mercoledì, 27 Marzo 2024

APS | Rivista di politica internazionale

mercoledì, 27 Marzo 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Guerra in Ucraina: l’emergenza rifugiati

Caffè lungo – In Ucraina, più di 500mila persone sono già fuggite, varcando il confine di Polonia, Ungheria, Moldova, Romania e Slovacchia. Alcune stime prevedono si possa arrivare fino a 5 milioni di rifugiati. L’Unione Europea valuta l’implementazione della Direttiva di Protezione Temporanea per far fronte alla situazione.

NUMERI PREOCCUPANTI

Nella notte tra il 23 e 24 febbraio Putin ha invaso l’Ucraina. Lo stesso giorno migliaia di persone hanno deciso di lasciare il Paese, cercando asilo negli Stati confinanti.
Il 25 febbraio, il giorno successivo all’invasione, le stime riportate dall’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) indicavano che 100mila ucraini avevano abbandonato le proprie case. Era però già chiaro allora che i numeri sarebbero cresciuti vertiginosamente. Come da previsioni, lunedì 28 febbraio Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha twittato che la cifra era ormai superiore a 500mila. L’Alto Commissario ha aggiunto che, in 40 anni di lavoro in questo campo, raramente ha visto un esodo di persone in così rapida ascesa. Secondo alcune stime l’Europa centrale si troverà a fare i conti con 5 milioni di rifugiati.
A scappare sono soprattutto donne, bambini e anziani, poiché, tramite ordinanza emanata giovedì 24 febbraio, il Presidente Zelensky ha infatti vietato l’uscita dal Paese ai cittadini ucraini maschi di età compresa tra i 18 e i 60 anni. Essi dovranno rimanere sul territorio per combattere. Zelensky ha specificato che tale decreto resterà in vigore durante tutto il periodo in cui nel Paese vigerà la legge marziale.

Embed from Getty Images

Fig. 1 – Un uomo saluta la moglie al confine tra Ucraina e Polonia, prima di salire su un pullman che lo riporterà indietro a combattere. Hrebenne, Polonia, 1 marzo 2022

IL RUOLO DEI PAESI CONFINANTI

L’ingente flusso di persone si dirige verso gli Stati situati al confine occidentale: Polonia, Ungheria, Moldova, Romania e Slovacchia. È possibile attraversare i confini senza bisogno di visto e anche in assenza di documenti in corso di validità.
A Medyka, principale valico di frontiera tra Ucraina e Polonia, la situazione è drammatica. Le lunghe code di macchine si protraggono per più di 40 chilometri e alcuni raccontano di aver camminato 10 ore, cercando di sopravvivere alle dure temperature sottozero, al fine di raggiungere il confine. Helena, una donna di 49 anni originaria di Drohobych, ha commentato ai microfoni di Al Jazeera: “È stato un inferno”.
Il Governo polacco si è espresso dichiarando che “chiunque arrivi dall’Ucraina è ben accetto.” Tuttavia, nelle ultime ore di lunedì 28 febbraio, si è creata non poca polemica perché pare che gli studenti provenienti da Africa e India non venissero lasciati passare. La motivazione: “prima gli ucraini”. Alcuni hanno anche riportato episodi di violenza e razzismo perpetrati nei loro confronti. Ha fatto seguito una dichiarazione da parte dell’Unione Africana, i cui rappresentanti si sono detti particolarmente “turbati” da quanto accaduto.
Secondo le stime dell’UNHCR, aggiornate al 28 febbraio, in Polonia è giunto il più alto numero di rifugiati: 280mila. Giocando d’anticipo, già a inizio mese, il Governo aveva comunicato che, in caso di invasione russa, sarebbe stato pronto a ospitare fino a 1 milione di persone. I centri di accoglienza attualmente attivi sono 9 (4 nella regione di Lubelskie e 5 in quella di Podkarpackie), in cui i rifugiati possono sostare se non hanno conoscenti da raggiungere, ricevendo cibo e assistenza medica.
Seconda per numero di rifugiati è l’Ungheria: secondo l’UNHCR già 94mila persone sono presenti, o hanno transitato, sul territorio. La situazione è qui altrettanto drammatica: alcuni hanno attraversato il confine in macchina, ma molti altri a piedi, trasportando a mano i propri bagagli. I principali checkpoint si trovano a Beregsurany e Tiszabecs. Alcune delle persone intervistate da Reuters arrivavano fin da Kiev, avendo percorso ben 800 chilometri di strada. Tuttavia storie di coraggio e aiuto reciproco rischiarano la situazione: una donna ha salvato i figli di uno sconosciuto portandoli dalla mamma oltre il confine e migliaia di ungheresi si sono affrettati a fornire cibo in scatola, materassi e articoli sanitari. Il Ministro della Difesa, Tibor Benko, ha dichiarato che il Paese è pronto a ospitare un ingente flusso di rifugiati e che sono stati inviati militari ai principali checkpoints.
Anche i Governi di Moldova, Romania e Slovacchia hanno aperto le proprie porte ai rifugiati. Ne sono giunti, sui rispettivi territori, 40mila, 34mila e 30mila. Con un tweet risalente al 24 febbraio, la Presidente della Moldova Maia Sandu mostrava degli accampamenti realizzati appositamente per accogliere i rifugiati nelle regioni di Palanca e Ocnița. In Romania il Ministro della Difesa Vasile Dîncu si è detto pronto a ospitare fino a 500mila rifugiati. In Slovacchia il Governo sta preparando 2mila letti in 60 palestre nella regione di Kosice.

Embed from Getty Images

Fig. 2 – Un gran numero di persone dorme in un centro commerciale allestito a centro di accoglienza lungo il confine tra Ucraina e Polonia. Mylny, Polonia, 28 febbraio 2022

IL RUOLO DELL’UNIONE EUROPEA

Tutti i Paesi confinanti sopracitati sono parte dell’Unione Europea, a esclusione della Moldova. Tuttavia, lunedì 28 febbraio, la Presidente Maia Sandu ha annunciato su Twitter di aver parlato con il Presidente della Slovenia (parte dell’UE) Borut Pahor della situazione rifugiati, ringraziando per “il supporto alla Moldova nel suo processo di integrazione europea”.
Molti dei rifugiati hanno già abbandonato i Paesi confinanti per dirigersi verso il cuore dell’UE: Italia, Germania, Repubblica Ceca, Spagna e Portogallo. Come far fronte a tale situazione? Secondo quanto riportato da Euronews, la Commissione Europea è pronta a rispolverare la  Direttiva di Protezione Temporanea. Si tratta di unа misura approvata nel 2001 a seguito delle guerre in Jugoslavia e Kosovo, da implementare in casi eccezionali. Tale misura garantisce protezione temporanea e immediata ai rifugiati provenienti da Stati non-UE, come appunto l’Ucraina, che sono stati costretti a fuggire da conflitti armati. In tale maniera si evita che il sistema, a causa delle troppe richieste di asilo, vada in tilt.
La direttiva deve essere proposta dalla Commissione e in seguito approvata da almeno 15 Stati membri all’interno del Consiglio dell’UE. Può restare in vigore per un massimo di 3 anni, durante i quali gli Stati sono obbligati a fornire permessi di residenza e aiuto nel trovare lavoro e alloggio. Ai Governi viene inoltre richiesto di ridurre al minimo qualsiasi formalità.

Giulia Mocchetti

UNHCR” by Crossroads Foundation Photos is licensed under CC BY

Dove si trova

Perchè è importante

  • Più di 500mila persone hanno già abbandonato l’Ucraina per sfuggire alla guerra. Secondo alcune stime l’Europa centrale dovrà fare i conti con 5 milioni di rifugiati.
  • Il flusso si dirige verso Polonia, Ungheria, Moldova, Romania e Slovacchia. La Polonia conta per ora il maggior numero di arrivi, con code di macchine al confine lunghe più di 40 chilometri.
  • Molti sono diretti verso il cuore dell’Unione Europea. Per far fronte a tale situazione la Commissione valuta di rispolverare la Direttiva di Protezione Temporanea, misura da implementare in casi eccezionali approvata nel 2001.

Vuoi di più? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in più iscrivendoti

Giulia Mocchetti
Giulia Mocchetti

Classe 1997, amo scrivere e viaggiare. A novembre 2021 ho conseguito la laurea magistrale in Lingue Straniere per le Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, con lingue di specializzazione inglese e russo. Negli ultimi anni mi sono interessata agli sviluppi politici e culturali dello spazio post-sovietico, dedicando la mia tesi magistrale all’approfondimento del conflitto in Nagorno-Karabakh.
Per due anni e mezzo ho lavorato come docente di lingua inglese in una scuola per bambini, dove ho perseguito un unico obiettivo: rendere chiaro ciò che può sembrare complesso, che è quello che mi prefiggo di fare anche per il Caffè Geopolitico.

Ti potrebbe interessare