In 3 sorsi – Il 16 maggio scorso si è tenuto a Mosca il vertice della CSTO, alleanza difensiva comprendente la Russia e altri Stati post-sovietici. Nessuno di tali Stati vuole essere coinvolto nell’attuale guerra in Ucraina; anzi, l’obiettivo sembra essere quello di cooperare con la NATO per cercare di ridurre la tensione in Eurasia.
1. NO ALL’ENTRATA IN GUERRA
Lo scorso 16 maggio si è tenuto a Mosca un vertice del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), una alleanza militare difensiva composta da Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan. Il meeting è stato organizzato in occasione del il 30° anniversario dalla firma del Trattato e del 20° dall’istituzione dell’Organizzazione. Si è trattato della prima riunione di tale organo da quando è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina. Alla fine del summit, il Segretario Generale della CSTO, il bielorusso Stanislav Zas, ha dichiarato che, nonostante Vladimir Putin abbia privatamente informato nel dettaglio i colleghi riguardo l’andamento dell’“operazione militare speciale”, la questione della partecipazione delle forze dell’Organizzazione non è stata sollevata. I leader degli Stati Membri al contrario si dicono pronti a stabilire una cooperazione effettiva con la NATO al fine di “ridurre la tensione nel continente”.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il summit della CSTO a Mosca, 16 maggio 2022
2. LA FRONTIERA CON L’OCCIDENTE
Aleksandr Lukashenko, Presidente bielorusso, ha lamentato soprattutto la scarsa coesione dell’Organizzazione di fronte alle sanzioni comminate contro Russia e Bielorussia. Lukashenko ha posto all’attenzione dei suoi colleghi quattro punti generali: rafforzare la coordinazione tra Stati Membri su temi di politica estera e sicurezza, utilizzando più spesso l’Organizzazione per esprimere una posizione comune; contrastare la “guerra ibrida” condotta dall’Occidente con fake news e disinformazione, attraverso una maggiore attività sui social media e seguendo il percorso intrapreso dalla Cina nella “guerra per l’informazione”; infine, creare unità deputate all’analisi e alla pianificazione strategica e formare una rete tra gli organi competenti degli Stati Membri per la preparazione di documenti sulle questioni più importanti da affrontare a livello internazionale. Il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, si è inizialmente concentrato sugli sforzi per dotare le Forze di Sicurezza Collettiva di armi ed equipaggiamento moderni e per intensificare la cooperazione militare attraverso una serie di esercitazioni congiunte, da tenersi in autunno in Asia Centrale. Ha poi sollevato il problema delle “dozzine” di laboratori biologici finanziati dagli USA e di cui sarebbero state rilevate “prove documentarie” in Ucraina, “nell’immediata vicinanza dei confini” russi. Laboratori in cui sarebbero stati studiati metodi di “diffusione di virus e malattie pericolose” in violazione delle convenzioni internazionali in materia. Putin propone la creazione di un “consiglio specializzato interno alla CSTO” sulla questione. Infine, in merito all’entrata nella NATO di Finlandia e Svezia, Putin ha dichiarato che solo un’espansione dell’infrastruttura militare atlantica costituirebbe una minaccia per la Russia, provocando una sua risposta.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Putin e gli altri leader dei Paesi CSTO poco prima dell’inizio del vertice, 16 maggio 2022
3. ASIA CENTRALE E CAUCASO
Il Presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, ha posto l’accento sull’implementazione di politiche per contrastare il terrorismo islamico, il traffico di droga e di armi e l’immigrazione clandestina. A tale scopo considera importante monitorare lo sviluppo della situazione in Afghanistan, la cui instabilità costituisce una minaccia per i Paesi dell’Asia Centrale. Tokayev ha poi proposto, sulla base dell’ intervento in Kazakistan di inizio anno, di coinvolgere la CSTO nelle attività di peace-keeping delle Nazioni Unite. Anche per il Presidente del Kirghizistan, Sadir Japarov, il problema più urgente è rappresentato dalla sicurezza lungo i confini dell’Organizzazione, collegata con i tentativi di interferire con gli affari interni agli Stati Membri. Significativi ancora una volta il caso kazako e la situazione in Afghanistan, Paese a cui Japarov suggerisce di fornire aiuti umanitari. Altro grave problema è costituito dalle sanzioni alla Russia, che starebbero minacciando la sicurezza alimentare ed energetica e la stabilità macroeconomica e sociale nella Repubblica Kirghiza, già stremata dalla pandemia. Japarov coglie l’occasione per sponsorizzare due iniziative che presto si terranno nella capitale Bishkek, utili a sviluppare un approccio comune per fronteggiare le sanzioni: il Supremo Consiglio Economico Eurasiatico e il primo Forum Economico Eurasiatico. Infine il Presidente del Tagikistan, Emomali Rakhmon, ha a sua volta assegnato priorità alla sicurezza collettiva rispetto alle minacce provenienti soprattutto dall’Afghanistan. Della “questione caucasica” si è invece occupato il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan. La mancata applicazione dei meccanismi di risposta alle crisi previsti dalla CSTO, in occasione della guerra dei 44 giorni del 2020 e delle ripetute incursioni dell’Azerbaijan oltre il confine armeno nel 2021, ha lasciato Yerevan con l’amaro in bocca, così come la vendita di armi a Baku da parte di alcuni Paesi dell’Organizzazione. Pashinyan ha tuttavia riconosciuto l’importanza dell’intervento di Putin nel porre fine al conflitto del 2020.
Federico Macrina
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