In 3 sorsi – La questione afghana ha molti e complicati risvolti internazionali. Alcuni si riveleranno solo nel medio-lungo periodo, mentre uno di essi – il destino delle prevedibili masse di rifugiati – ha già impegnato i maggiori Stati europei.
1. UN ESODO PREVEDIBILE
La vittoriosa offensiva dei Talebani – culminata con la presa di Kabul e la caotica evacuazione dell’alleanza occidentale a trazione statunitense – ha dominato le analisi geopolitiche delle ultime settimane. Un tema si è però imposto quasi da subito nelle agende dei Paesi occidentali: il destino dei rifugiati che dall’Afghanistan cercheranno di raggiungere zone e Stati più sicuri e più ricchi e quindi, prevedibilmente, i Paesi dell’Unione Europea. La questione ha risvolti umanitari – secondo l’UNCHR i rifugiati afghani sono già oggi 2,6 milioni, una delle cifre più alte a livello planetario – ma anche e soprattutto politici.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Rifugiati afghani entrano in Pakistan in fuga dall’avanzata dei talebani
2. DALL’AFGHANISTAN ALL’EUROPA VIA TERRA
Per trovare rifugio in Europa dall’Afghanistan la rotta terrestre passa dal confinante Iran, quindi dalla Turchia e da qui, infine, arriva nell’Europa continentale attraverso i Balcani. Ecco perchĂ© la questione ha suscitato le reazioni piĂą nette e immediate proprio nei Paesi dell’Europa dell’Est. L’ex Cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha dichiarato che Vienna non appoggerá alcun meccanismo di redistribuzione dei rifugiati in sede UE e che, quanto a programmi nazionali, negli anni passati ha giĂ accolto un numero di migranti piĂą che proporzionato alle sue dimensioni. Il tono è analogo a quello utilizzato dagli altri Stati della regione. Slovacchia e Repubblica Ceca hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta proprio con l’Austria, sottolineando l’indisponibilita ad accogliere chi fugge dall’Afghanistan e suggerendo che siano gli Stati confinanti a farsene carico. La dichiarazione è netta nei toni, ma a ben vedere in linea con le politiche assunte da Austria e gruppo di Visegrád negli ultimi anni. Polonia e Ungheria hanno infatti assunto posizioni analoghe.
Diversa forse nella forma, ma ben poco nella sostanza, la linea dei Paesi dell’Europa occidentale. Con un occhio anche all’esito delle elezioni politiche, allora imminenti, il ministro dell’Interno tedesco aveva criticato l’idea di fissare dei target di rifugiati per ciascuno Stato europeo, onde evitare che il meccanismo incentivi i flussi e scateni una nuova ondata migratoria. Con sfumature diverse anche la Francia e l’Italia non hanno aperto all’accoglienza, invitando piuttosto a rafforzare la cooperazione con i Paesi limitrofi all’Afghanistan. L’indisponibilitá degli Stati Membri era giá emersa chiaramente dalla dichiarazione del Consiglio dell’Unione Europea dell’agosto 2021. Su posizioni opposte il Regno Unito – ancora una volta in sintonia con la politica americana molto piú che con quella continentale – che consentirà a 20mila afghani di stabilirsi sul proprio territorio nei prossimi anni.
Fig. 2 – Migranti afghani tentano di superare il confine tra Bosnia e Croazia
3. QUALI SOLUZIONI PRATICABILI?
Il messaggio è abbastanza chiaro. I Paesi europei non sono disposti ad accogliere persone in fuga dall’Afghanistan (almeno non in grandi quantità ), né ci sono elementi per sostenere che questa politica cambierà nel medio periodo. L’esito piú prevedibile è invece quello che si intravede in uno specifico passaggio della dichiarazione del Consiglio, che si propone di sostenere i Paesi terzi (soprattutto quelli che confinano con l’Afghanistan e quelli che si trovano sulla rotta di transito) nel provvedere all’accoglienza dei rifugiati. Si prospetta cioè una nuova versione dell’accordo con cui nel 2016 la Turchia si impegnò a trattenere i migranti in transito sul proprio territorio, evitando che arrivassero sul suolo europeo, in cambio di ingenti finanziamenti. In quel caso, tuttavia, il denaro era diretto a uno Stato (almeno formalmente) membro della NATO. Oggi i soldi andrebbero invece a nazioni o che hanno rapporti quantomeno complicati con l’occidente (Iran) o che sono addirittura schierati con la Cina (Pakistan). Una situazione certamente complessa per l’Europa, iscritta nella sfera di influenza statunitense.
Luigi Garofalo
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