In 3 sorsi – A 79 anni di distanza, a Tokyo si discute ancora di ricostruzione. Questa volta però, toccherà al Giappone fornire assistenza all’Ucraina devastata dalla guerra.
1. LA CONFERENZA DI TOKYO PER LA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA
Si è tenuta il 19 febbraio, al Keidanren Kaikan di Tokyo, la Conferenza Giappone-Ucraina per la Promozione della Ricostruzione e della Crescita Economica dell’Ucraina. Il Primo Ministro Kishida, che ha voluto organizzare la conferenza come simbolo del “contributo esclusivo del Giappone“, ha accolto il premier ucraino Denys Shmyhal, accompagnato da un entourage di oltre 100 persone tra funzionari governativi e rappresentanti di interessi privati.
“[Si tratta di] investire nel futuro”, ha affermato Fumio Kishida nel suo discorso di apertura, sottolineando inoltre l’importanza di stimolare investimenti sia pubblici che privati in Ucraina. Risorse fondamentali viste le stime della Banca Mondiale per la ricostruzione e la ripresa economica dell’Ucraina, pari a circa $486 miliardi solo nel prossimo decennio. Poco dopo, le lodi di Shmyhal: la ricostruzione giapponese è un modello d’ispirazione per la creazione del “miracolo economico ucraino”. Il Primo Ministro ucraino ha poi esortato le oltre 130 tra aziende nazionali e giapponesi presenti alla conferenza a collaborare in settori come energia, infrastrutture, agricoltura e automotive.
Fig. 1 – Il premier ucraino Denys Shmyhal e quello giapponese Fumio Kishida firmano un memorandum di cooperazione durante la Conferenza di Tokyo per la Ricostruzione dell’Ucraina, 19 febbraio 2024
2. IL CONTENUTO DEGLI ACCORDI
Ben 56 accordi di cooperazione sono stati siglati tra le parti, sebbene il loro valore rimanga ancora sconosciuto. Tra i più importanti ci sono l’accordo fiscale per l’eliminazione della doppia tassazione sul reddito e per la prevenzione di evasione ed elusione fiscale, il contributo del Governo giapponese alla BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) e i prestiti erogati all’Ucraina dalla JBIC per mezzo della Banca per il Commercio e lo Sviluppo del Mar Nero, un’Istituzione finanziaria internazionale nata nel 1997 e composta da 11 Paesi.
Inoltre, per ridurre il rischio di investimento delle compagnie giapponesi in Ucraina, l’azienda assicurativa pubblica NEXI ha esteso linee di credito per €1,25 miliardi. Si è concordato anche l’avvio di una procedura facilitata per l’erogazione di visti ai cittadini ucraini coinvolti in progetti di partnership con aziende nipponiche, mentre JETRO (Organizzazione per il Commercio Estero del Giappone) aprirà nuovi uffici a Kyiv.
Infine i due Governi hanno comunicato ufficialmente l’intenzione di avviare dei negoziati per la revisione dell’accordo bilaterale sugli investimenti, siglato nel 2015.
Fig. 2 – Il Palazzo del Governo metropolitano di Tokyo illuminato con i colori della bandiera ucraina per commemorare il secondo anniversario dell’invasione russa, 24 febbraio 2024
3. LA FERMEZZA DEL SOSTEGNO GIAPPONESE
Per l’ennesima volta il Giappone si dimostra un partner affidabile e un forte sostenitore della causa ucraina. Nonostante vincoli costituzionali impediscano un supporto militare appropriato, limitando Tokyo a mere forniture di veicoli per la logistica, giubbotti antiproiettili e droni, il supporto giapponese non si è fatto mancare. Il Paese del Sol Levante è quarto sia in termini di aiuti finanziari che umanitari, con un contributo totale di oltre $10 miliardi, a detta del Primo Ministro Shmyhal. Il motivo è riassunto in una dichiarazione di Fumio Kishida allo Shangri-La Dialogue di Singapore, pochi mesi dopo lo scoppio della guerra: “l’Ucraina di oggi potrebbe essere l’Asia Orientale di domani”. Il riferimento a Taiwan è lampante. L’idea è quindi quella di un convinto sostegno a Kyiv in nome della protezione di un ordine internazionale basato sulle regole, e non sulle guerre di conquista. Tale riserva è condivisa anche dal 77% dei giapponesi, che, secondo un sondaggio di Nikkei, affermano di temere che la Cina avrebbe il via libera per Taiwan qualora la comunità internazionale permettesse cambiamenti territoriali ottenuti con la forza in Ucraina.
A livello strategico la presa di Taipei da parte delle Forze Armate cinesi sarebbe un vero disastro per il Giappone. Non solo perché l’isola Yonaguni, della prefettura di Okinawa, dista solamente un centinaio di chilometri da Formosa, ma anche perché un controllo cinese degli Stretti di Taiwan e Luzon, per i quali passano le rotte commerciali navali da e verso il Giappone, renderebbe Tokyo estremamente vulnerabile, soprattutto in materia di autosufficienza energetica.
Nel frattempo, “il Giappone sta con l’Ucraina e continuerà a farlo”. Ma se gli accordi siglati a Tokyo simboleggiano un duraturo sostegno da oriente, non è chiaro se ci si potrà aspettare lo stesso da occidente. La minaccia Trump impone a Kyiv il compito di assicurarsi un sostegno a lungo termine, pena la perdita di ogni speranza contro Mosca.
Davide Patriarca
“Shinjuku government building (都庁) Tokyo” by kylehase is licensed under CC BY