In 3 sorsi – L’Europa è divisa sulla possibilitĂ di applicare un embargo ai combustibili russi. Intanto la Commissione ha fissato una quantitĂ minima di gas da stoccare per l’inverno molto alta che difficilmente i Paesi membri riusciranno a soddisfare.
1. SANZIONI ALLA RUSSIA: GAS SĂŚ O NO?
Al momento l’Unione Europea si vede divisa sulla possibilitĂ di attivare sanzioni nei confronti della Russia che prevedano l’embargo delle importazioni di gas naturale. Gli stati piĂą a rischio come Germania, Austria e Ungheria hanno opposto il proprio veto. La comminazione della massima pena per la Russia, infatti, danneggerebbe non solo l’economia di Mosca – al mercato europeo sono destinate il 75% delle esportazioni russe, per non parlare delle enormi problematiche legate alla chiusura dei giacimenti, – ma soprattutto i Paesi europei che piĂą dipendono dal gas, come sottolineato dal ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner alla riunione dell’Eurogruppo del 4 aprile. L’esposizione dell’Italia verso la Russia è quasi equiparabile a quella tedesca, rispettivamente 46% e 49% degli import. Il premier Draghi ha però dimostrato maggiore apertura rispetto all’eventualitĂ di limitare drasticamente l’acquisto di combustibili fossili. D’altro canto, se questa ipotesi dovesse concretizzarsi, le misure contenute nel piano REpowerEU potrebbero non essere sufficienti ad arginare la mancanza di gas.Â
Embed from Getty ImagesFig. 1 – il Cancelliere tedesco Olaf Scholz assieme al ministro delle finanze Christian Lindner, aprile 2022
2. LE CRITICITĂ€ DELLO STOCCAGGIO: IL CASO ITALIANO
Uno degli aspetti critici del REpowerEU riguarda le attività di stoccaggio, ovvero il sistema di accumulo di gas con funzione di riserva in vista della stagione invernale, considerato come strumento di difesa essenziale in caso Mosca decidesse di chiudere i rubinetti. La Commissione Europea ha stabilito che i Paesi membri dovranno assicurarsi un livello minimo di riserve entro novembre 2022 pari all’80% della capienza massima e al 90% entro novembre 2023. Il raggiungimento dei target sarà vincolante per gli Stati membri, per questa ragione i Governi nazionali sono corsi subito ai ripari dando il via alle operazioni di accumulo. Il caso italiano ha svelato alcune criticità che potrebbero essere riscontrate anche a livello europeo: a inizio aprile il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha varato un decreto (il secondo decreto Stoccaggi dopo quello di marzo) per favorire le aziende del settore a riempire i giacimenti. Le aste per l’assegnazione degli spazi di stoccaggio – lo stoccaggio ha luogo in dei sistemi rocciosi porosi in grado di trattenere il gas – sono però andate sostanzialmente deserte nonostante i prezzi molto vantaggiosi. Su circa 6 miliardi di metri cubi di spazio ne sono stati banditi solo 215 milioni, a dimostrazione che per le imprese non sia conveniente l’acquisto di partite di gas ai prezzi attuali (che ha raggiunto i 183 euro per MWh). Questo è dovuto al cosiddetto “paradosso dello stoccaggio”: nel momento in cui le riserve di gas stoccate sono basse, la domanda di gas sul mercato aumenta e così salgono i prezzi, soprattutto nel periodo estivo ossia quello in cui tendenzialmente si acquista gas a prezzo relativamente basso (per via delle dinamiche stagionali) per poterlo depositare nei siti di stoccaggio ed utilizzarlo durante l’inverno, quando i prezzi del gas sono invece tendenzialmente alti ed avere delle riserve da cui attingere ha senso dal punto di vista economico. Quando la differenza fra prezzo del gas che gli operatori si attendono in estate ed il prezzo atteso per l’inverno non è abbastanza alta, gli operatori non trovano conveniente sostenere i costi degli acquisti estivi e quelli dello stoccaggio fino al periodo invernale, in quanto la spesa non risulterebbe vantaggiosa rispetto a semplicemente acquistare quello stesso gas sul mercato all’occorrenza. Ne consegue che nel momento in cui le riserve di stoccaggio hanno più bisogno di essere riempite si verifica una serie di condizioni che rende sconveniente adoperarsi in tal senso. Per spezzare questo circolo vizioso è necessaria una risposta regolatoria adeguata ed in quest’ottica, a detta del ministro, serve una regolazione ad hoc che solleciti una risposta dagli stakeholder di riferimento.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La russa Gazprom è tra le principali aziende di gas naturale al mondo, la maggiore tra quelle quotate in Borsa
3. L’ACQUISTO CONGIUNTO COME POSSIBILE SOLUZIONE
Gli obiettivi imposti dall’UE sullo stoccaggio rimangono di complessa attuazione per i singoli Paesi, inoltre, non costituiscono una risposta adeguata, se non accompagnata da altri provvedimenti, alla crisi energetica. La Commissione ha sancito la facoltĂ di erogare degli aiuti statali in supporto alle imprese proponendo uno sconto del 100% sulle tariffe di trasporto verso i giacimenti, ma non aveva forse previsto la mancanza di appetibilitĂ del provvedimento per le stesse aziende che temono un calo dei prezzi per il prossimo inverno, momento in cui il gas stoccato dovrĂ essere venduto. Una possibile soluzione potrebbe risiedere nell’acquisto congiunto di combustibile da parte dei Ventisette. La Commissione ha recentemente istituito una piattaforma per l’acquisto di gas, GNL e idrogeno che mira ad attrarre fornitori globali stabili e a rafforzare la posizione dell’Ue sul mercato del gas, uno strumento necessario per l’evoluzione dell’Unione Europea ma che potrebbe non bastare a limitare i danni della crisi energetica.
Matteo Camporese
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