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Il progressista Gabriel Boric è il nuovo Presidente del Cile

In 3 sorsi – Il ballottaggio in Cile ha visto la schiacciante vittoria del candidato di sinistra Gabriel Boric, che promette di avviare le riforme richieste dalle manifestazioni di piazza del 2019.

1. BORIC SI PRENDE IL CILE

Il Cile ha un nuovo Presidente: a soli 35 anni, Gabriel Boric è il capo di Stato più giovane della storia del Paese. Con uno schiacciante 55,86% dei voti il leader della coalizione di sinistra ha battuto al ballottaggio l’esponente di estrema destra José Antonio Kast, fermo al 44%. A pochi giorni dalla morte di Lucia Hiriart, vedova del dittatore Pinochet, da sempre ritenuta artefice del colpo di stato del 1973, per le strade di Santiago sventolano bandiere del popolo Mapuche assieme a quelle del Cile a voler fotografare le speranze delle nuove generazioni che guardano con ottimismo al futuro del Paese, lasciandosi le ombre del passato alle spalle. Boric rappresenta infatti un’intera generazione di giovani cileni che non hanno conosciuto la dittatura, ma sono stati testimoni delle gravi crisi sociali, scatenate da un modello economico neo-liberale scellerato. In pochi anni i principali servizi sono stati infatti privatizzati, incrementando così le disuguaglianze sociali, già presenti nel Paese, esplose poi nelle manifestazioni di piazza del 2019.

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Fig. 1 – Per le strade di Santiago alcuni supporters di Boric festeggiano la vittoria elettorale

2. L’AGENDA POLITICA

Boric ha davanti a sé un Paese polarizzato. Dalle proteste del 2019 il Cile si avvia verso un processo di rinnovamento e transizione che si concluderà con la stesura di una nuova Costituzione per il 2022, la quale dovrà garantire maggiori diritti sociali e civili. Nonostante le sfide sociali e soprattutto economiche dovute alla pandemia, l’agenda politica del neoeletto Presidente è piuttosto ambiziosa. Boric ha promesso ai suoi elettori la creazione di uno Stato sociale, la riforma del sistema pensionistico, la deprivatizzazione del sistema sanitario nazionale, l’aumento del salario minimo e una sostanziale riduzione dell’IVA, controbilanciata dall’aumento delle tasse per i redditi più alti e per le grandi multinazionali presenti nel Paese. Durante le ultime settimane di campagna politica il leader della coalizione progressista ha dato poi maggiore enfasi a temi come la sicurezza e l’immigrazione, cari a quella parte dell’elettorato ancora indecisa. Boric ha infatti promesso una nuova politica migratoria che promuova l’immigrazione regolare e che sia più attenta al rispetto degli accordi internazionali e dei diritti umani. In risposta alle gravi violazioni compiute dalle Forze dell’Ordine durante le manifestazioni del 2019, il neoeletto Presidente ha promesso poi la creazione di un Ministero di Sicurezza, Protezione Civile e Convivenza cittadina, che non solo dovrà garantire l’ordine, ma dovrà anche vigilare sulla condotta della polizia affinché episodi del genere e come quelli nella regione dell’Araucanía contro le popolazioni indigene non si ripetano più.

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Fig. 2 – A destra la Presidente dell’Assemblea Costituente Elisa Loncon, al centro il neoeletto Presidente Gabriel Boric accanto alla viceresidente dell’Assemblea Costituente Jaime Bassa sulla sinistra

3. UNA NUOVA SINISTRA È POSSIBILE IN AMERICA LATINA?

Le proteste del 2019 hanno avviato il Paese verso una nuova fase riformista e progressista. Rimangono tuttavia numerose incognite. La crisi economica, una fragile maggioranza al Congresso, la stesura e approvazione della nuova Costituzione per il 2022 non facilitano il faticoso percorso riformista che Boric ha promesso al Paese. Tuttavia in Cile si inaugura un momento storico che potrà aprire la strada ad altri Stati dell’America Latina verso una sinistra progressista, lontana dal populismo e dall’autoritarismo. Il Cile ha infatti la possibilità di creare un nuovo modello per la sinistra latino-americana, in alternativa a quello castro-chavista, forte del proprio peso politico, ma soprattutto economico, nella regione. Starà al giovane Boric e al proprio Governo dimostrare che una sinistra, progressista, democratica e non radicale è possibile in America Latina, in un Paese come il Cile, dove ben si conoscono le gravi conseguenze che l’autoritarismo ha, a prescindere che esso si richiami a ideologie di estrema destra o di estrema sinistra. Per ora Boric avrà l’arduo compito di trovare una sintesi e un equilibrio all’interno della complessa ed eterogenea coalizione che lo ha appoggiato per la formazione di un Governo stabile e forte in grado di attuare le grandi riforme promesse all’elettorato.

Ellen Stephany Vanegas Coronado

Debate Anatel 15 11 2021” by Mediabanco is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • Lo scorso 19 dicembre Gabriel Boric, appoggiato da un’eterogenea coalizione di centro-sinistra, è stato eletto Presidente del Cile.
  • L’agenda politica di Boric promette un sostanziale cambio di rotta nelle politiche che per anni hanno guidato il Paese. Tuttavia gli scenari sembrano ostacolare l’ambizioso piano riformatore del neoeletto Presidente.
  • La spinta progressista cilena riuscirà a influenzare la sinistra latino-americana, ponendo così le basi per una solida alternativa al modello castro-chavista?

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Ellen Stephany Vanegas Coronado
Ellen Stephany Vanegas Coronado

Italo-colombiana, classe ’96, appassionata di Cooperazione Internazionale e Diritti Umani. Ho conseguito il master in International Relations presso la “The University of Birmingham”, dopo aver studiato in Italia e Spagna. Al momento collaboro con una ONG latinoamericana, chiamata “TECHO Internacional”, mi considero profondamente legata all’Europa e all’America Latina, costantemente in bilico tra due regioni del mondo che amo profondamente.

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