Caffè Lungo – Il Montenegro è un piccolo ma strategico Stato balcanico, entrato nella NATO e candidato all’ingresso nella UE, con una dipendenza dai capitali russi degli oligarchi vicini al Cremlino. RiuscirĂ il Paese a ridurre l’influenza economica russa e a sostenere le riforme necessarie per l’Unione Europea?
IL MONTENEGRO, NAZIONE OSCILLANTE TRA SERBIA E NATO
Il Montenegro ottenne l’indipendenza dalla Serbia nel 2006 tramite referendum, accettato dalla comunitĂ internazionale e anche dal Governo di Belgrado, un processo voluto dal “dominus” del Paese degli ultimi venti anni, Milo Dukanovic.
Durante le guerre balcaniche degli anni Novanta, Dukanovic fu stretto collaboratore del Presidente montenegrino Bulatovic, fedele a Milosevic, ma dopo gli accordi di Dayton del 1995 sposò posizioni, appoggiate dall’Occidente, favorevoli all’indipendenza del Montenegro e al suo avvicinamento alla UE.
La Russia, al contrario, non apprezzò la separazione del Montenegro dalla Serbia anche per i timori di una futura entrata di Podgorica nell’Alleanza Atlantica, decisione presa dalla maggioranza degli Stati dell’ex blocco comunista tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila.
L’ingresso nella NATO, avvenuto nel 2017 a seguito della decisione del Parlamento nel 2016, provocò un tentativo di golpe avallato dai servizi segreti russi, e violente proteste sia da parte della minoranza serbo montenegrina (il 30% della popolazione), contraria all’Alleanza anche per l’operazione Allied Force nel 1999 contro la Serbia, sia da parte della Chiesa ortodossa serba, vicina al Patriarcato di Mosca e avversa alle “mire” occidentali sul Paese.
Dukanovic cercò anche di separare la stessa Chiesa ortodossa locale da quella serba, imitando quanto fatto in Ucraina dall’ex Presidente ucraino Poroshenko con la divisione della chiesa ortodossa ucraina da quella russa, al punto da promuovere una legge nel 2019 riguardante le proprietà ecclesiastiche che generò forti contestazioni e inasprì i rapporti con Belgrado.
Fig. 1 – Il Presidente del Montenegro Jakov Milatovic insieme al Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg nel giugno 2023
GLI INVESTIMENTI RUSSI IN MONTENEGRO
Il Montenegro è stato una fonte di investimenti molto interessante per diversi oligarchi russi vicini al Cremlino, come Oleg Deripaska, proprietario della corporation Basic Elements, holding tra le più potenti della Federazione Russa.
Per i russi il Paese balcanico è utile sia per estendere la sfera di influenza nel Mar Mediterraneo, sia per le possibilitĂ , offerte dalla permissiva legislazione montenegrina, di consolidare affari e ottenere privilegi, come l’acquisto della cittadinanza per investimenti sopra i 450mila euro, che consente di viaggiare senza visto anche nell’UE sulla base degli accordi bilaterali con Bruxelles.
Gli investimenti russi si sono concentrati in settori come l’edilizia e il turismo, basi dell’economia locale grazie alle quali la costa montenegrina, nelle localitĂ di Budva e Tivat, ha beneficiato della costruzione di edifici residenziali, parchi divertimento, hotel di lusso e approdi come Porto Montenegro, progetti di una cordata internazionale alla quale era collegato il magnate Deripaska.
Si stima che circa 20mila appartamenti in tutto il Paese siano in possesso di cittadini russi, in diversi casi anche per eludere pratiche illegali sulle quali la magistratura russa aveva aperto indagini per riciclaggio ed esportazione di capitali all’estero.
Diversi investimenti sono stati promossi direttamente dal Cremlino, in particolare nel mercato della fornitura di gas e petrolio, tramite la controllata Lukoil, detentrice di dieci stazioni di rifornimento carburante nel Paese e di quasi il 20% del commercio locale di idrocarburi.
Fig. 2 – Manifestazione in Montenegro a sostegno dell’Ucraina nelle prime settimane dell’invasione russa
LE CONSEGUENZE DEL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO SUL MONTENEGRO
Il conflitto russo ucraino ha avuto evidenti riflessi sul Paese balcanico, una delle mete turistiche predilette da russi e ucraini, con una percentuale pari a oltre il 25% dei flussi locali complessivi.
Nonostante l’influenza economica dell’oligarchia russa, il Montenegro, pur con riluttanza, ha formalmente aderito alle sanzioni economiche imposte dall’Occidente contro Mosca a seguito dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Le sanzioni hanno avuto conseguenze sull’economia del turismo, sia per l’impossibilitĂ dei voli diretti dalla Russia, sia per le restrizioni a capitali e circuiti bancari, sebbene siano documentati diversi casi di elusione, anche grazie all’ampio confine con la Serbia, unico Paese europeo, con la Bosnia Erzegovina, a non allinearsi a tali misure.
In Montenegro, inoltre, si trovano centinaia di persone di entrambe le nazionalitĂ rifugiatesi per scappare dal conflitto e per evitare la coscrizione imposta dal Cremlino. A Budva si sono formate in loco delle associazioni di volontariato che hanno aiutato il loro inserimento nel contesto locale, promuovendo una concordia tra cittadini russi e ucraini contrari alla guerra in corso, una convergenza non comune nell’attuale contesto geopolitico europeo.
Nonostante la dipendenza economica dai capitali russi, per la maggioranza dei montenegrini è importante proseguire il cammino verso la piena integrazione con la UE, che ad oggi vede 33 capitoli negoziali aperti, ma ancora molti nodi irrisolti, come il contrasto alla corruzione e lo stato della giustizia, talloni d’Achille del Paese balcanico.
La facilità di elusione fiscale ha permesso ai capitali russi di trovare rifugio in Montenegro ed è intuibile che questo sia uno degli aspetti principali su cui l’Unione Europea giudicherà i progressi del Paese verso l’integrazione dell’intero mosaico balcanico nella famiglia europea, elemento strategico di lungo termine per Bruxelles.
Lorenzo Pallavicini
Immagine di copertina: foto di Lorenzo Pallavicini