In 3 Sorsi – L’Uganda accoglierĂ duemila afghani in fuga, ma nel frattempo il Governo di Yoweri Museveni continua a reprimere i diritti civili e la libertĂ d’espressione nel Paese.
1. DA KABUL A KAMPALA: L’ARRIVO DEI PROFUGHI AFGHANI IN UGANDA
Il 25 agosto, in seguito a un accordo con gli Stati Uniti, i primi afghani in fuga da Kabul sono atterrati all’aeroporto di Entebbe. L’Uganda, che giĂ ospita circa 1,6 milioni di rifugiati provenienti da altre parti dell’Africa, ha così accolto 51 dei 2mila profughi che arriveranno nel Paese nel corso delle prossime settimane, e rimarranno fino al raggiungimento delle loro destinazioni finali.Â
Se da un lato l’accoglienza rappresenta un’opportunitĂ per Kampala, in quanto le spese relative alla presenza dei profughi verranno sostenute dagli americani, dando dunque supporto all’economia ugandese, l’accordo ha creato diverse polemiche interne. In primo luogo molti temono attacchi terroristici da parte di simpatizzanti dei talebani e di gruppi vicini ad al-Shabaab. In secondo luogo, in particolare tra le Ă©lite del Paese, c’è la preoccupazione che questa iniziativa possa danneggiare i rapporti con la nuova leadership afghana. Se c’è un punto che accomuna i piĂą critici, è la convinzione che l’accordo con Washington rappresenti soltanto un tentativo del Presidente Yoweri Museveni di coprire le accuse di violazioni dei diritti umani provenienti dal mondo occidentale e da parte dell’opinione pubblica locale.
Fig. 1 – Il Presidente ugandese Yoweri Museveni
2. SEMPRE MENO SPAZIO PER I DIRITTI UMANI
Museveni, al Governo dal 1986, è da tempo accusato di repressione nei confronti della società civile, di opponenti politici e attivisti, avendo limitato progressivamente il libero esercizio dei diritti civili nel Paese e rispondendo a ogni tipo di opposizione con il pugno di ferro. A prova di ciò, ad agosto 54 ONG sono state bloccate, con l’accusa di non essere in regola con le leggi ugandesi che ne regolano il funzionamento. Già a febbraio diverse organizzazioni erano state costrette a limitare significativamente il proprio lavoro dopo la sospensione da parte del Governo dell’International NGO Democratic Governance Facility, un programma finanziato da Austria, Danimarca, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e UE per favorire in Uganda uno sviluppo equo basato sullo Stato di diritto.
La comunitĂ internazionale ha a piĂą riprese denunciato il Governo di Museveni. Lo stesso Segretario di Stato USA, Antony Blinken, dopo diversi casi di violazioni dei diritti umani nel Paese che hanno raggiunto la cronaca internazionale, e le elezioni contestate di gennaio, aveva annunciato restrizioni dei visti per figure di rilievo ugandesi.
Fig. 2 – Bobi Wine, il principale oppositore di Museveni, fu arrestato alla vigilia delle elezioni presidenziali del gennaio 2021
3. UN PEGGIORAMENTO PROGRESSIVO
Nel corso dell’ultimo anno, come denunciato da Amnesty International, le Autorità ugandesi hanno progressivamente limitato l’esercizio delle libertà fondamentali, riducendo sensibilmente lo spazio della società civile. La pandemia di Covid-19 non ha aiutato, in quanto il Governo ha messo in atto ulteriori restrizioni alle libertà di associazione, riunione ed espressione. A pagarne il prezzo più alto sono gli attivisti per i diritti umani, sottoposti a violenze e arresti arbitrari.
A gennaio di quest’anno Museveni è stato eletto Presidente per la sesta volta, in consultazioni fortemente contestate e caratterizzate da brogli e intimidazioni. La disponibilità del Paese ad accogliere temporaneamente i profughi afghani più che a un gesto di reale senso di solidarietà internazionale sembra da ricondursi a interessi di mero calcolo politico. Oltre al fattore di rilancio economico, il Governo spera di riottenere maggiore legittimità internazionale, soprattutto agli occhi di Washington.
Alessia Rossinotti
“President Yuweri Museveni of Uganda, speaking at the London Summit on Family Planning” by DFID – UK Department for International Development is licensed under CC BY-SA