In 3 sorsi – L’annosa questione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh verrà verosimilmente risolta a favore degli azeri, con l’UE a fare da mediatrice a causa di una Russia “distratta” dalla guerra in Ucraina. Ma a Yerevan e Stepanakert non tutti sono soddisfatti.
1. L’UNIONE EUROPEA TRA ARMENIA E AZERBAIJAN
Il 6 aprile scorso si è tenuto a Bruxelles l’incontro tra il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan e il Presidente azero Ilham Aliyev, insieme a Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo. L’obiettivo è stato intavolare trattative per un “accordo di pace completo” inerente al conflitto in Artsakh/Nagorno-Karabakh (i nomi con cui i due Paesi rispettivamente chiamano la regione da trent’anni oggetto di contesa), territorio internazionalmente riconosciuto come parte dell’Azerbaijan. L’incontro è stato organizzato in seguito alle recenti dichiarazioni di entrambe le parti sulla volontà di intraprendere un percorso volto alla fine delle ostilità. Negli ultimi mesi c’erano infatti state accuse reciproche relative a presunte violazioni del cessate il fuoco. In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, Francia e USA si erano rifiutati di cooperare con la Russia nell’ambito del “gruppo di Minsk” in seno all’OSCE per quanto riguarda il processo di pace tra Armenia e Azerbaijan. Inoltre è ora in dubbio la presenza e la funzionalità dei 2mila peacekeepers schierati da Mosca in seguito alla vittoria dell’Azerbaijan sull’Armenia nel conflitto del 2020. Baku è poi destinata a diventare un importantissimo fornitore di gas per l’Europa. Questi fattori potrebbero decretare l’utilizzo prevalente di forum dell’UE per negoziazioni future da parte dei due Paesi. Dopo l’incontro Pashinyan ha dichiarato di essersi accordato con Aliyev riguardo l’istituzione di una commissione bilaterale incaricata di stabilire definitivamente i confini tra i due Stati e il loro reciproco rispetto.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Nikol Pashinyan, Charles Michel e Ilham Aliyev dopo il loro vertice a Bruxelles, 6 aprile 2022
2. I MALUMORI DELL’ARMENIA
In Armenia ciò ha causato del malcontento. Il 12 aprile i parlamentari di opposizione hanno deciso di boicottare le sedute in programma in quella settimana e di entrare in Artsakh in segno di protesta (ingresso impedito dai peacekeepers russi). Ciò a causa del disaccordo con la recente linea governativa, che si starebbe “accontentando” di ottenere garanzie in materia di diritti umani per i cittadini di nazionalità armena nella regione, riconoscendo la sovranità azera su di essa, piuttosto che farne una questione territoriale. Lo stesso Pashinyan il giorno successivo ha confermato di volersi attenere a questa posizione. Anche le de facto autorità dell’Artsakh hanno espresso il loro disappunto e Sasun Barseghyan, ex leader dell’Askeran (una delle otto regioni che compongono l’Artsakh) ha addirittura avanzato la proposta di indire un referendum per unire il territorio alla Russia, le cui forze attualmente costituiscono la maggiore garanzia per la sicurezza degli abitanti. Intanto, in un comunicato del 12 aprile, Aliyev ha rivelato la presunta disponibilità armena ad accettare un programma di pace in cinque punti, proposto a Yerevan verso metà marzo, che fondamentalmente cristallizza lo status quo a favore dell’Azerbaijan ed esclude qualsiasi futura pretesa territoriale armena. Tuttavia non ha specificato quali diritti e garanzie di sicurezza verrebbero offerti agli Armeni del Nagorno-Karabakh. L’autonomia politica è fuori discussione, come già dichiarato in seguito alla vittoria del 2020. Secondo alcuni analisti è più probabile che vengano accordati uno status di autonomia culturale (come scuole e media in lingua armena) e disposizioni che garantiscano la sicurezza fisica.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestazione di protesta a Yerevan contro le trattative del Governo Pashinyan con Baku sul Nagorno-Karabakh, 5 aprile 2022
3. L’INTRANSIGENZA DELL’AZERBAIJAN
Il 20 e il 21 aprile Toivo Klaar, rappresentante speciale dell’Unione Europea nel Caucaso meridionale, ha incontrato separatamente Pashinyan e Aliyev per pianificare la costruzione di una rete autostradale e ferroviaria che connetta l’Azerbaijan al Nakhchivan, sua exclave sud-occidentale, attraverso l’Armenia. Il Presidente azero ha lamentato l’impasse del progetto, dovuta secondo lui alla riluttanza armena a studiarne la realizzabilità. Il 22 aprile Aliyev ha poi parlato al V Congresso degli Azeri nel mondo tenutosi a Shusha (in armeno Shushi), proprio in Nagorno-Karabakh: l’accordo proposto da Baku costituisce “l’unica e ultima chance” di pace per l’Armenia. Pashinyan ha risposto di non aver intenzione di firmare alcun trattato le cui clausole non vengano accettate dagli abitanti dell’Artsakh. Il 25 aprile ha infine avuto luogo una telefonata tra i due Ministri degli Esteri Ararat Mirzoyan e Jeyhun Bayramov, che hanno convenuto sui parametri per la composizione della commissione bilaterale di frontiera e sulla prossima creazione di un gruppo di lavoro deputato a stilare il trattato di pace.
Federico Macrina
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