Come era facile aspettarsi, in seguito alle recenti elezioni presidenziali che hanno visto trionfare il candidato filorusso Yanukovich, Ucraina e Russia hanno trovato una soluzione alle questioni che agitavano i rapporti tra i due paesi.
Con una visita nella città dell’est ucraina Kharkiv, a soli 3 mesi dal cambio della leadership a Kiev, il presidente russo Medvedev ha siglato mercoledì 21 aprile col suo omologo ucraino un accordo sul prezzo del gas e sul rinnovo dell’affitto della base navale della flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli.
L’ACCORDO – Con i nuovi interlocutori di Kiev, Mosca ha sistemato in una mossa sola i due spinosi casi: Kiev avrà un prezzo del gas scontato del 30%, mentre le navi da guerra russe potranno restare alla fonda in Crimea per altri 25 anni. La natura dell’accordo raggiunto sembrerebbe confermare come Mosca intenda utilizzare le enormi riserve di gas come l’arma decisiva della propria politica estera, più che come semplice risorsa economica. Medvedev ha infatti espresso esplicitamente come lo sconto sul prezzo sia da intendersi come “parte del pagamento per il rinnovo della base navale”. Un prezzo concordato quindi non su basi commerciali, ma in base a necessità prettamente politiche. L’opposizione in Ucraina ha gridato allo scandalo e accusato Yanukovich di svendere la sovranità del paese, in cambio del gas russo.
La questione del gas e della base navale sono state al centro della campagna elettorale. Il presidente eletto non ha mai fatto mistero della sua posizione sui due temi, come più in generale sui rapporti con Mosca. La maggioranza degli Ucraini (per quanto relativa: Yanukovich ha vinto con il 48% circa dei voti, contro il 45% della candidata dell’opposizione Tymoshenko, confermando la spaccatura del paese tra est e ovest) ha scelto quindi esplicitamente questo tipo di soluzione.

IL RETROSCENA – Bisogna aggiungere che l’Ucraina si trova in una situazione economica assai precaria: solo un prestito del Fondo Monetario ha salvato il paese dalla bancarotta nello scorso autunno. Lo sconto di Mosca rappresenta così una notevole boccata d’ossigeno (sarebbe meglio dire di gas) per le esauste finanze ucraine. Risulta altresì molto importante dal punto di vista economico per Kiev il cambiamento dell’atteggiamento di Gazprom, che da gennaio ha ripreso a comportarsi amichevolmente e contemporaneamente a consolidare le sue posizioni nel paese, stringendo importanti accordi per l’acquisto di quote nel mercato energetico ucraino.
Oggettivamente una presenza militare così importante costituisce un segno del potere e dell’influenza di Mosca nella regione.
L’Europa d’altronde sembra abbastanza indifferente alle sorti politiche dell’Ucraina e appare unicamente preoccupata di mantenere rapporti amichevoli con il fornitore di energia di Mosca e di avere sicurezza sulle vie energetiche che attraverso le pianure ucraine portano il gas russo ai fornelli delle case dell’Europa continentale. L’alternativa alla partnership con Mosca è al momento particolarmente debole anche in considerazione del fatto che l’amministrazione Usa attuale, a differenza di quella di Bush che aveva supportato apertamente le cosiddette “rivoluzioni colorate”, è concentrata su altri scenari geopolitici e interessata a recuperare il dialogo con Mosca.
Jacopo Marazia