Analisi – La rivoluzione del 2014 non ha risolto i problemi economici dell’Ucraina, i cui abitanti hanno sempre meno fiducia nel Presidente Zelensky. Prima parte di un lungo reportage di viaggio fra Mykolaiv, Odessa e la Bessarabia, regione multietnica dal ricco passato e dall’incerto presente.
ALINA NEL PORTO CINESE
Mykolaiv, in russo Nikolayev, si estende sulla riva sinistra dell’ampia foce del fiume Bug meridionale. La città è uno dei porti industriali più importanti del sud dell’Ucraina. Alina ha poco più di vent’anni ed è arrivata pochi giorni fa da Odessa: a Mykolaiv seguirà un corso estivo di economia organizzato dall’Università locale. Siede su un gradone della riva con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani a pugno sotto il mento, osserva assorta la sottile linea d’orizzonte dove l’azzurro del cielo si confonde con quello del mare. Alle sue spalle, a sinistra, c’è una grande recinzione metallica che separa la città dal porto commerciale. Mykolaiv era il cantiere navale più grande nell’ambito dell’Unione Sovietica, ma ha perso di importanza negli ultimi anni, dato che non si producono più grandi navi, ma solo piccoli yacht privati. Tutto ciò ha avuto enormi ripercussioni sull’economia della città: il numero di dipendenti nel cantiere navale, infatti, si è negli ultimi vent’anni notevolmente ridotto. Il porto commerciale, al di là della recinzione, lavora a pieno regime e le navi vanno e vengono. Dalla riva turistica le banchine e i magazzini non sono visibili, sulle gru e sugli edifici più alti campeggiano scritte in cinese. Gran parte del porto commerciale di Mykolaiv è infatti nelle mani della ditta cinese COFCO, che si occupa di raccogliere e trasportare il grano ucraino sia in Oriente sia in Occidente. Il frastuono delle gru che scaricano i container copre la voce melodiosa di Alina. La ragazza, spesso infastidita dal forte vento di ponente, racconta dei suoi progetti futuri: “Voglio terminare al più presto gli studi universitari e fuggire dall’Ucraina. Il problema principale qui è la corruzione che domina ogni aspetto della vita pubblica. In facoltà noi studenti dobbiamo pagare qualcosa per passare un esame o registrare il voto sul libretto. Io ho pagato una sola volta per la registrazione del voto e mi sono ripromessa di non farlo mai più: la professoressa mi ha fatto un favore, mi ha permesso di presentarmi all’esame prima del regolare appello perché volevo andare in Germania per una scuola estiva; in cambio, mi ha chiesto di comprarle due condizionatori, uno per il soggiorno e l’altro per la camera da letto. Non sono arrabbiata, non è colpa sua: gli stipendi dei professori sono così bassi che non permettono loro di vivere normalmente. Il problema è che alcuni studenti si approfittano di questa situazione e comprano la laurea. Come farà domani il datore di lavoro a distinguere una laurea vera, meritata, da una acquistata?”. Alina purtroppo ha ragione: un docente universitario guadagna circa 250 euro al mese e i prezzi nei supermercati sono europei. Un’ulteriore testimonianza della miseria in cui versa l’Ucraina sono i numerosi banchi dei pegni che si trovano ovunque non solo a Mykolaiv, ma in tutte le città del Paese.
Fig. 1 – Il cantiere navale di Mykolaiv | Foto: Christian Eccher
DALL’EUROPA PER CERCARE MOGLIE
Nel centro di Mykolaiv c’è anche un’agenzia che aiuta gli uomini occidentali, soprattutto tedeschi, a trovare una donna in Ucraina: si tratta di anziani che vorrebbero sposarsi per non passare gli ultimi anni della propria vita da soli, come per esempio Jürgen, arrivato a Mykolaiv da Stoccarda. Vedovo, operaio della Mercedes in pensione, ha deciso di venire in Ucraina quando si è reso conto quanto fosse difficile trovare una compagna in Germania. Da diversi giorni esce con Svitlana, impiegata in una ditta di pulizie. Anche lei è vedova, ha un figlio adulto e vorrebbe trascorrere una vecchiaia serena: vorrebbe trasferirsi in Occidente e Jürgen rappresenta una buona opportunità. Camminano lungo la riva del fiume, sui gradoni su cui siede Alina. Jürgen, che ha più di 70 anni, parla ininterrottamente in inglese e Svitlana – che ne ha circa 50 – risponde con frasi rapide e asciutte: lancia sguardi secchi e brevi a tutte le persone che passano, come se fosse più interessata all’umanità intorno a sé che non ai discorsi del futuro marito.
Fig. 2 – Il centro di Mykolaiv | Foto: Christian Eccher
IN PURGATORIO: NÉ IN OCCIDENTE, NÉ IN ORIENTE
Dopo la rivoluzione del 2014 l’Ucraina ha interrotto le relazioni politiche e diplomatiche con la Russia. Il Cremlino ha preso il controllo della Crimea ed è iniziata la guerra nella parte orientale dell’Ucraina, nella regione del Donbass, dove, ormai da 7 anni, i separatisti filorussi si scontrano con l’esercito regolare ucraino. Le ostilità continuano ininterrottamente, le sparatorie sono quotidiane e il conflitto è sanguinoso, nonostante sia di bassa intensità. Nel 2019 Volodymyr Zelensky, comico e attore, è diventato il nuovo Presidente della Repubblica. Dopo due anni di Governo il popolo ucraino ha perso ogni speranza che Zelenski possa e forse anche voglia cambiare qualcosa: ad averli disillusi è soprattutto il dilettantismo del Presidente, soprattutto nel campo della politica estera. Subito dopo le elezioni Zelensky ha cercato di migliorare le relazioni con la Russia, con lo slogan “Dobbiamo parlare”. Il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha subito smentito che Kiev avesse davvero cercato di stabilire nuovi rapporti con Mosca, e ha aggiunto che, in caso di trattative internazionali, i Presidenti non vanno in televisione a cercare il dialogo con altri Paesi, ma stabiliscono contatti diplomatici. All’inizio di settembre Zelensky è volato a Washington per incontrare il Presidente Biden. Gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di aiutare concretamente l’Ucraina nel Donbasss perché non vogliono opporsi direttamente alla Russia. Dall’alleato Biden, Zelensky ha ricevuto solo sostegno morale e un piccolo aiuto finanziario e i giornali ucraini (che sono liberi e criticano le Autorità) ritengono che l’incontro sia stato piuttosto freddo e inconcludente. Dal canto suo l’Unione Europea è politicamente troppo debole e divisa per giocare un ruolo importante in Ucraina: a parte gli aiuti finanziari, non c’è alcuna volontà di inglobare Kiev nell’UE. Proprio come gli Stati Uniti, l’UE non vuole opporsi direttamente a Putin. Al momento, con l’inverno alle porte, il problema più grande in Ucraina è l’aumento significativo del prezzo del gas voluto da Mosca. Il gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe portare il gas russo in Europa dalla Russia scavalcando l’Ucraina, è stato recentemente completato: quando sarà operativo, il gas per l’Europa non passerà più attraverso l’Ucraina e Kiev perderà miliardi di euro di tassa di transito con il rischio di rimanere completamente senza gas. Biden ha promesso a Zelensky che imporrà sanzioni commerciali a tutti quei Paesi che sostengono la costruzione del gasdotto Nord Stream 2″ nel caso in cui non dovessero aiutare l’Ucraina. I giornali ucraini si chiedono se ci si possa accontentare di promesse vaghe e imprecise.
Fig. 3 – La periferia di Odessa | Foto: Christian Eccher
Nel sud del Paese circolano storie molto ironiche, come quella che gli edifici dovrebbero essere riscaldati sfruttando il calore del mare. Di certo c’è solo il fatto che la gente, soprattutto a Mykolaiv e a Odessa, dove vivono molti russi, non si fida più delle Autorità statali. La reazione alle misure antipandemiche è l’indicatore più visibile di questa mancanza di fiducia: in ogni luogo chiuso è obbligatorio portare le mascherine. Tranne la polizia, nessuno le indossa, e lo Stato non osa far multe, forse perché sa che la gente non ha i soldi per pagarle. Allo stesso tempo, in molte città dell’Ucraina, i medici protestano perché da marzo hanno ricevuto solo una parte dello stipendio.
Christian Eccher
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