In 3 sorsi – La crisi energetica ha ricordato ai Paesi europei quanto ancora i combustibili fossili siano necessari per il loro sostentamento. In un tale contesto società come Gazprom, tra i leader del settore, la fanno da padrone.
1. LA STORIA DI GAZPROM
La recente crisi energetica che ha coinvolto l’Europa ha evidenziato quanto ancora oggi il ruolo degli idrocarburi sia determinante nel mercato e quindi nelle relazioni tra gli attori globali. La società russa Gazprom, in parte controllata dallo Stato, si inserisce prepotentemente in questi ragionamenti, essendo tra i più grandi fornitori di gas naturale (detiene il 16% dei giacimenti mondiali) e di petrolio al mondo. Nata nel 1989 sotto il segretariato di Michail Gorbačëv come ente incaricato alla produzione e alla distribuzione di gas, durante gli anni Novanta Gazprom incrementò la propria influenza a livello internazionale tramite lo sviluppo dei canali di approvvigionamento verso l’Asia centrale e, in particolare, verso l’Europa centrale e occidentale. L’imponente rete di gasdotti (ad oggi 176.800 chilometri totali) che collega i giacimenti russi ai Paesi europei, seppure spesso rivelatasi un’arma politica nelle mani di Vladimir Putin, ha creato una forte interconnessione basata sulla compravendita del combustibile (avviata in realtà a partire già dagli anni Sessanta con il blocco europeo occidentale), che ha contribuito a mantenere una relativa distensione tra la Federazione Russa e l’Unione Europea a seguito della Guerra Fredda.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Lakhta Center, quartier generale di Gazprom, San Pietroburgo 2020
2. LA POSIZIONE DOMINANTE NEL MERCATO EUROPEO
Il fine strategico di Gazprom è quello di aumentare le esportazioni e, parallelamente, la propria capacità di produzione attraverso la scoperta di nuovi giacimenti per poter mantenere la posizione di leader nel mercato, da cui derivano alcuni benefici in termini di influenza geopolitica per la Federazione Russa. Il caso europeo è chiarificatore in questo senso: Gazprom fornisce infatti più di un terzo del gas totale utilizzato dai Paesi membri che di conseguenza fanno dipendere la propria sicurezza energetica dalle decisioni della società di San Pietroburgo. Questa esposizione sul mercato – che varia anche in base ai contratti di erogazione a lunga scadenza stipulati tra i Paesi Ue e la stessa Gazprom – può determinare dei mutamenti negli equilibri politici globali, come dimostra il caso Nord Stream 2. Il gasdotto in questione, recentemente ultimato e che permetterebbe un approvvigionamento più diretto e sicuro all’UE, è stato spesso oggetto di critiche da parte dell’Amministrazione americana, che teme un ulteriore avvicinamento tra Russia e Europa per la grande necessità di idrocarburi di quest’ultima. Per questo motivo Gazprom è stato oggetto di un’interrogazione del Parlamento europeo, voluta in particolare dai Paesi di Visegrad, che accusa la società e il Governo russo di aver tagliato appositamente i rifornimenti provenienti dalla penisola dello Yamal proprio per forzare i tempi tecnici dell’entrata in funzione del NS2. La Commissione, dopo un’attenta analisi dell’ACER, ha successivamente assolto Gazprom, non constatando un’avvenuta manipolazione del mercato.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un operaio nel giacimento Bovanenkovo nella penisola dello Yamal, Russia 2019
3. VERSO QUALE DIREZIONE?
Oltre al Vecchio Continente, Gazprom guarda con molto interesse anche al mercato asiatico. La ripresa economica globale dovuta all’attenuarsi della pandemia ha determinato un aumento della domanda di idrocarburi da parte dei Paesi asiatici, facendo convogliare gran parte delle riserve russe di gas naturale liquefatto (GNL) verso India e Cina. Il Dragone in particolare costituisce un mercato fertile per via della grande quantità di risorse utilizzate dai settori industriali cinesi. Stabilire un canale preferenziale, tramite il potenziamento del gasdotto Power of Siberia (e la creazione del gasdotto Altai), rappresenta per Gazprom un’opportunità per generare maggiori profitti. Al tempo stesso il Governo russo mostrerebbe all’Europa di poter contare su un cliente alternativo altrettanto solido, almeno all’apparenza. Un’altra regione strategica è sicuramente l’Artico. Lo scioglimento dei ghiacciai, oltre a rendere sempre più accessibile la Northern Sea Route alle petroliere russe, permetterà in futuro di sbloccare ulteriori giacimenti, non sfruttati ad oggi per il costo eccessivo delle operazioni di estrazione. La rotta artica potrebbe aprire nuovi sbocchi commerciali consentendo a Gazprom di ricavarne ulteriori utili.
Matteo Camporese
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