In 3 sorsi – Il nuovo Rapporto Pemex enuclea le azioni volte al raggiungimento dell’autosufficienza energetica in Messico. Tra queste lo stop alle esportazioni di greggio pone molteplici sfide sia sul piano internazionale che domestico.
1. IL RAPPORTO PEMEX PER L’INDIPENDENZA ENERGETICA
Durante una conferenza stampa tenutasi lo scorso 28 dicembre nella cornice di Palazzo Nazionale, l’amministratore delegato di PetrĂłleos Mexicanos (Pemex) Octavio Romero Oropeza e la Segretaria all’Energia RocĂo Nahle GarcĂa hanno presentato un rapporto sulle azioni predisposte dall’azienda petrolifera statale al fine di raggiungere l’indipendenza nel mercato domestico dei combustibili. Il nucleo del piano prevede la riduzione delle esportazioni di greggio a 435mila barili al giorno (b/d) nel corso del 2022, per poi interromperne la vendita a operatori stranieri l’anno successivo. Si tratta di un progetto ambizioso – a tratti di dubbia fattibilitĂ , secondo alcuni – che contribuisce all’obiettivo giĂ espresso dal Presidente AndrĂ©s Manuel LĂłpez Obrador (AMLO) di espandere la produzione interna e arrestare l’importazione di prodotti raffinati quali benzina e diesel. Il nuovo modello di distribuzione sarĂ supportato dalle raffinerie giĂ operative – Madero, Salamanca, Cadereyta, Minatitlán, Tula, Salina Cruz, – alle quali si aggiungeranno Dos Bocas, Cangrejera e il nuovo stabilimento Deer Park a Houston, Texas. Da ultimo si prevede una percentuale di utilizzo del Sistema di Raffinazione Nazionale (SRN) pari all’86%, a fronte del 50% attuale.
Fig. 1 – Logo di PetrĂłleos Mexicanos (Pemex), principale compagnia petrolifera statale attiva in Messico
2. IL MESSICO NEL MERCATO PETROLIFERO INTERNAZIONALE
Al presente i dati relativi alla produzione e all’esportazione di petrolio messicano confermano il trend di declino osservato nell’ultima decade. Ciononostante nel 2020 il Messico restava uno dei protagonisti del mercato petrolifero internazionale, posizionandosi 13esimo in quanto produttore di greggio e 21esimo per riserve, la maggior parte delle quali costituite da varietà pesanti concentrate in giacimenti offshore a sud del Paese.
Alcuni dei propositi enunciati pochi giorni fa erano stati di fatto anticipati nel Piano Nazionale di Raffinazione del 2018, volto a garantire la sicurezza energetica, obiettivo il cui conseguimento passò per la riconfigurazione delle raffinerie oggi gestite da Pemex. Allora Oropeza osservò che non ci sarebbero state ulteriori privatizzazioni, le quali, invece, erano state il nodo centrale dei cambiamenti legislativi intervenuti nel settore energetico durante la presidenza di Enrique Peña Nieto, quando si decise l’apertura ai capitali stranieri, concludendo il lungo monopolio di Pemex. Quello che si prefigura, dunque, è un cambio di rotta notevole, ma non del tutto inaspettato. Malgrado il suo ruolo da esportatore, infatti, il Messico è un importatore netto di prodotti raffinati – nel 2020 per 593.400 b/d – provenienti in larga parte dagli Stati Uniti. Questi ultimi, inoltre, sono la destinazione principale del greggio messicano, soprattutto della varietà pesante Maya, che viene processata nelle raffinerie statunitensi lungo la Costa del Golfo. Diversamente le miscele leggere ed extra-leggere Istmo e Olmeca sostengono i consumi sul mercato interno.
Fig. 2 – Valore delle esportazioni di petrolio greggio messicano in USD correnti, 2010-2020. Le aree di destinazione seguono la classificazione delle Regioni adottata da Pemex
3. QUALI CONSEGUENZE?
Mentre il mercato petrolifero si appresta a perdere uno dei suoi maggiori attori, pare lecito domandarsi cosa comporterà il raggiungimento dell’autosufficienza energetica in Messico, tanto sul piano domestico quanto su quello internazionale. Da una parte si prevede che le raffinerie site in Asia – soprattutto Corea del Sud e India – ne risentiranno notevolmente, dacché ad oggi assorbono più di un quarto delle esportazioni di greggio proveniente dal Messico. Dall’altra la politica energetica odierna pone una serie di sfide, prima fra tutte quella di raggiungere effettivamente una capacità di raffinazione tale da garantire la produzione di greggio pesante e leggero, così da tagliare le importazioni del secondo. Lo scetticismo rispetto a tale obiettivo deriva, tra gli altri, dallo stato di indebitamento in cui verte Pemex, nonché dall’ipotizzabile carenza di investimenti diretti esteri che seguirà le limitazioni alle esportazioni. Nel frattempo il gas naturale – normalmente secondo al petrolio nella pianificazione energetica nazionale – figura nel nuovo rapporto, il quale prevede un aumento della produzione tra il 2022 e il 2024, sostenuto dai complessi Nuevo Pemex e Cactus, e dal recupero di Campo Lakach nelle acque profonde del Golfo del Messico.
Annagrazia Caricato