In 3 sorsi – Domenica 25 ottobre i cileni hanno scelto tra passato e futuro, grazie al plebiscito per una nuova Costituzione. Una nuova stagione volta a concludere la transizione democratica iniziata oltre trent’anni fa.
1. UN POPOLO UNITO PER UNA NUOVA COSTITUZIONE
“Il popolo unito, non sarà mai vinto”. Sono trascorsi quarantasette anni da quando Allende pronunciò questa frase nel suo ultimo radio-messaggio prima del bombardamento del Palazzo de La Moneda. Quarantasette anni in cui il popolo cileno ha lottato per diritti e libertà. Quarantasette anni in cui, nonostante indici macroeconomici straordinari, le disuguaglianze sono cresciute, creando una società polarizzata sotto il profilo economico, ma anche sociopolitico. Una polarizzazione che è sembrata crollare lo scorso 25 ottobre, quando i cileni si sono recati alle urne votando, con oltre il 78% delle preferenze, per dare il via libera all’iter per una nuova Costituzione, che sostituisca quella del regime militare, datata 1980. Il plebiscito nazionale di domenica ha inoltre stabilito, anche in questo caso con il 78% dei consensi, che a redigere la futura carta costituzionale dovrà essere un’assemblea interamente eletta dai cittadini, il prossimo 11 aprile. Un risultato incontestabile che però, come dichiarato dal Presidente Sebastián Piñera, è solo il primo passo verso il Cile che verrà.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un uomo si prepara ad imbucare il suo voto per il plebiscito nazionale presso il seggio dello Stadio Nazionale di Santiago
2. LA DIFFICILE MISSIONE INNOVATRICE DELLA FUTURA COSTITUENTE
La storica vittoria dell’apruebo apre un percorso faticoso e pieno di insidie. Nonostante ciò, al contrario del passato, la stragrande maggioranza dei cileni sembra decisa a non arretrare di un millimetro dinanzi alla necessità di rompere definitivamente i legami con il sistema ereditato dalla dittatura e solo timidamente modificato dai Governi democratici. Giovani, anziani, imprenditori e lavoratori hanno chiesto una svolta e, ora, sarà compito di tutte le forze sociali in campo trovare una sintesi. La Costituente, che nascerà tra sei mesi, dovrà redigere il nuovo patto costituzionale entro gennaio 2022, con la possibilità di una sola proroga di tre mesi. L’obiettivo principale è quello di costruire un nuovo bill of rights che permetta di garantire a tutti maggiori diritti, con una conseguente espansione del welfare. La vera sfida sarà realizzare tali cambiamenti garantendo all’assetto neoliberale di sopravvivere nei settori in cui è stato artefice della crescita del Paese, di cui principale emblema è la presenza cilena nel cenacolo OCSE.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La commozione di due donne cilene accorse in Plaza Italia per festeggiare la vittoria plebiscitaria
3. VERSO LA FINE DELLA TRENTENNALE TRANSIZIONE DEMOCRATICA
Sono state date molte interpretazioni alle proteste sociali dell’ultimo anno, così come quelle riservate al plebiscito appena tenutosi. Nell’attuale processo di rinnovamento costituzionale molti ravvisano la possibile chiusura della transizione democratica iniziata negli anni Novanta e rimasta incompiuta. Se dopo il crollo del regime militare, il polarizzato assetto politico e sociale cileno non era stato in grado di sradicare i propri legami con l’autoritarismo, a oggi le condizioni per farlo esistono. A tal proposito generazioni e categorie, che nel plebiscito del 1988 sostennero Pinochet e il suo regime con il 43% dei consensi e continuarono a farlo per lungo tempo anche dopo la sua destituzione, sembrano oggi stanche di proteggere un sistema che, per quanto vincente, ha diviso il Paese al punto da metterne nuovamente in discussione la tenuta democratica. La nuova Costituzione dovrà divenire voce di una nazione libera dai fantasmi del passato e, per farlo, tutte le parti sociali dovranno sedere al tavolo della Costituente. La democrazia de facto degli ultimi trent’anni dovrà essere sostituita da una democrazia de iure, ma soprattutto dovrà essere riconosciuta e percepita come tale da tutte le donne e gli uomini cileni. Una nuova alba democratica sta sorgendo su Santiago tra speranze, paure e voglia di sedere sul Cerro San Cristobal ad ammirarla.
Marco Martino
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