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Come finirà l’offensiva russa nel Donbass?

Analisi – Come procederanno le operazioni militari in Ucraina nelle prossime settimane? Non vi proponiamo pronostici, che avrebbero poco valore, ma vi spieghiamo come si analizza una situazione simile.

Giornalisti e analisti più esperti generalmente avvertono che le dinamiche in gioco sono così tante e difficili da non fornire elementi chiari che spingano chiaramente in una direzione o in un’altra. Questo anche perché, come ripetiamo spesso, un’analisi non predice il futuro in termini di pronostico, ma identifica le dinamiche che influenzano il futuro e come possano farlo.

Se quindi quelli che vengono chiamati “esperti” sono in grado di evidenziare le dinamiche in gioco, è compito degli analisti (spesso esperti anche loro della materia, ma non necessariamente) razionalizzare tali dinamiche in maniera utile alla comprensione. Per farlo, e poter trarre indicazioni utili circa le possibili traiettorie future, utilizzeremo una tecnica chiamata Alternative Futures Analysis (già usata in passato da noi per altri studi) mostrandovi almeno in parte il procedimento e non solo le indicazioni finali.

Ci concentriamo sui prossimi scontri attorno al Donbass e, per prima cosa, mappiamo le dinamiche in corso, raggruppandole in temi:

Tutte queste dinamiche si possono combinare per dare origine a centinaia di possibili scenari differenti, alcuni molto diversi tra loro, altri molto simili (ossia differenti tra loro solo per piccole varianti). La definizione di tali scenari – esattamente come nei pronostici che si possono leggere su media in generale, social e non – parte dall’immaginare che certe dinamiche siano più determinanti. Cambiando le dinamiche rilevanti, cambia anche lo scenario che ne risulta.

Per esempio:

“L’attacco russo avviene in maniera non coordinata, con le unità inviate a piccoli gruppi man mano che avanzano verso il fronte. Droni, loitering munitions (droni “kamikaze”), artiglieria e armi anticarro colpiscono le unità di punta russe bloccandone l’avanzata e sfruttando il terreno aperto che, in questo caso, favorisce il fuoco dei difensori. I russi faticano ad avanzare rimanendo spesso troppo allo scoperto e ritirandosi o abbandonando i veicoli dopo le prime perdite.”

In questo caso ipotizziamo che le dinamiche dominanti siano lo scarso morale e qualità delle truppe russe, il terreno aperto (in questo caso in funzione pro-ucraini), l’intelligence e le armi fornite dall’Occidente all’Ucraina, mentre ipotizziamo che siano meno rilevanti altri aspetti.

Una variante minore, per esempio, potrebbe essere determinata dalla pressione sul comandate russo ad attaccare per ottenere risultati in tempi rapidi.

Un altro scenario molto differente:

“L’attacco russo avviene frontalmente in maniera coordinata con un’elevata potenza di fuoco e un’avanzata più metodica di quanto visto in passato, con le truppe ucraine in difficoltà a causa della mancanza di armamento pesante analogo e più esposte a causa del terreno più aperto. Il conflitto diventa sanguinoso con una costante spinta russa che progressivamente fa arretrare gli ucraini.”

Perché si verifichi uno scenario di questo tipo, ovviamente, sono altre le dinamiche che devono risultare dominanti: la potenza di fuoco russa, la coordinazione data da un comando russo più razionale, la mancanza di sufficienti armi pesanti ucraine, il terreno favorevole all’attacco meccanizzato. Ulteriori dinamiche (come lo scarso morale russo o le perdite passate) risulterebbero essere state meno determinanti.

Altri scenari possono vedere attacchi russi non frontali, contrattacchi ucraini, una maggiore attività ucraina sui rifornimenti russi o un crollo inaspettato delle difese ucraine. Ciascuno di questi possibili scenari deriva da una diversa combinazione delle variabili e una diversa valutazione di quali possano essere dominanti e come influenzino il corso degli eventi. Per questo motivo in analisi non è possibile (né sarebbe serio) dire “sicuramente avverrà questo”. È un tirare a indovinare quali dinamiche “vincano” sulle altre – magari ci si prende, ma non per bravura: si è solo fatto un pronostico, come per una partita di calcio, cioè si è semplicemente affermato cosa per noi sia più probabile. Questo può avere un suo valore, ma sarebbe corretto esplicitare il perché e su quali assunti si basi l’affermazione. Correttamente, un altro analista potrebbe fare un pronostico diverso, se considerasse che sarebbero altre dinamiche a risultare dominanti.

Che utilità ha questo studio?

Se si costruisce un numero sufficiente di scenari (almeno decine o più) è possibile avere un panorama ad ampio spettro. Realisticamente non è detto che uno di questi sia quello che davvero si verificherà, anche se – nel caso il lavoro sia sufficientemente curato e il numero di scenari sufficientemente vasto – è possibile ci si avvicini.

Ciò che più conta, però, è che la definizione di così tanti scenari fa emergere delle tendenze costanti, che permettono di raggruppare gli scenari in gruppi che hanno caratteristiche simili. Possiamo quindi razionalizzarli in una matrice 2×2 che si muove attorno a due macrodinamiche ortogonali tra loro – cioè indipendenti l’una dall’altra.

La prima macrodinamica riguarda la capacità russa di sostenere una forte intensità per l’attacco o meno. “Russia che sostiene intensità per l’attacco” significa che riesce a creare una forte concentrazione di forze e di potenza di fuoco tale da limitare la capacità ucraina di resistere frontalmente e infliggendo a lungo perdite consistenti, senza ridurre sensibilmente la pressione a causa delle proprie perdite.

“Russia che non sostiene intensità per l’attacco” significa che o l’attacco avviene in maniera poco coordinata fin dall’inizio, risultando in una pressione ridotta e gestibile da parte ucraina, o dopo un inizio intenso non riesce a mantenere stesso livello di pressione a causa delle proprie perdite che progressivamente minano lo sforzo offensivo.

La seconda macrodinamica, indipendente dalla prima, riguarda la capacità ucraina di avere sufficienti riserve e armamenti per coprire le eventuali (e per certi versi inevitabili) perdite e “buchi” nelle proprie posizioni a causa dell’attacco russo.

“Ucraini hanno riserve” significa che, indipendentemente dal successo iniziale russo, l’Ucraina possiede riserve (in termini di unità, uomini, materiali) per tappare buchi, operare contrattacchi locali (come minimo) per riprendere località chiave e in generale stabilizzare la situazione anche se le unità di prima linea dovessero soffrire particolarmente.

“Ucraini non hanno riserve” indica che sconfitte o logorate le unità di prima linea, l’Ucraina non è in grado di tappare i buchi (o perché le riserve sono ancora lontane o perché non ce ne sono), neanche di contrattaccare localmente o, in generale, rinforzare in tempi utili le posizioni avanzate. Può avvenire anche perché l’azione russa rende difficile un loro schieramento efficace.

La matrice 2×2:

La combinazione di queste due macrodinamiche crea appunto la matrice 2×2 dentro la quale possono essere sistemati tutte quelle decine di scenari precedentemente ipotizzati. Otteniamo così quattro macroscenari, quelli che davvero ci aiutano a capire cosa potrebbe accadere.

  1. Bagno di sangue (RUS sostengono intensità attacco + UKR hanno riserve): la Russia effettua un attacco preparato e massiccio che rischia di travolgere le difese ucraine nel settore, sfruttando terreno, riorganizzazione e nuove forze, a cui l’Ucraina risponde impiegando gran parte del suo potenziale residuo per bloccare ogni avanzata. La potenza di fuoco russa viene contrastata dalla tenace resistenza ucraina, risultando in una battaglia risulta particolarmente sanguinosa perché entrambi i contendenti sono in grado di mantenere pressione a lungo. Il livello di perdite date dalla concentrazione della potenza di fuoco lascerà comunque entrambi i contendenti sfiniti e, a meno del crollo di uno dei due causa perdite eccessive, generalmente concordi nel pensare che non sia più possibile spostare oltre i confini.
  2. Contrattacco ucraino (RUS non sostengono intensità attacco + UKR hanno riserve): l’attacco russo ottiene qualche iniziale vantaggio, ma i soliti problemi di coordinamento, morale ed efficacia delle truppe permette agli ucraini di respingerlo e progressivamente aumentare le perdite inflitte. L’afflusso di rinforzi e le difficoltà russe permettono agli ucraini di contrattaccare localmente riprendendo alcune zone – venendo generalmente riconosciuto come un’altra sconfitta russa in Ucraina. La valutazione del reciproco sfinimento (e forse l’hubris) determinerà quanto gli Ucraini provino a spingere indietro i russi nella zona, dato che la difesa del Donbass occupato risulta più facile.
  3. Combattimenti prolungati (RUS non sostengono intensità attacco + UKR non hanno riserve): l’attacco russo ottiene qualche iniziale vantaggio mma i soliti problemi di coordinamento, morale ed efficacia delle truppe permette agli ucraini di contenerlo e causare perdite. Tuttavia le forze ucraine rimangono pressate e incapaci di contrattaccare efficacemente a causa dello sfinimento e mancanza di riserve, cosa che porta a una sorta di stabilizzazione del fronte. Putin, forse, troverà un modo per chiamarlo “vittoria”, ma se si arriva a un accordo negoziale sarà solo per sfinimento reciproco, non perché gli obiettivi siano stati raggiunti.
  4. Difese ucraine crollano (RUS sostengono intensità attacco + UKR non hanno riserve): la Russia effettua un attacco preparato e massiccio che rischia di travolgere le difese ucraine nel settore, sfruttando terreno, riorganizzazione e nuove forze. Le difese ucraine non riescono ad applicare le usuali tattiche di disturbo e attacco ai fianchi e ai rifornimenti, perdendo lentamente ma costantemente terreno. La mancanza di riserve (o il loro impiego frammentario), così come la mancanza di armamenti pesanti a sufficienza non permette di voltare le sorti dello scontro e il costante attrito infine mostra i suoi effetti: le difese ucraine nella zona JFO progressivamente crollano o devono ritirarsi da numerose posizioni chiave. L’avanzata russa non può continuare all’infinito a causa di proprie difficoltà, ma riesce comunque a raggiungere una parte considerevole dei confini storici delle Oblast di Donetsk e Luhansk, permettendo a Putin di dichiarare vittoria prima che gli ucraini si riorganizzino. La sorte di alcune sacche di resistenza lasciante indietro dagli attacchi pone comunque dubbi su se, quando e come possano terminare gli scontri.

Perché fare tutto questo?

In primo luogo per razionalizzare le dinamiche ed evitare di rimanere confusi dalle tante variabili in gioco, cercando di estrapolare gli aspetti fondamentali su cui porre attenzione. Come detto, non è possibile determinare a priori verso quale macroscenario volgeranno davvero gli eventi, ma la realtà, al di là dei dettagli specifici, molto probabilmente sarà verso una di queste direzioni principali, al netto di dettagli che ovviamente possono essere differenti da quelli suggeriti. In secondo luogo conoscere questi aspetti aiuta a osservare gli eventi cercando di cogliere gli early warnings che indicano verso quale direzione ci si sta muovendo. Impiegata al servizio di Governi o policymaker, questo tipo di analisi (che qui abbiamo semplificato, può diventare molto più articolata) proprio grazie alla definizione degli early warnings aiuta a capire se e come agire per favorire lo scenario desiderato o per impedire quelli indesiderati. In altre parole, su quali dinamiche sia più opportuno agire per (provare a) influenzare il futuro.

Lorenzo Nannetti

Immagine di copertina: 237th Tank Regiment during exercise with T-72B at the Pogonovo TG, by mil.ru, licenza CC BY 4.0

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Perchè è importante

  • Non è possibile dire a priori come andrà a finire l’offensiva russa nel Donbass.
  • Fare pronostici non è un modo serio di analizzare la situazione.
  • È possibile utilizzare tecniche analitiche particolari per ottenere informazioni utili.

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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