazzini Harrods a Londra, l’aeroporto di Heathrow, il neo-complesso di Porta Nuova a Milano, o addirittura il marchio Valentino, contribuiscono a portare il proprio nome oltre i confini regionali ed accrescerne il peso a livello sia economico, che di soft power.

 

CENTRO NEVRALGICO –  La centralitĂ  di Doha nella regione non è però solo portata vanti da operazioni di tipo commerciale. La capitale del Qatar è riuscita ad inserirsi da protagonista nei principali processi diplomatici della regione, e non solo, diventando una sorta di centro nevralgico dell’area. Doha infatti ospita numerosi congressi internazionali e summit, come i diversi Doha round del WTO ed altre iniziative internazionali, rivelandosi anche un mediatore particolarmente presente: dalla crisi somala a quella yemenita, potendo contare su di un certo prestigio ed un notevole peso economico, usato con estrema perizia, come quando, poco tempo fa, fu il primo Stato a recarsi in visita ufficiale a Gaza, portando in dono 400 milioni di dollari americani, Doha si è rivelata sempre piĂą protagonista. Non bisogna inoltre dimenticare che la Tv panaraba, Al Jazeera, che ha avuto un ruolo cosi fondamentale nella diffusione delle primavere arabe, ha sede proprio a Doha ed è controllata dalla famiglia reale.

 

La strategia di Doha è un misto di straordinarie risorse e tecniche di sopravvivenza
La strategia di Doha è un misto di straordinarie risorse e tecniche di sopravvivenza

GRAND STRATEGY – Come detto, la strategia di Doha è un misto di straordinarie risorse e tecniche di sopravvivenza, essendo circondato da altri stati con cui intrattiene relazioni abbastanza ambigue, Arabia Saudita e Bahrain in testa, ma si potrebbero citare anche l’Iran e l’Iraq. Il Qatar, per poter sciogliersi da questo abbraccio, mira sostanzialmente a rendersi indispensabile, sia a livello economico che a livello diplomatico, e ci è riuscito talmente bene che gli “outcomes” hanno di gran lunga superato i meri obiettivi di sopravvivenza. Doha ha giocato un ruolo di primo piano in gran parte dei maggiori cambiamenti del mondo arabo, dalla Libia, passando per l’Egitto, alla Siria, dove, insieme alla Turchia, è uno dei maggiori sostenitori regionali dell’opposizione al regime di Assad. La sua posizione però non appare sempre lineare: intrattiene difatti rapporti con Israele, pur recandosi in visita ufficiale a Gaza, fa sentire tutto il proprio peso, a fianco degli Stati Uniti e Francia nella crisi libica e siriana, pur tuttavia permettendo ai Talebani di aprire degli uffici di rappresentanza a Doha. Il Qatar è riuscito ad affrancarsi dall’ingerenza di vicini di dimensioni piĂą grandi, ed è uno stato talmente piccolo che può anche a risparmiarsi l’incombenza di seguire una determinata ideologia politica, preferendo piuttosto una linea di alleanze funzionali, destreggiandosi quindi senza pregiudiziali di alcun tipo. Tutti questi elementi donano a questo piccolo stato un peso decisamente superiore alle sue dimensioni e, vista la lungimiranza della propria leadership e la collocazione geografica, non ne impediscono anche futuri sviluppi, magari verso l’Asia.

 

Marco Lucchin

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Marco Lucchin
Marco Lucchin

Ho 27 anni, sono originario del Varesotto ed appassionato di diplomazia e geopolitica. Laureato in Scienze Politiche in Cattolica con una tesi sul ruolo geopolitico di Taiwan, ho lavorato alla sede regionale del WHO a Copenhagen e ora mi occupo di sviluppo di start up digitali e geopolitica.

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