In 3 sorsi – Una serie di fattori endogeni ed esogeni sta provocando una crisi energetica che rischia di mettere a repentaglio la ripresa post-pandemia in Europa. Vediamo le misure adottate dagli Stati europei e il ruolo cruciale della Russia.
1. LE CAUSE DELLA CRISI
La ripresa delle attività produttive in tutta Europa – consentita dal momentaneo contenimento della Covid-19 – rischia di essere messa a rischio dall’improvviso calo di offerta energetica. La congiuntura sfavorevole è determinata da una serie di fattori: l’impennarsi del fabbisogno cinese, una brusca diminuzione della produzione nordeuropea di energia eolica, il prolungarsi dei climi invernali nel 2021 e soprattutto una riduzione delle importazioni di gas. La conseguenza piú vistosa, per ora, è l’aumento incontrollato dei prezzi delle forniture energetiche.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – La stazione di compressione Slavyanskaya, punto di partenza di Nord Stream 2 in Russia
2. IL RUOLO CENTRALE DEL GAS RUSSO
Ad oggi tutti gli Stati membri dell’Unione Europea sono importatori netti di energia e oltre la metà del loro fabbisogno energetico è coperta da risorse provenienti dall’estero. Petrolio e gas restano rispettivamente la prima e la seconda fonte energetica per utilizzo tra i Paesi europei, e proprio l’approvvigionamento di gas è quello che desta al momento le maggiori preoccupazioni. La dipendenza dalle importazioni di energia espone i Paesi europei a influenze esterne ed è già di per sé un vistoso fattore di debolezza strategica, a maggior ragione se si considera l’identità dei fornitori. Secondo Eurostat, infatti, nel 2020 oltre il 43% del gas naturale importato in UE proveniva dalla Russia, che è stata accusata di aver diminuito l’offerta di gas di proposito, causando l’aumento incontrollato dei prezzi a fini politici. Oltre 40 membri del Parlamento Europeo hanno chiesto alla Commissione di indagare su possibili manipolazioni di mercato da parte di Gazprom, la grande società energetica statale. Nella stessa richiesta i Parlamentari – la stragrande maggioranza dei quali eletti nei generalmente russofobi Paesi dell’ex blocco sovietico (i tre Stati baltici, Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia) – hanno altresì suggerito che il taglio alle forniture di gas sia una manovra russa volta ad accelerare la messa in funzione di Nord Stream 2. La vicenda dimostra come lo scontro sul gasdotto non sia ancora sopito, nonostante l’infrastruttura sia stata recentemente completata e sia solo in attesa di approvazione da parte delle competenti Autorità europee. Il progetto è notoriamente avversato dai Paesi dell’Europa dell’Est (oltre che dagli USA) per evidenti ragioni: collegando Russia e Germania attraverso il Mar Baltico, Nord Stream 2 connette il maggior fornitore di gas naturale con la più grande potenza industriale del continente, tagliando fuori e quindi privando di un’importante rendita geopolitica gli Stati (in particolare Ucraina e Polonia) su cui transitano i gasdotti terrestri. L’avversione al progetto è tale da aver condotto il viceministro degli Esteri polacco a paragonare Nord Stream 2 al patto Molotov-Ribbentrop del 1939 – un accostamento lugubre ma significativo. In effetti lo stesso Governo russo non ha perso l’occasione per sottolineare come l’immediata approvazione di Nord Stream 2 sarebbe un rimedio efficace contro le carenze energetiche europee, pur negando ogni riduzione intenzionale nelle forniture di gas. A dispetto delle rassicurazioni verbali, alla fine di ottobre Putin ha tuttavia chiesto a Gazprom di aumentare le forniture in favore dei Paesi europei, dimostrando più o meno indirettamente che le carenze degli scorsi mesi non erano dovute a problemi di approvvigionamento o trasporto.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Rappresentazione grafica del gasdotto Nord Stream 2 attraverso il mar Baltico
3. I POSSIBILI SCENARI
In attesa di realizzare se il problema energetico in Europa abbia o meno natura strutturale, i Governi nazionali stanno cercando di tamponare la falla come possono: l’Italia tenta di calmierare il mercato per evitare una spesa eccessiva a carico degli utenti, la Francia ha approvato sussidi alla fascia economicamente più debole della popolazione, la Spagna intende introdurre benefici fiscali per compensare il rincaro energetico. Tutte queste soluzioni sembrano puramente temporanee ed emergenziali, sicché nel breve-medio periodo non sembrano esistere soluzioni alternative a un incremento delle importazioni di gas russo. A quale prezzo e a quali condizioni, resta da vedere.
Luigi Garofalo
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