Analisi – La neutralitĂ in politica estera di Svezia e Finlandia ha radici lontane. Per capirle è cruciale osservare il loro rapporto con il vicino russo e con il resto dei Paesi occidentali. Se è vero che entrambe si convinsero ad abbandonare la rigida posizione di non-allineamento quando entrarono nell’Unione Europea nel 1995, lo stesso non si può dire per quanto riguarda il Patto del Nord Atlantico, per ragioni che vanno al di lĂ della piĂą recente attualitĂ .
TRACCE DI UN RECENTE PASSATO
La neutralità è la posizione chiave della politica di sicurezza nazionale svedese da almeno due secoli. A giustificazione di tale scelta ci sono strategici pilastri portanti della politica militare quali la vantaggiosa posizione geografica (una penisola che confina per terra solo con Norvegia e Finlandia a nord, e con il mar Baltico a sud), la riduzione al minimo possibile rischio di entrare in guerra su territorio straniero, la cooperazione internazionale orientata al potenziamento di diritti umani e democrazia, nonché la volontà di mantenere piena sovranità in materia di spesa e intervento militare. Il forte sentimento democratico del popolo e della classe dirigente svedese hanno sistematicamente fatto in modo di avere un approccio pragmatico alla politica estera e di non aderire in modo netto a nessuna delle ideologie che si scontrarono durante la Guerra Fredda, anzi, proponendo piuttosto una terza via alternativa al bipolarismo.
La Finlandia, d’altro canto, per quanto avesse ereditato dal lungo dominio svedese molte delle sue pratiche politiche (compresa la neutralitĂ in politica estera), ha anche una storia recente legata a doppio filo con la Russia, dopo esserne stata un Ducato nell’ultimo secolo dell’Impero. Furono infatti i bolscevichi dopo la Rivoluzione d’Ottobre a riconoscere l’indipendenza della Finlandia, atto che non compromise gli stretti legami e che portò quest’ultima finanche a rifiutare gli aiuti del Piano Marshall durante la Guerra Fredda, pur di non scontentare i vicini dell’Est.
Infatti, nonostante l’espansione sovietica nei Paesi Baltici avesse comportato il netto squilibrio del balance of power attorno al mar Baltico, fu solo conseguentemente alla caduta dell’Unione Sovietica che la Svezia e la Finlandia decisero di entrare nell’Unione Europea (1995) e dare uno strappo alla rigida politica di neutralitĂ e non-allineamento applicata fino ad allora.
Fig. 1 – Skyline del centro storico di Helsinki, capitale della Finlandia
LE VIE DELLA COLLABORAZIONE
Le piĂą recenti aggressioni della Russia in Georgia (2008) e Crimea (2014) hanno tuttavia risvegliato nei due Paesi la paura atavica dell’invasione da Est, alla quale ha fatto seguito perfino la ricerca di una partnership piĂą stretta con la NATO, dopo quella iniziata con il programma Partnership for Peace (PfP) nel 1994.
In Finlandia la classe dirigente sembra mantenersi cauta nell’affermare una concreta volontĂ di membership nella NATO, anche perchĂ© questo non pare essere un approccio favorito dall’opinione pubblica, nonostante la paura scatenata dall’invasione in Ucraina.
In Svezia, invece, gli otto partiti di rappresentanza parlamentare sono ancora profondamente spaccati sulla questione. Il blocco di destra (quattro partiti) appoggiano l’ingresso della Svezia nella NATO, mentre i tre partiti di sinistra (Socialdemocratici, Verdi e Partito della Sinistra) restano contrari e il terzo polo ultranazionalista dei Democratici Svedesi chiede che il popolo possa esprimersi direttamente sulla questione tramite referendum. La spaccatura ideologica in Parlamento sembra, del resto, essere altrettanto ben rappresentativa dell’opinione pubblica svedese.
La Russia, dal canto suo, non ha fatto molto per far sentire i vicini scandinavi al sicuro dalla propria politica estera sempre piĂą aggressiva. Anzi, negli ultimi 10 anni si sono moltiplicati gli episodi, piccoli e grandi, di disprezzo delle leggi internazionali e dei confini territoriali attorno al Baltico e perfino interni alla Svezia, come nel caso delle recenti incursioni di droni in luoghi chiave per le Istituzioni e le industrie del Paese e che la Svezia ha subito imputato ai russi.
Fig. 2 – Un aereo caccia svedese, prodotto dalla SAAB
PUNTO DI NON RITORNO?
Ma è la spiazzante invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 che potrebbe infine delinearsi come il vero colpo di grazia alla ferma neutralitĂ di Svezia e Finlandia. Entrambe sono state oggetto di parole molto dure di recente, per bocca della Direttrice del Dipartimento di Informazione e Stampa del Ministero degli Esteri russo, Maria Zacharaova.
Zacharaova ha infatti affermato che sarebbe inaccettabile per la Russia essere accerchiati da Paesi NATO nel mar Baltico, e che la Svezia si è già dimostrata poco attendibile nella sua sbandierata neutralità , nonostante le sempre più strette collaborazioni con la NATO e la storica attività di intelligence in concerto con gli Stati Uniti in chiave anti-russa.
L’affidabilitĂ della Svezia come Paese che rifugge la guerra, del resto, ha avuto modo di essere messa in discussione piĂą volte di recente. Il reinsediamento delle basi ed esercitazioni militari su Gotland (la piĂą grande isola del Baltico, territorio svedese), il ritorno della leva obbligatoria (dopo soli pochi anni dall’abrogazione), nonchĂ© un aumento del 40% della spesa militare nel quinquennio 2020-2025, hanno reso i toni tra i due Paesi sempre piĂą aspri.
Nonostante ciò la Svezia ha dichiarato questa settimana di non voler cessare il programma di aiuti economici in favore della Russia che nacque dopo il crollo dell’Unione Sovietica e che comporta il versamento di circa 80 milioni di corone svedesi all’anno (circa 8 milioni di euro) tra il 2020 e il 2024.
Nello strano rapporto tra Russia e Svezia va sottolineato il vantaggio di posizione di quest’ultima rispetto alla Finlandia, che al contrario non può permettersi ambiguitĂ nei confronti dei vicini russi. I due condividono piĂą di 1.300 chilometri di confini e rapporti economici interdipendenti (la Russia è il quarto maggior importatore di prodotti finlandesi, mentre la Finlandia acquista circa il 60% della propria energia da fonti russe). Inoltre l’1,3% di cittadini finlandesi è russofono o ha doppia cittadinanza, e da decenni lamenta di soffrire di pesanti pregiudizi da parte del resto della societĂ finlandese.
La lunga lista di motivazioni storiche, etniche, geografiche e non, mantiene la Finlandia in posizione estremamente piĂą cauta della Svezia nel suo avvicinamento alla NATO e nelle dichiarazioni politiche in merito, ma il Paese ha tuttavia espresso l’intenzione di boicottare l’Eurovision Song Contest 2022 se fosse stato permesso alla Russia di concorrere (partecipazione poi tempestivamente negata dal comitato dirigente del Festival).
A fine febbraio entrambi i Paesi sono stati calorosamente accolti al tavolo delle discussioni della NATO e non sembrano avere intenzione di sottrarsi al coinvolgersi ulteriormente con l’alleanza. Probabilmente sperano di usare questa collaborazione anche come leva per una piĂą ampia partecipazione alla distribuzione e accoglienza dei rifugiati ucraini che ora viaggiano verso occidente, considerato che la Scandinavia rimase molto scottata dalla mancanza di solidarietĂ europea quando un problema analogo si presentò nel 2015, dopo le Primavere arabe.
L’unica cosa certa finora è che, circa la decisione se entrare o meno nel Patto del Nord Atlantico, la Svezia e la Finlandia cercheranno di viaggiare insieme sullo stesso binario come giĂ successo negli anni Novanta.
Debora Russo
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