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Reportage dall’Ucraina (II): il rebus dell’identità

AnalisiL’Ucraina in purgatorio, dilaniata fra Oriente e Occidente, non riesce a trovare la propria identità e a nulla valgono i tentativi delle élite politiche di trasformare il Paese in un’unica nazione.

La prima parte del reportage è qui.

UN’AMICIZIA ALLA PROVA

Kostjantin e Dmitro vivono a Tarutino, paese della Bessarabia ucraina, una regione che confina con la Moldavia e con la Romania. La Bessarabia è multietnica, con numerosi villaggi abitati da bulgari, ebrei, armeni e russi. Kostjantin e Dmitro sono ucraini, ma sono divisi sul futuro politico del loro Paese. Kostjantin, che insegna antropologia all’Università di Odessa, è russofilo, mentre Dmitro, che lavora come professore di storia al liceo di Tarutino, crede invece che l’Ucraina debba unirsi alla NATO e all’Occidente. “Abbiamo deciso di non parlare più di politica“, afferma Dmitro. “Molte amicizie si sono interrotte dopo il 2014 proprio a causa della politica. A Kostjantin non piace Zelensky e sinceramente neanche io lo stimo, ma questo è il mio Paese e devo amarlo anche nei momenti più difficili e complicati. Dobbiamo ispirarci ai valori e alla democrazia occidentali se vogliamo uscire dalle sabbie mobili in cui ci troviamo…”. Kostjantin, ovviamente, non condivide il pensiero dell’amico: “Ma quali valori occidentali! L’Occidente pensa solo a se stesso e l’Ucraina è una scusa per mostrare i muscoli a Putin. Noi siamo legati alla Russia da ogni punto di vista e credo sia stata una grande stupidaggine interrompere i rapporti con Mosca e chiedere di entrare nella NATO, cosa che la Russia non permetterebbe mai. Non è una questione di libertà di scelta, ma di logica geopolitica: immaginate che ora la Germania decida di lasciare la NATO e di legarsi militarmente alla Russia… Biden lo permetterebbe? Gli Stati Uniti lascerebbero andare la Germania? L’Unione Europea ci sta aiutando, viviamo grazie alle donazioni dell’UE. Ma non basta… Cosa succederà quando l’UE non ci finanzierà più? Torneremo a guardare alla Russia, certo, è solo questione di tempo…”. Il sole sta lentamente tramontando dietro le dolci colline brulle che annunciano i Carpazi, alle spalle di Tarutino. Kostjantin prende una bottiglia di vodka e, ridendo, guarda Dmitro ed esclama: “È vietato parlare di politica quando si beve!”. Il caldo vento del sud porta l’odore del mare e della steppa in questo piccolo e dimenticato villaggio della Bessarabia.

Fig. 1 – Tarutino è un paese di origine tedesca. Quel che resta del Ginnasio tedesco | Foto: Christian Eccher

UCRAINA E IDENTITÀ

L’edificio neobarocco dell’Opera di Odessa ospita, sotto l’alto patronato del Ministero della Cultura e dell’Informazione, un concerto sinfonico intitolato “L’arca dell’Ucraina”, con composizioni esclusivamente ucraine dal medioevo a oggi. L’obiettivo degli organizzatori è quello di (rap)presentare l’Ucraina come una nazione che esiste da secoli anche grazie alla propria tradizione musicale. In realtà il concerto ottiene l’effetto contrario e mette in luce che l’Ucraina è un Paese a cavallo  tra Occidente e Oriente che ha assorbito tutte le tradizioni musicali presenti in Europa e Russia. La musica del Rinascimento e del Barocco ucraino si richiama alla scuola veneziana e i compositori del XVIII secolo, come Dmitro Bortnjanski, prendono Mozart come punto di riferimento. Lo Stato ucraino sta disperatamente cercando di costruire un’unica identità nazionale, ma la sua bellezza e il suo vantaggio stanno proprio nel fatto di essere un crocevia di nazioni e culture diverse, cosa che i politici non capiscono o fingono di non capire.
Alla periferia di Mykolaiv, nel distretto di Ternivka, vivono i bulgari, che si sono trasferiti in questa zona all’inizio del XIX secolo. I bambini del quartiere frequentano una scuola, finanziata dalla Bulgaria, dove le lezioni si tengono solo in bulgaro. I muri e la grata di protezione dell’edificio, però, sono verniciati con i colori della bandiera ucraina: all’interno della scuola, un murales alla parete rappresenta dei bambini che parlano tra loro e si chiedono: “Tu parli ucraino?” La risposta è: “Certo!”. Kiev ha inviato così un messaggio molto chiaro: voi bulgari siete autonomi, avete la vostra scuola, ma sia chiaro a chi appartiene davvero questo Paese. Un altro grosso problema è rappresentato dal fatto che il russo non è più lingua di Stato: nel sud si parlano principalmente russo e “surzhik” (un misto di russo e ucraino). Dal 2014 è obbligatorio parlare solo ucraino in tutti i luoghi pubblici: molti insegnanti, professori, alunni e studenti non conoscono questa lingua e rischiano di perdere il lavoro o di essere espulsi dalla scuola. L’Ucraina è un mosaico di popoli e culture, ed è proprio per questo che le élite di Kiev non riusciranno a raggiungere l’agognato obiettivo di creare una grande, unica nazione ucraina. 

Fig. 2 – Slogan nella scuola bulgara di Mykolaiv: “Parli ucraino?” “Sì, sì!” | Foto: Christian Eccher

VLADIMIR E L’IDENTITÀ GRECA

C’è qualcuno che ha risolto il problema dell’identità in modo alquanto originale. Vladimir Bakhtov – ​​artista e architetto, che vive vicino all’antica città greca di Olbia, alla foce del fiume Bug Meridionale, a 30 chilometri da Mykolaiv – ha deciso di legare le proprie origini esclusivamente all’antica Grecia. Nelle sue performance visive e nei suoi dipinti Bakhtov elabora il ricco patrimonio lasciato da quell’antica civiltà che aveva colonizzato anche le coste dell’Ucraina. Una simile operazione ha come scopo non solo quello di preservare le radici dell’intera civiltà europea, ma anche di dimostrare come ciascuno di noi possa scegliere e costruire la propria identità a proprio piacimento. L’identità è sempre il frutto di un’operazione culturale, non ha nulla a che vedere con la genetica e non ha nulla di predeterminato, sta a noi preservare ed elaborare il nostro passato e il passato dei nostri antenati, e in base a questo passato costruire il nostro futuro.

Fig. 3 – L’artista Vladimir Bakhtov | Foto: Christian Eccher

Vladimir avrebbe potuto scegliere tra la Russia medievale di Kiev, l’eredità turca, la cultura cosacca, la civiltà russa: tutti questi popoli hanno abitato il sud dell’Ucraina. Ha scelto l’antica Grecia e da questa prospettiva costruisce la propria identità ucraina. Non sarebbe male se le élite prendessero spunto da Vladimir e permettessero a ogni ucraino di scegliere la propria identità: in questo caso l’Ucraina diventerebbe uno Stato moderno in cui tutti i popoli sarebbero a casa, tutte le culture e tutte le tradizioni presenti sull’immenso territorio che va da L’viv alla regione del Donbass, da Odessa a Kiev e ai monti Carpazi.

Christian Eccher

Парад войск / Troops parade” by spoilt.exile is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • Nell’Ucraina meridionale è fortissima la spaccatura fra filorussi e filoccidentali.
  • Le élite ucraine tentano in ogni modo di creare una nazione ucraina con una forte identità, compito impossibile in un Paese multietnico.
  • L’identità è uno dei maggiori problemi in Ucraina: alcuni artisti lo hanno risolto in maniera originale ed efficace.

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Christian Eccher
Christian Eccher

Sono nato a Basilea nel 1977. Mi sono laureato in Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dove ho anche conseguito il dottorato di ricerca con una tesi sulla letteratura degli italiani dell’Istria e di Fiume, dal 1945 a oggi. Sono professore di Lingua e cultura italiana all’Università di Novi Sad, in Serbia, e nel tempo libero mi dedico al giornalismo. Mi occupo principalmente di geopoetica e i miei reportage sono raccolti nei libri “Vento di Terra – Miniature geopoetiche” ed “Esimdé”.

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