Miscela strategica – Il concetto di guerra “networkcentrica”, concepito dagli Stati Uniti per rimodernare le proprie forze armate nel nuovo secolo, è stato recepito solo in parte dalla NATO, che ha ampiamente modificato il percorso iniziale. Vediamo insieme come
ALL’INIZIO ERA “DESERT STORM”… – La fine della Guerra Fredda ha costituito un passaggio epocale per la dottrina militare occidentale, sia per la scomparsa dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia, che per lo sviluppo di nuove logiche sulla composizione e sulla proiezione delle forze armate nei teatri operativi.
La prima Guerra del Golfo del 1991, infatti, ha dimostrato la superiorità di un esercito, quello statunitense, equipaggiato per combattere una guerra ad alta intensità mentre la controparte irachena era organizzata, armata e guidata secondo schemi sovietici. Tuttavia l’operazione “Desert storm” ha evidenziato anche gravi lacune logistiche, di comunicazione e di composizione delle forze corazzate – per loro natura poco flessibili e lente da schierare – che hanno spinto il Pentagono a rivedere la propria dottrina. Il nuovo obiettivo era quello di creare un esercito più snello, tecnologicamente avanzato, flessibile e dotato di una effettiva mobilità strategica rispetto agli standard degli anni ’90.
DAL NETWORK CENTRIC WARFARE… – Negli anni seguenti la Difesa USA ha pubblicato la pietra miliare della nuova teoria, il “Network Centric Warfare” – scritto dell’Ammiraglio Arthur K. Cebrowski e da John J. Garstka – cioè la “digitalizzazione dello spazio di manovra”, che si basa sull’utilizzo nel teatro bellico delle tecnologie informatiche e di comunicazione all’avanguardia. L’idea è quella di considerare ogni singolo soldato e mezzo militare come un “nodo” di un sistema integrato, in grado di ricevere e trasmettere informazioni in autonomia, consentendo una percezione corretta e in tempo reale dell’intero campo di battaglia, in modo da favorire l’assunzione immediata delle decisioni migliori per vincere uno scontro. Questa dottrina è stata adottata dagli Usa nel 2003 con il programma Future Combat System (FCS), il piĂą ambizioso progetto di ammodernamento di un esercito.
Il progetto, però, era troppo vasto e costoso – le dotazioni per 15 Brigate del US Army sarebbero costate più di 150 miliardi di dollari – quindi nel 2009 è stato abbandonato in favore del meno ambizioso Army Brigade Combat Team Modernization Program, di cui fanno parte, ad esempio, il “Soldato futuro” (Future Force Warrior) per il riequipaggiamento tecnologico dei soldati e lo sviluppo di mezzi comandati a distanza (droni).
..ALLA NEC FORCE – Sull’esempio americano la NATO (North Atlantic Treaty Organization), nel corso del summit di Praga del 2002, stabilì che i Paesi membri si sarebbero impegnati ad acquisire una serie di capacitĂ tra cui la Network Enabled Capability (NEC), cioè la possibilitĂ di collegare ad un’unica rete (Network) elementi tra loro diversi – infrastrutture, mezzi e soldati – di forze armate eterogenee per ottenere la loro perfetta interazione e integrazione.
La NATO, quindi, ha respinto l’approccio radicale NCW degli USA, optando per l’alternativa NEC proposta dalla Gran Bretagna, che punta all’evoluzione graduale e sostenibile delle forze armate adattando le piattaforme e i sistemi esistenti alle novità tecnologiche integrabili, in attesa di un completo rinnovamento degli equipaggiamenti.
La particolarità della Forza NEC, quindi, è legata all’approccio “a spirale” secondo il quale una commessa è strutturata per fasi, dette spire, che consentono di raggiungere i risultati in modo graduale a garanzia di maggiore flessibilità e libertà in caso di modifiche o correzioni a lavoro già avviato. Questo tipo di programma, rispetto a uno tradizionale, garantisce maggiore velocità nelle consegne di sistemi ed equipaggiamenti.
IL PROGETTO ITALIANO – Il Ministero della Difesa, nel 2007, ha avviato il programma “Forza NEC”, dal costo di circa 22 miliardi di euro in 25 anni, che ha come obiettivo quello di formare una Forza terrestre integrata digitalizzata, basata su tre brigate medie dell’Esercito e su una brigata anfibia interforze composta da elementi del reggimento “Serenissima” e del reggimento di fanteria di marina “San Marco”.
Ad oggi il progetto è in fase di concetto, sviluppo e sperimentazione, per la quale è prevista una spesa di circa 800 milioni di euro, di cui ne sono stati assegnati già 324,2 milioni e secondo il cronoprogramma stabilito dall’azienda fornitrice Selex ES – azienda leader nelle tecnologie elettroniche e informatiche – sono previste tre “spire” per la sua realizzazione. Con la prima, da concludere nel 2018, sarà digitalizzata la brigata meccanizzata “Pinerolo” e la Forza di Proiezione dal Mare, mentre con la seconda e la terza, con scadenza il 2026 e il 2031, terminerà la digitalizzazione delle brigate restanti e si concluderà anche la fornitura delle apparecchiature richieste.
Nell’ambito di Forza NEC è confluito anche il progetto “Soldato futuro”, dal costo stimato di circa 18 milioni di euro, avviato nel 2002 con l’obiettivo di incrementare le capacità letali e di sopravvivenza della fanteria con la fornitura di 558 lotti che comprendono vestiario, equipaggiamento di protezione, nuovi sistemi d’arma come il fucile ARX-160, sensori e apparati di telecomunicazioni. Ad oggi sono stati consegnati 92 sistemi di pre-serie e si è svolta una sperimentazione di alcune componenti nel teatro afghano, come nel caso del nuovo fucile d’assalto della Beretta (si veda in proposito questo video).
IL MODELLO INGLESE – La Gran Bretagna sin dalla metĂ degli anni ’90 aveva avviato un programma per digitalizzare le proprie forze armate, ma il processo è stato lento e persistono lacune importanti che ne mettono in dubbio la vera capacitĂ netcentrica. Le cause di questo ritardo sono imputabili a questioni di bilancio e all’estenuante impegno in Afghanistan e Iraq. Comunque, gli inglesi hanno avviato le “spire” di aggiornamento mantenendo la centralitĂ dell’attuale sistema di comunicazione integrato dai programmi ELSA (Enhanced Low-Level Situational Awareness) e ROVER (Remote Optical Video Enhanced Receiver), mentre per i fanti è previsto il FIST (Future Infantry Soldier Technology), equivalente di “Soldato futuro”. Come nel caso francese riportato di seguito, l’aeronautica e la marina godono di un contesto “netcentrico” maggiore rispetto all’esercito per motivi storici e strutturali, anche se non mancano problemi di interoperabilitĂ da risolvere nel prossimo futuro.
LA FORZA NEC D’OLTRALPE – Anche la Francia ha adottato l’approccio NEC per la trasformazione del suo strumento militare che a livello interforze può contare sul sistema di comunicazione satellitare SYRACUSE (SYstème de RAdioCommunication Utilisant un Satellite), mentre dal punto di vista operativo la connettivitĂ si basa sul SICA (Système d’Information et de Commandement des ArmĂ©es). Inoltre, giĂ nel 1999 l’esercito transalpino ha avviato l’ammodernamento e la digitalizzazione, basati sulla rete di comunicazione RITA (RĂ©seau IntĂ©grĂ© des Transmissions Automatiques), il programma SCORPION (Synergie du Contact RenforcĂ© par la Polyvalence et l’Infovalorisation) di integrazione informatica dei mezzi militari, e il progetto FELIN (Fantassin Ă Equipements et Liaisons IntĂ©grĂ©es) per garantire maggiore protezione e capacitĂ offensiva ai fanti. L’esperienza francese ha confermato i vantaggi della transizione netcentrica, ma anche i problemi di interoperabilitĂ , addestramento e gestione del flusso di informazioni. Infatti Parigi è impegnata in un piano per far convergere le soluzione delle tre armi in un unico sistema interforze.
CONCLUSIONI – La Forza NEC europea costituisce un’opzione piĂą economica della NCW statunitense, ormai superata, di cui corregge alcuni aspetti strategici. Infatti, la dottrina USA si basava su conflitti convenzionali ad alta intensitĂ , da combattere e vincere rapidamente grazie al vantaggio tecnologico, la cosiddetta “guerra dei 5 minuti”. In realtĂ , come dimostrato dalle missioni internazionali in Iraq e Afghanistan, sono richieste operazioni militari in scenari “asimmetrici”, che coinvolgono un nemico tecnologicamente inferiore ma non per questo meno pericoloso per la capacitĂ di annullare il fattore “macchina”.
Infine, a causa della crisi economica mondiale, è probabile che anche i programmi NEC saranno ridotti o rimodulati per fare fronte a priorità di politica interna.
Francesco Tucci