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La Bielorussia “incastrata” tra Russia, Ucraina, UE e NATO

Caffe Lungo – Confinante con Russia, Ucraina, UE e NATO, la Bielorussia ha fatto da sponda all’attacco russo contro Kiev offrendo supporto logistico e basi territoriali. Per ora Lukashenko nega un possibile intervento militare diretto, ma sa anche di aver goduto dell’aiuto prezioso di Putin in piĂą occasioni. Che sia giunta l’ora di pagare il debito? Zelensky e l’Occidente temono proprio questo.          

IL RUOLO (IN)DIRETTO BIELORUSSO  

La Bielorussia, storica e fidata alleata della Russia, ha svolto un ruolo fondamentale nella preparazione dell’attacco russo all’Ucraina. Il Paese ha infatti offerto la propria posizione geografica all’esercito russo, sfruttando il confine con l’Ucraina e permettendo quindi l’ingresso delle truppe di Putin da nord. Oltre a questo, il Presidente Alexander Lukashenko ha concesso alle forze alleate di addestrarsi nelle proprie basi, appoggiando pubblicamente le azioni del Cremlino. In effetti già da alcune settimane i soldati russi si trovavano in territorio bielorusso, ufficialmente per svolgere esercitazioni congiunte con l’esercito locale, iniziate il 10 febbraio.
Oltre alle ben 30mila unitĂ  inviate da Mosca c’erano anche una cinquantina di elicotteri e decine di aerei da guerra, un dispiegamento di forze militari così consistente da spingere il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad accusare Lukashenko di aver premeditato anch’egli la guerra insieme a Putin. Il 14 marzo un dispiegamento simile – denominato “Cold Response 2022” – è iniziato anche da parte della NATO in Norvegia. Quest’ ultimo è un’esercitazione programmata e a cadenza biennale, ma è chiaro che ora assume un peso del tutto diverso. Anche la Russia era stata invitata, insieme ad altri Paesi terzi, ad assistere alle operazioni, rifiutando però l’invito.        

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Fig. 1 – I negoziati tra Russia e Ucraina, ospitati dalla Bielorussia nonostante la sua alleanza con Mosca, marzo 2022

CHI TROVA UN ALLEATO TROVA UN TESORO

Pare essere divenuta opinione comune che la Bielorussia sia solo un’estensione de facto della Russia. A tal proposito hanno fatto scalpore le affermazioni di Alexander Schallenberg, Ministro degli Esteri dell’Austria, Paese neutrale, non legato alla NATO e che detiene tradizionalmente buone relazioni con la Russia. Secondo il Ministro Mosca non solo si è praticamente annessa la Bielorussia, ma non è da escludere che i russi restino in quel territorio a guerra finita, in una sorta di occupazione volontaria. Una posizione simile è quella di un altro Ministro degli Esteri, il lituano Gabrielius Landsbergis, secondo cui Minsk prenderebbe ordini direttamente dal Cremlino, rappresentando una seria minaccia per i Paesi vicini. La Bielorussia confina, oltre che con Russia e Ucraina, anche con Lituania, Lettonia e Polonia, questi ultimi membri sia dell’UE (condizione fortemente cercata da Kiev anche in passato) che della NATO (cui ormai Zelensky pare aver rinunciato). Infine, anche l’oppositrice bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya ha denunciato una cessione della sovranità militare a favore di Putin.        
Lukashenko è al potere dal 1994, forte di sei mandati presidenziali consecutivi (sempre contestati per brogli o violenze). Il più recente di questi, conseguenza delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020, ha portato a proteste senza precedenti in tutto il Paese, stanco della soffocante dittatura che stringe il popolo bielorusso da quasi un trentennio. Per sedare una rivolta divenuta ingestibile, Lukashenko chiese aiuto direttamente all’amico Putin, che non esitò a inviare agenti speciali e forze militari. La repressione fu durissima, ma consentì al Presidente di tenere ancora ben saldo il potere senza altri particolari scossoni. Nel momento del bisogno la Russia ha potuto contare sul vicino di Minsk, tenuto a ricambiare il favore. 

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Fig. 2 – Lukashenko visita le truppe durante un’esercitazione nel distretto di Brest, settembre 2021

LA BIELORUSSIA ATTENDE ALLA FINESTRA

Il ruolo che la Bielorussia sta mantenendo in questa fase è abbastanza peculiare. Da un lato Lukashenko ha dichiarato di non voler entrare direttamente in guerra con un impegno sul campo, a meno che non sia strettamente necessario. Si tratterebbe di uno scenario impopolare che condurrebbe a nuove proteste contro il Presidente. Nonostante tutto questo, il timore che la Bielorussia possa intervenire è stato palesato da Zelensky. La capitale Kiev, bombardata dalle forze russe e ridotta allo stremo come gran parte dell’Ucraina, dista appena 200 chilometri dal confine bielorusso. Il leader ucraino ha inoltre accusato Mosca di voler trascinare l’alleata Minsk con dei pretesti, come l’attacco aereo su Kopan, insediamento bielorusso vicino al confine, spacciandolo per proveniente dallo spazio aereo ucraino e, secondo Zelensky, opera degli stessi russi. Altra fonte di preoccupazione è la recentissima cancellazione dalla Costituzione bielorussa, a mezzo referendum, dello status di “Paese denuclearizzato”.
D’altro canto l’alleato di Putin ha fornito in ogni modo possibile supporto all’offensiva russa, subendo per questo le reazioni dell’Occidente. L’Unione europea ha condannato l’operato di Minsk varando sanzioni economiche che vanno ad aggiungersi a quelle del 2020, frutto della repressione in seguito alla citata vittoria di Lukashenko. Nonostante questa situazione globale che vede la Bielorussia “incastrata” tra vari fuochi, il Paese si è piĂą volte offerto di ospitare i negoziati tra Russia e Ucraina, inizialmente rifiutati da Zelensky e poi svoltisi senza conseguenze decisive. Resta la preoccupazione per la pressione che Putin potrebbe fare su Lukashenko. Un possibile coinvolgimento diretto dei bielorussi provocherebbe fortissime tensioni sul fronte occidentale, rischiando che il conflitto si allarghi oltre i confini – per ora invalicabili – del binomio UE-NATO. 

Mario Rafaniello

Belarusian President Alexander Lukashenko addresses the 26th Annual Session in Minsk, 5 July 2017” by oscepa is licensed under CC BY-SA      

Dove si trova

Perchè è importante

• La Bielorussia copre gran parte del confine ucraino del nord. Un vantaggio impareggiabile per Putin.
• Lukashenko si conferma – ancora una volta – fedelissimo del Cremlino. Secondo alcuni anche troppo.
• La Russia spinge per un coinvolgimento diretto dei bielorussi, stretti tra i due litiganti e l’ira occidentale.

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Mario Rafaniello
Mario Rafaniello

Laureato in Giurisprudenza, Relazioni internazionali e Scienze della politica. Attualmente dottorando in Diritto comparato e Cultore della materia IUS/13 presso la facoltà di Scienze politiche di Caserta dell’Università “Vanvitelli”. In passato autore web per diversi portali a tema culturale e geopolitico.

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