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G8, ‘guerra fredda’ sulla Siria

Il G8 in Irlanda del Nord non ha prodotto risultati eclatanti in merito alla Siria. Le posizioni dei partecipanti sono state divergenti, con Putin e Obama che si sono scontrati duramente sulla gestione della crisi. La bozza finale contiene un accordo nel quale si indica la necessità di un Governo di transizione, ma non si citano in alcun modo né eventuali dimissioni di Assad, né il ruolo che egli potrebbe avere nel futuro della Siria.

 

‘GUERRA FREDDA’ SULLA SIRIA – Nel G8 appena conclusosi a Lough Erne, in Irlanda del Nord, sono stati trovati importanti punti d’accordo riguardo ai temi economici e finanziari, dalla necessità di coordinare misure per la crescita e la lotta alla disoccupazione giovanile, fino al contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, passando per l’ampliamento dei trattati sul commercio internazionale. Di sicuro, però, non si è raggiunta alcuna reale condivisione sull’argomento più scottante nella politica internazionale contemporanea, ossia la Siria. Probabilmente il G8 non era nemmeno la sede adeguata per individuare una soluzione, poiché, al di là del fatto che l’occasione non comprenda le altre grandi potenze mondiali (in primo luogo la Cina), la vicenda siriana può essere affrontata solo con una fitta rete diplomatica che coinvolga anche gli attori regionali mediorientali. Tuttavia, un accordo tra i maggiori Stati occidentali sarebbe stato importante anche in vista della seconda Conferenza di Ginevra, prevista per luglio, ma presumibilmente destinata al rinvio in agosto.

 

INCONTRI E SCONTRI – I principali oggetti di discordia riguardano l’eventualità di un Governo di transizione in Siria e il ruolo di Assad nel futuro del Paese. A essere sinceri, un’intesa alla fine è emersa, però si intuisce come essa derivi da una posizione mediana sulle controversie, piuttosto che da una mediazione tra sfumature diverse. Nella bozza finale del G8, infatti, si richiama la necessità che, durante la prossima Conferenza di Ginevra, si arrivi a un Governo transitorio dotato di pieni poteri e sostenuto da ampio consenso. Nessun riferimento, però, ad Assad, nonostante il premier britannico Cameron abbia escluso la possibilità che l’attuale Presidente siriano possa avere un qualche ruolo nella Siria post-bellica. In questo senso, la mancanza di una richiesta formale di ritiro ad Assad è derivata dalle posizioni di Putin, il quale, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe avuto un duro scambio di battute con Obama. Le reciproche differenze hanno riguardato anche il sostegno alle indagini da parte dell’ONU sull’impiego di armi chimiche nel conflitto: sebbene questo impegno sia stato sottoscritto da tutti i partecipanti, Putin ha voluto ribadire che non sussistano prove a carico delle forze governative.

 

NESSUN RISCATTO PER GLI OSTAGGI – Un’intesa, invece, è stata raggiunta circa la gestione dei riscatti chiesti per il rilascio di ostaggi rapiti da organizzazioni terroristiche in tutto il mondo. Nella bozza finale, il G8 invita a non pagare alcun riscatto, estendendo l’indirizzo sia agli Stati, sia ad attori privati, quali imprese e società. In questo senso, il riferimento è stato soprattutto nei confronti di Francia, Giappone e Italia, con il nostro Paese ritenuto particolarmente flessibile nelle trattative con i gruppi terroristici.

 

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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