Caffè Lungo – Gli ultras di calcio russi e ucraini hanno un piccolo ma significativo ruolo nella guerra in Ucraina, ricalcando le orme di altre guerre del passato, come quelle balcaniche degli anni Novanta, in cui il tifo violento fu mobilitato in guerra, in nome del nazionalismo.
GLI ULTRAS DI CALCIO RUSSI SULLE ORME DI QUELLI BALCANICI DEGLI ANNI NOVANTA
Gli ultras russi, nell’ambito del reclutamento per la guerra in Ucraina, ricalcano, in parte, il contesto delle guerre balcaniche dei primi anni Novanta, con la formazione di milizie paramilitari i cui membri provenivano anche dalle curve delle squadre di calcio. Tra essi tra si distinse Zeljko Raznatovic, noto col soprannome di Tigre Arkan, capo degli ultras della Stella Rossa e uno dei creatori della Guardia volontaria serba, responsabile di eccidi e crimini di guerra in Bosnia Erzegovina e Croazia.
Le curve calcistiche in Russia condividono una ideologia molto nazionalista, anti-immigrazione e ostile alle minoranze sessuali, come ricorda il comunicato firmato dalla Landscrona, gruppo ultra principale dello Zenit San Pietroburgo, che nel 2012 dichiarò a mezzo stampa di non volere giocatori di colore o di minoranze sessuali.
Come nei Balcani, il calcio è anche veicolo elettorale per Putin che ben conosce l’uso dello sport come arma propagandistica e vede nell’appoggio alla mentalità nazionalista degli ultras un modo per garantirsi voti e una prevenzione di eventuali rivolte urbane, non tollerate dal Cremlino, attento che la violenza ultras non si muova contro il Governo.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Ultras del CSKA Mosca durante una partita con lo Zenit San Pietroburgo nel 2015
HOOLIGANS RUSSI AL FRONTE, ADDESTRATI ALLA VIOLENZA E AL NAZIONALISMO
Gli hooligans russi vengono da anni di auto-addestramento alla violenza urbana, organizzati in gruppi con la regia di Alexander Shprygin, capo della Union of Russian Fans, con esperienze di scontri tra ultras rivali in trasferte all’estero, come all’Europeo francese nel 2016 a Marsiglia, dove vandalizzarono il centro cittadino.
Alcuni dei soggetti più facinorosi sono noti alle forze dell’ordine russe. Nel periodo in cui la Federazione Russa ospitò i mondiali di calcio nel 2018, le frange più dure del tifo vennero silenziate dal Cremlino, per evitare rimostranze da parte della FIFA e fornire una immagine idealizzata del Mondiale in nome dell’efficienza e della sicurezza.
La necessità di forze fresche al fronte ucraino ha portato all’emanazione di diversi decreti presidenziali che hanno favorito la presenza in prima linea di alcune delle frange più violente degli ultras, anche nell’ambito del gruppo paramilitare Wagner.
In un caso particolare, quello del battaglione Espanola, legalizzato dal Ministero della Difesa e comprendente un migliaio di elementi, è stato un ex calciatore professionista, Andrej Solomatin, a fornire il materiale umano, mescolando ultras di varie squadre in nome del patriottismo russo, con le rivalità calcistiche messe da parte in nome della causa comune.
La guerra contro il “nazismo ucraino” è vista da tali ultras anche come una difesa dei valori tradizionali russi contro le politiche LGBT occidentali, sostenute da Zelensky, e la cosiddetta cancel culture, elementi propagandati dal Cremlino come pericolosi per la società russa.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Membri del battaglione Espanola, composto prevalentemente da ultras calcistici, durante una sessione di addestramento nella Mariupol occupata, giugno 2023
ULTRAS UCRAINI, TRA ESTREMISMO E LEGALITA’
Da parte ucraina ci sono stati hooligans che hanno combattuto in prima linea sin dal 2014 nel Donbass. Il comandante del reggimento Azov, Denys Prokopenko, è stato un ultra della Dinamo Kiev, dagli ideali nazionalisti, strumentalizzati dalla propaganda russa che ha orchestrato il mito del battaglione Azov come filo-nazista.
Nonostante casi documentati di un orientamento politico molto nazionalista e, in parte, di simbologia legata al periodo di collaborazionismo dell’OUN ucraino con il nazismo, l’Azov appare soprattutto unito nel sentimento anti-russo più che nella simpatia verso l’ideale nazista. Dopo una prima fase “indipendente”, Azov venne istituzionalizzato nel 2015 nell’ambito della Guardia Nazionale Ucraina, creata nel marzo 2014 e tra i primi provvedimenti del nuovo Governo ucraino nato dall’Euro Maidan.
Gli ultras ucraini, nel 2014, misero da parte le faide interne e si unirono in nome del nazionalismo contro il filorusso Yanukovich, stando in prima linea negli scontri di piazza a Kiev durante l’Euro Maidan, determinanti per la cacciata del Presidente vicino a Mosca.
Tali elementi, in seguito, hanno formato battaglioni paramilitari legalizzati dal Presidente Poroshenko, su spinta dell’allora Ministro dell’Interno Arsen Avakov, figura vicina al nazionalismo più duro con legami col fondatore di Azov, Andreij Bilec’kyj, parlamentare nel quinquennio Poroshenko. I battaglioni, pur minoritari nel Paese, sono stati utili per costituire un argine contro il separatismo filorusso nel Donbass, consentendo all’Ucraina di guadagnare tempo per formare un esercito più forte.
Nonostante molti ultras ucraini abbiano ideologie estreme, sono stati tollerati per ragioni pratiche dalle autorità, che però hanno finito per favorire la propaganda russa. Quest’ultima ha infatti approfittato dell’esistenza di queste milizie nazionaliste per promuovere, anche in Occidente, il “pericolo del nazismo ucraino”, facendo confondere l’esercito regolare ucraino, non ideologizzato, con tali formazioni, estremiste ma non rappresentative della maggioranza del popolo ucraino.
Lorenzo Pallavicini
“Uefa Cup Final 2008” by George M. Groutas is licensed under CC BY