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Un viaggio per sopravvivere

In questi giorni il leader nord-coreano Kim Jong Il è in visita a Pechino per incontrare il Presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao e i principali leader cinesi. La ragione di questo viaggio va ricercata nella speranza nordcoreana che Pechino conceda degli aiuti internazionali di tipo economico e politico che consentano alla Corea del Nord di sopravvivere alla drammatica crisi economica in cui si ritrova.

UN PAESE FUORI DAL TEMPO – La Corea del Nord è governata da una delle più rigide dittature al mondo. I quasi 23 milioni di abitanti vivono in una situazione di estrema povertà, chiusi in un mondo fermo agli anni ’50 e sono educati al culto del partito e di Kim Il Sung, fondatore della Repubblica democratica popolare di Corea (come viene ufficialmente chiamato il paese), padre dell’attuale leader e, secondo la Costituzione, “eterno Presidente”. Il paese sopravvive solo grazie agli aiuti internazionali, che però vengono in buona parte utilizzati per sostenere il lussuoso stile di vita di Kim Jong Il. Tali aiuti vengono ottenuti con la minaccia di utilizzare le armi nucleari di cui la Corea del Nord è in possesso.

IN PELLEGRINAGGIO DALL’UNICO ALLEATO – Per risolvere i problemi economici del Paese, Kim Jong Il, accompagnato dall’elite nazionale, si è recato a Pechino, per la prima volta dopo il primo test nucleare nel 2006, per chiedere a Hu Jintao di concedere nuovi finanziamenti che possano permettere ai nordcoreani di non morire di fame. Inoltre il “caro leader” (come viene soprannominato Kim) chiede all’alleato cinese di intercedere favorevolmente presso le Nazioni Unite e le grandi potenze mondiali con lo scopo di impedire che vengano adottate delle sanzioni economiche contro la Corea del Nord e che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si pronunci contro la politica di Pyongyang. Questo incontro segue quelli fra Hu Jintao e il Presidente della Corea del Sud Lee Myung-Bak e fra le autorità cinesi ed il numero due nordcoreano Kim Yong-Nam in occasione dell’inaugurazione dell’Expo di Shanghai.

UNA SITUAZIONE INSTABILE – I rapporti fra la Corea del Nord e i propri vicini sono instabili fin dal termine della guerra con il Sud nel 1953. Infatti lo scontro bellico fra le due Coree non si concluse con un trattato di pace, ma semplicemente con una tregua che non garantì alcuna stabilità. Nel corso degli anni la Corea del Nord ha più volta minacciato Seoul di riaprire le ostilità, ma nell’ultimo decennio la situazione si è inasprita. Dopo il 1989 Pyongyang smise di ricevere aiuti dalla Russia ed accusò una pesante crisi economica. Per assicurarsi nuovi finanziamenti la Corea del Nord adottò una politica di minaccia bellica, avviando la produzione di armi nucleari, testando missili a lunga gittata e provocando incidenti lungo il confine con la Corea del Sud. Proprio recentemente nelle acque territoriali del Nord si è verificata l’esplosione di una nave della guardia costiera sudcoreana, per la quale si suppongono responsabilità di Kim Jong Il. Pyongyang è così riuscita ciclicamente ad ottenere sostegno economico in cambio della rinuncia ai propri propositi militari, cosa che ha accentuato il clima di instabilità lungo la penisola coreana.

IL DILEMMA DI PECHINO – L’alleanza tra Cina e Corea del Nord risale alla guerra degli anni ’50 ed è sempre stata molto solida. Tuttavia l’atteggiamento sempre più imprevedibile del governo di Kim Jong Il e la crescita di peso e di responsabilità sullo scenario internazionale della Repubblica popolare cinese ha recentemente causato alcuni mutamenti. La Corea del Nord è diventato così un alleato scomodo che contrasta col proposito cinese di avere un’Asia nordorientale pacificata e concentrata solo su questioni commerciali. Anche a Pechino dunque si manifesta un senso di fastidio per l’atteggiamento dei vicini nordcoreani e si cerca di prendere le distanze dalle decisioni più imbarazzanti. Ad esempio nel 2009, in un periodo fortemente condizionato dalle minacce di test missilistici, i cinesi annullarono un incontro con le autorità nordcoreane, dimostrando così di non essere favorevoli a tale politica. Sebbene la Corea del Nord non sia il migliore degli alleati possibili, la Cina deve confrontarsi con quanto potrebbe accadere nel caso di dissoluzione del paese, un evento reso verosimile anche dalle precarie condizioni di salute di Kim Jong Il. Infatti vi sono alcuni rischi che Pechino preferisce non correre. Se il regime di Pyongyang crollasse, Il Sud potrebbe annettersi il Nord andando a costituire un forte concorrente regionale, oppure si potrebbe creare una situazione di instabilità che è proprio ciò che la Cina vuole evitare. Inoltre una eventuale dissoluzione nordcoreana potrebbe causare la fuga di milioni di rifugiati verso il confine cinese, destabilizzando l’economia della province nordorientali della Cina. Per scongiurare tali scenari Hu Jintao e gli altri leader cinesi hanno interesse che il regime di Kim non crolli; pertanto riconosceranno probabilmente alla Corea del Nord gli aiuti richiesti, anche se in cambio verranno pretese alcune concessioni di tipo politico.

La visita di Kim Jong Il a Pechino può essere vista come la prima azione di un nuovo atteggiamento più remissivo della Corea del Nord nei confronti della Cina in cambio di sostegno economico.

Filippo Fasulo

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