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La migrazione tra Bielorussia e Polonia causa tensioni

In tre sorsiLa Bielorussia strumentalizza l’immigrazione verso l’Europa, spingendo la Polonia ad adottare contromisure operative e legislative nel nome della sicurezza nazionale che compromettono il rispetto delle leggi dell’UE e internazionali.

1. STRUMENTALIZZAZIONE DELLA MIGRAZIONE

Da giugno 2021 Russia e Bielorussia sono accusate di strumentalizzare la migrazione per fini politici, facilitando l’ingresso nell’UE di migranti provenienti perlopiù da Afghanistan, Siria e Iraq. La Polonia è in prima linea in questa “guerra ibrida”, sviluppatasi a margine del conflitto in Ucraina. Nel 2024 le Autorità polacche hanno intercettato 30.090 tentati attraversamenti della frontiera con la Bielorussia. Da giugno 2024, una zona cuscinetto di 60 chilometri è stata istituita lungo i 400 chilometri di confine polacco-bielorusso, contribuendo a ridurre le entrate negli ultimi mesi del 2024. La contromisura non è una novità: il precedente Governo del partito Diritto e Giustizia (PiS) aveva già introdotto una temporanea zona off-limits nel 2021. Polizia, recinzioni spinate e sistemi elettronici di sorveglianza rinforzano l’area delimitata, dove sono stati segnalati respingimenti collettivi di migranti. Tali pratiche di “push-back” sollevano preoccupazioni per la violazione dei diritti umani e del non-refoulement — principio che proibisce il rimpatrio di migranti in territori dove potrebbero subire persecuzione, tortura o trattamenti disumani. Norme internazionali vietano il push-back anche durante emergenze nazionali o guerre, e nelle regioni di confine.

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Fig. 1 – Polizia e barriera spinata della zona cuscinetto al confine tra Polonia e Bielorussia

2. REAZIONI ALLA GUERRA IBRIDA

In reazione a questa guerra ibrida, l’UE ha mobilitato risorse finanziarie. A dicembre 2024, la Commissione Europea ha concesso €170 milioni ai Paesi sul confine orientale. La Polonia ha ottenuto la quota più ingente, proporzionale al suo maggior onere: €52 milioni. Tuttavia, il Governo polacco ha rimarcato come la pressione migratoria sia insostenibile per la Polonia, che ospita migliaia di esuli politici bielorussi e quasi 1 milione di rifugiati ucraini dal 2022. Il Primo Ministro Donald Tusk ha espresso l’intenzione di revocare la partecipazione polacca dal meccanismo di solidarietà nel nuovo Patto UE sulla migrazione e l’asilo. Il Ministro dell’Interno polacco ha ribadito l’incapacità della Polonia di accettare la redistribuzione di ulteriori migranti entrati nell’UE tramite altri Stati membri. Il meccanismo di solidarietà, che entrerà in vigore nel 2026, contempla la fornitura di sostegno finanziario o operativo in alternativa all’accoglienza di ulteriori richiedenti asilo. Tuttavia, i funzionari polacchi non sembrano considerare queste opzioni.

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Fig. 2 – Il Primo Ministro della Polonia Donald Tusk parla della situazione della sicurezza dell’Unione Europea presso il Parlamento polacco a marzo 2025

3. UNA QUESTIONE DI SICUREZZA NAZIONALE

Inizialmente, a novembre 2024, il Commissario Europeo per gli Affari Interni e le Migrazioni Magnus Brunner aveva minacciato ripercussioni per le violazioni del Patto. Tuttavia, un rapporto della Commissione di dicembre 2024 contempla la concessione di deroghe nelle circostanze eccezionali di Polonia, Lituania e Lettonia. Più tardi, a marzo 2025, Brunner ha pubblicamente riconosciuto il ruolo attivo dell’attuale presidenza polacca del Consiglio dell’UE nei confronti della migrazione strumentalizzata. Ciò non toglie che la Commissione sia legalmente tenuta a intraprendere azioni legali contro gli Stati membri che non attuano le leggi dell’Unione. Questa mutevole, a tratti contraddittoria, posizione dell’UE nei confronti della gestione migratoria polacca danneggia credibilità e stabilità politica delle Istituzioni europee. Ciò potrebbe compromettere la strategia dell’UE di formare un quadro normativo omogeneo tra gli Stati membri in tema di immigrazione.
Nel mentre, la Polonia ha inquadrato la questione in termini di sicurezza nazionale e il Presidente Andrzej Duda ha recentemente approvato una legge che blocca in via temporanea il diritto di richiedere asilo in Polonia, ignorando le raccomandazioni contrarie del Commissario UE per i Diritti Umani. Questa riforma rischia di violare il diritto costituzionale polacco, dell’UE e internazionale. Simili preoccupazioni per la sicurezza nazionale ed europea motivano l’inserimento della gestione delle minacce ibride a persone e frontiere tra le priorità del semestre di presidenza polacca al Consiglio dell’UE, plasmando l’agenda istituzionale. Tale enfasi danneggia ulteriormente le già tese relazioni diplomatiche tra UE e Bielorussia.

Anna Toso

Photo by YuryRymko is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • L’adozione di politiche emergenziali e frammentate a livello locale tra gli Stati membri potrebbero compromettere l’efficacia del Patto UE sulla migrazione e l’asilo e l’intento di creare una gestione migratoria omogenea nell’UE.
  • A maggio 2025 la Polonia terrà nuove elezioni e la continuità delle presenti politiche migratorie è probabile, dato il supporto dell’attuale approccio da parte dei maggiori partiti – Piattaforma Civica e PiS.

 

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Anna Toso
Anna Toso

Nata nel 2004 e cresciuta tra la provincia di Rovigo e Verona, attualmente studio Liberal Arts and Sciences con specializzazione in Governance, Economics and Development presso il Leiden University College de L’Aia (NL). Mi interesso principalmente di geopolitica, migrazioni nell’area mediterranea e conflitti civili, combinando economia e analisi di istituzioni e politiche pubbliche. Sono però sempre curiosa di spaziare ed approfondire nuovi temi e le loro intersezioni. Amo viaggiare e scoprire come altre persone vedono il mondo, soprattutto parlandone assieme davanti ad un buon caffè o durante una passeggiata!

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