In 3 sorsi – La Repubblica caucasica, riconosciuta dalla Russia nel 2008, vorrebbe sfruttare la situazione in Ucraina (in cui è anche impegnata direttamente) per realizzare le sue velleità di annessione, ma i russi tentennano. Intanto Tskhinvali è coinvolta anche direttamente nella guerra contro Kiev, con risultati piuttosto mediocri.
1. BIBILOV ANNUNCIA IL REFERENDUM
Il 31 marzo scorso Anatolj Bibilov, Presidente della de facto indipendente Repubblica dell’Ossezia del Sud, ha annunciato che verrà presto indetto un referendum per annettere il territorio, de iure parte della Georgia, alla Federazione Russa: “Credo che l’unificazione con la Russia sia il nostro obiettivo strategico, il nostro cammino, la nostra aspirazione di popolo”, ha confermato Bibilov in un comunicato diffuso sul sito di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Bibilov ha aggiunto che dopo le elezioni presidenziali, previste per il 10 aprile, intraprenderà “i necessari passi legali” perché l’Ossezia del Sud diventi “parte della sua storica madrepatria”. Bisogna infatti ricordare che tutti i cittadini osseti hanno il passaporto russo. Non è tuttavia la prima volta che il capo di Stato dell’Ossezia del Sud rilascia simili dichiarazioni: già nel 2015 l’allora Presidente Leonid Tibilov annunciò di voler indire tale referendum. In seguito Bibilov, da poco diventato capo di di Stato, nel giugno 2017 e nel gennaio 2018 aveva annunciato che “prima o poi” sarebbe stata indetta tale consultazione, programmandola addirittura per la fine del 2017, motivandola con il fatto che “i nostri cittadini sono russi, la nostra economia è legata alla Russia, gli stipendi e i programmi governativi sono finanziati con il budget russo”. Nelle dichiarazioni di cinque giorni fa Bibilov ha anche osservato che l’opportunità di realizzare quest’obiettivo risale addirittura al 2014, in seguito al referendum con cui la Crimea optò per l’annessione alla Russia, e ha aggiunto che “le consultazioni con i nostri colleghi russi sono già in corso”. Dal Cremlino è arrivata però una risposta “distaccata” alle dichiarazioni provenienti dall’Ossezia del Sud. il portavoce presidenziale, Dmitrij Peskov, ha dichiarato che Mosca non sta intraprendendo alcuna azione a riguardo: l’obiettivo probabilmente è non aprire una nuova finestra di confronto (indiretto) con la NATO, che supporta le istanze georgiane, in un periodo già complicato per via delle sanzioni imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Intanto il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che non riconoscerà gli esiti del referendum.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Anatolj Bibilov insieme a Vladimir Putin nel 2019
2. LA REAZIONE DELLA GEORGIA
Le autorità di Tbilisi hanno reagito negando qualsiasi valore legale ad un referendum che, oltrettutto, sarebbe falsato dall’evacuazione forzata dall’area di migliaia di cittadini di etnia georgiana. “È inaccettabile parlare di referendum mentre il territorio è occupato dalla Russia”, ha commentato David Zalkaliani, Ministro degli Esteri georgiano. Per Zalkaliani l’annuncio di Bibilov sarebbe “un tentativo di ripetere le terribili conseguenze che abbiamo visto nel 2008 (seconda guerra russo-georgiana, ndr) e di trascinare nuovamente la Georgia in provocazioni. Non lo permetteremo, perché siamo coerenti nella nostra politica pacifica”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Alcuni abitanti dell’Ossezia del Sud festeggiano il riconoscimento della propria indipendenza da parte della Russia, avvenuto al termine della guerra russo-georgiana dell’agosto 2008
3. GLI OSSETI IN UCRAINA
Per i suoi legami con la Russia, è inevitabile che le vicende dell’Ossezia del Sud vadano a intrecciarsi con il conflitto russo-ucraino. La partenza di truppe e volontari osseti per l’Ucraina è stata annunciata lo scorso 26 marzo da Bibilov, secondo cui la campagna militare si è resa necessaria per “proteggere la Russia e l’Ossezia del Sud (…) Perché se il fascismo non è schiacciato alle frontiere lontane, domani si manifesterà di nuovo qui ”, ma il Governo di Tskhinvali non ha specificato la consistenza delle forze inviate. Bibilov si è anche scagliato pubblicamente contro la NATO, aggiungendo di voler fornire anche assistenza ai profughi filo-russi del Donbass. La notizia ha però incontrato la replica dell’Ufficio delle comunicazioni strategiche delle forze armate dell’Ucraina, secondo cui “i soldati dell’ Ossezia del Sud hanno rifiutato di entrare in guerra al fianco della Russia”, precisando che pochi giorni fa quasi tutto il personale di uno dei gruppi tattici del battaglione (due compagnie di fucili motorizzati e una batteria di mortai) della quarta base militare delle Forze Armate russe (unità militare 66431, Tskhinvali) si è rifiutato di partecipare alle operazioni militari in territorio ucraino. Tuttavia l’ex leader separatista Eduard Kokoity, pur dicendo di sostenere Putin, si è espresso contro il dispiegamento di uomini dall’Ossezia del Sud in Ucraina sostenendo che le “centinaia di combattenti” che si sono uniti all’operazione militare in Ucraina vengono trattati come “carne da cannone”.
Federico Macrina
“Flag of South Ossetia” by WiredRyo is licensed under CC BY