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Pechino:segnali in codice?

Il 15 aprile Wen Jiabao ha scritto una lunga lettera di elogio al defunto e controverso leader Hu Yaobang. Le ipotesi fatte sul perché di questa iniziativa sono molte, e due -la riabilitazione di Hu e il lancio di una riforma politica- sembrano le più realistiche. Tuttavia, al di là delle supposizioni, il significato del messaggio resta criptico.

UN NOME CHE RITORNA Hu Yaobang è un nome scomodo a Pechino. Lo era ventitré anni fa, quando dovette lasciare la guida del Partito, e lo è ancora oggi. Fu un promotore delle riforme economiche degli anni Ottanta, uno degli uomini che hanno portato avanti la rivoluzione di Deng Xiaoping. Ma fu anche un politico vicino a Zhao Ziyang, il reietto, il leader sul quale sono state scaricate le responsabilità della crisi del 1989. Hu Yaobang morì proprio nella primavera di quell’anno, e il suo trapasso fu una delle ragioni che spinsero migliaia di studenti a scendere per le strade di Pechino. Pochi anni prima era stato allontanato dall’incarico di Segretario del Partito Comunista Cinese a causa delle sue idee eccessivamente liberali. Pagò solo con la propria leadership, non fu mai epurato. Eppure, la sua figura ancora trasuda di ricordi, il suo nome è legato alla tragedia, alle paure recondite del governo cinese. A oltre vent’anni dalla sua morte è arrivata una notizia che ha fatto discutere tutti gli osservatori della politica cinese: il 15 aprile Wen Jiabao, attuale premier, ha scritto una lunga lettera pubblicata sul People’s Daily, nella quale ha elogiato la figura del defunto leader. Un colpo a sorpresa, che ha sollevato un mare di ipotesi. Non si è giunti ad un punto di vista condiviso, ad ogni modo. L’Economist ha pubblicato un articolo nel quale si sostiene che la “lettura dei fondi di tè della politica cinese” è tornata di moda.

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CHE VUOL DIRE? – Difficile comprendere il significato di un messaggio così inaspettato. La prima ipotesi è che la lettera costituisca un principio di riabilitazione. Tienanmen è ormai lontana, e riabilitare del tutto il popolare leader non sembra un problema. Un’ipotesi che però non regge il confronto con ciò che si legge nel testo in questione. Nella lettera, infatti, non c’è nemmeno un accenno all’attività politica di Hu, non si parla delle sue idee, né si prende in considerazione la parte che ha giocato nella crisi di due decenni fa. Si preferisce invece parlare dell’uomo, delle sue doti personali. Troppo generico, per una riabilitazione. Una seconda ipotesi è che la lettera del primo ministro sia una prima, tenue apertura verso una riforma politica. Wen Jiabao, giunto al termine del suo mandato, potrebbe voler lasciare un’ultima traccia del suo passaggio. Troppe riforme economiche e troppo poche in politica, potrebbe essere il pensiero del premier e degli altri dirigenti del Partito (tutti gli analisti, infatti, concordano sul fatto che la lettera non sia stata una boutade individuale). Anche in questo caso, tuttavia, l’assenza di riferimenti alle posizioni politiche di Hu Yaobang dovrebbe far riflettere. Se davvero il problema fosse stato introdurre una nuova liberalizzazione politica, perché non accennare nulla in proposito nella lettera pubblicata? Secondo quanto riporta il New York Times, Yang Yisheng, (noto esperto di politica cinese) avrebbe affermato: “Non nutro molte speranze, non si tratta di una rivisitazione completa della carriera di Hu, che avrebbe potuto essere portatrice di un messaggio politico più pregnante”.

Michele Penna

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