In 3 sorsi – La guerra in Ucraina porta gli Stati europei ad armarsi e riconsiderare il ruolo della forza militare. Gli USA approvano, ma non senza dubbi.
1. LA NATO ENTRA NEL XXI SECOLO
Dalla fine della Guerra Fredda la NATO si è ritrovata a dover ridefinire la propria funzione rispetto al compito storico di contenere l’URSS. Questa riflessione è stata spesso accompagnata da critiche, fino alla dichiarazione di Macron, che nel 2019 la definiva “cerebralmente morta”. Critiche sono però arrivate anche dall’altra sponda dell’Atlantico: Trump, e una parte dell’elettorato, ha sempre ritenuto iniqua la struttura dell’Organizzazione, imputando agli alleati la poca propensione a raggiungere il requisito del 2% del PIL per la Difesa. Il risultato, quindi, è stato un progressivo strappo da parte dell’Europa occidentale – ricucito solo in parte dall’Amministrazione Biden, – impegnata a trovare una via per un’autonomia strategica, anche se non senza contraddizioni. Questo allontanamento è stato dimostrato anche dal rafforzamento dei rapporti dei Paesi dell’Europa occidentale con la Russia, con un infittirsi di relazioni economiche soprattutto in ambito energetico, come il più eclatante caso del Nord Stream 2, più volte osteggiato dagli statunitensi. Lo stesso, tuttavia, non si può dire per gli Stati orientali, quali Polonia e Paesi Baltici, che hanno da sempre considerato l’ombrello di sicurezza americano un fattore chiave da contrapporre alla minaccia russa, e di conseguenza si sono dimostrati più vicini a Washington.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – I leader del G7 durante il summit della NATO del 24 marzo 2022 sulla crisi ucraina
2. IL NUOVO RIARMO
La guerra in Ucraina, tuttavia, ha cambiato il volto delle relazioni tra USA e Unione Europea: almeno nel breve periodo il blocco NATO ha visto un notevole ricompattamento e le iniziali incertezze (come la reticenza italo-tedesca sulle sanzioni) sembrano superate. Oltre alle sanzioni spicca la decisione di riarmo degli europei, soprattutto il piano da 100 miliardi di euro del Cancelliere tedesco Scholz e la decisione italiana di aumentare la spesa militare fino a raggiungere il 2% del PIL. Anche Stati che già superano la soglia richiesta dalla NATO hanno scelto di armarsi maggiormente, come dimostrano la legge sulla “difesa della patria” promossa dal premier polacco Duda, che intende raddoppiare e ammodernare l’apparato militare, e le dichiarazioni di Macron di potenziare il proprio esercito. Questo progressivo riarmo conferma una tendenza di crescita delle spese in armamenti, iniziata dal 2015 in reazione all’occupazione della Crimea, anche se la maggior parte degli Stati rimangono ancora sotto la soglia pattuita.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Segretario Generale della NATO Stoltenberg con il Segretario di Stato americano Blinken, 4 marzo 2022
3. LA PROSPETTIVA AMERICANA
La guerra ha stravolto il sentimento di relativa pace e sicurezza percepito da lungo tempo in Europa. Per gli USA questa è al contempo un’opportunità e una minaccia. Da una parte la condivisione delle spese militari nell’ambito NATO consente agli USA di dedicare maggiori risorse nella competizione con la Cina, intento dichiarato da anni ma poco realizzato proprio per via degli impegni europei e mediorientali, specie in un quadro di più ampio respiro che riconosce Pechino come rivale geopolitico, come sottolineato nel 2019 da Stoltenberg e riconfermato nei recenti vertici dell’Alleanza. Dall’altra parte il riarmo della Germania potrebbe portare timori nel lungo periodo. Infatti, se è vero che concede la possibilità agli USA di concentrare i propri sforzi nell’Indo-Pacifico, è altrettanto vero che a Washington è sempre presente la paura di una Germania egemone in Europa. Non a caso le due volte in cui questa ha avuto un ruolo predominante sono scoppiate due guerre mondiali. Inoltre la guerra in Ucraina può favorire una maggiore coesione tra gli Stati europei, desiderosi di aumentare la propria autonomia strategica: su tutti la Francia, che con Macron ha sottolineato la necessità di un’Europa più indipendente dalle altre potenze (leggasi USA). Pur con le difficoltà di questo cammino, è possibile che, se l’UE intensificasse davvero la ricerca della propria autonomia (basata su una politica estera comune indipendente e sulla creazione di un esercito europeo esterno alla NATO), potrebbero sorgere tensioni con gli USA. Al momento, tuttavia, l’Unione Europea appare strettamente legata agli Stati Uniti e il ruolo dell’Alleanza atlantica non viene messo in discussione. Anzi, come suggerito dallo Strategic Compass – piano per rafforzare la sicurezza dell’UE in vista del 2030 – la minaccia russa e le future sfide richiedono un rafforzamento della collaborazione tra NATO e UE, e la creazione di contingenti armati europei si allinea, per ora, agli interessi americani e dell’Alleanza.
Saverio Rotella
“NATO Grunge Flag” by Free Grunge Textures – www.freestock.ca is licensed under CC BY