In 3 sorsi – Gli Stati Uniti sono preoccupati dall’influenza cinese in Cambogia. Pertanto, a seguito di alcuni sospetti casi di corruzione, il Dipartimento di Stato americano ha deciso di imporre delle sanzioni al Governo di Phnom Penh. SarĂ necessario capire quale sarĂ la reazione dello scacchiere internazionale, specialmente della Cina, e quali saranno le conseguenze.
1. LE SANZIONI ALLA CAMBOGIA
Nel corso di novembre la Cambogia è stata sanzionata congiuntamente dai Dipartimenti del Tesoro, del Commercio e di Stato statunitensi. Alla base delle sanzioni ci sarebbero delle presunte attività commerciali illecite e abusi dei diritti umani. In particolare a essere sanzionati sono stati due ufficiali militari cambogiani: Chau Phirun, Direttore Generale dei Servizi Tecnici e dei Materiali del Ministero della Difesa, e Tea Vinh, una comandante della Marina cambogiana. I due sono stati accusati di aver gonfiato i prezzi di un progetto nella base navale di Ream, in Cambogia, per utilizzare i soldi rimanenti per il loro personale tornaconto. Non solo, è anche stato proibito loro di entrare negli Stati Uniti e i loro beni in territorio americano sono stati momentaneamente congelati.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il premier cambogiano Hun Sen durante l’inaugurazione di una struttura sportiva a Phnom Penh. Alle sue spalle c’è l’ambasciatore cinese Wang Wentian
2. LE PREOCCUPAZIONI DI WASHINGTON
Non è la prima volta quest’anno che gli Stati Uniti intervengono in Cambogia: già a giugno la vicesegretaria di Stato Wendy Sherman aveva incontrato il Primo Ministro cambogiano Hun Sen, al quale aveva fatto notare la propria preoccupazione circa la costruzione di alcune infrastrutture da parte di Pechino nel porto di Ream. In particolare a destare la preoccupazione statunitense era stata la demolizione non notificata di alcuni palazzi finanziati dagli Stati Uniti nello stesso porto, sospettando che – potenzialmente – ci fosse Pechino dietro a questa azione.
Le accuse si sono successivamente inasprite nel corso di dicembre, quando, attraverso un documento del Dipartimento di Stato, gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni dovute alla scelta di concedere alla Cina di costruire strutture nel Golfo della Thailandia, vietando l’esportazione di armi convenzionali e “a doppio uso”. Non è ancora chiaro quali saranno le ripercussioni di tale scelta, dal momento che gli Stati Uniti non sono tra i fornitori di armi della Cambogia. A questa accusa il Governo di Phnom Penh ha risposto dichiarando inaccettabili le sanzioni statunitensi, in quanto avanzate per ragioni politiche.
Fig. 2 – Alcune navi della Marina cambogiana nel porto di Ream, situato strategicamente nel Golfo della Thailandia
3. LA ‘FRATELLANZA’ SINO-CAMBOGIANA
Secondo gli esperti l’avvicinamento della Cambogia alla Cina e il suo contemporaneo allontanamento dagli Stati Uniti hanno motivazioni politiche: in particolare il Governo cambogiano non gradirebbe le intromissioni negli affari interni del Paese da parte degli Stati Uniti, avendo Washington contestato piĂą volte alla Cambogia diverse violazioni dei diritti umani e la volontĂ di fare affari con la Cina. A ottobre l’ambasciatore cinese in Cambogia Wang Wentian ha affermato che la Cambogia e la Cina hanno un rapporto di fratellanza molto forte, definendola una “ironclad brotherhood“. Inoltre il 16 dicembre si è tenuto il primo Cambodia-China Cultural Exchange Forum, un foro nato per promuovere la cooperazione fra i due Paesi: questo dimostra l’ottimo stato di salute degli attuali rapporti sino-cambogiani. Nel prossimo futuro sarĂ fondamentale capire se la Cambogia continuerĂ ad allontanarsi dalla sfera d’influenza americana, preferendo quella cinese, o se – sebbene meno possibile – questa tendenza verrĂ invertita. Per gli Stati Uniti è fondamentale cercare di mantenere solidi i rapporti con diversi Paesi asiatici, in quanto rappresentano dei partner strategici nel contenimento di Pechino. Perdere tali partner a favore di un diretto avversario significa rischiare di compromettere la propria posizione in aree chiave come il Mar Cinese Meridionale.
Niccolò Ellena
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