In 3 sorsi – Il premier Garibashvili ha accusato l’Unione, ma si dice pronto ad adempiere ai requisiti necessari. 100mila persone sono scese in strada per protestare contro il Governo, dietro cui ci sarebbe l’influenza di un potente oligarca.
1. LA DECISIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO
La riunione del Consiglio Europeo del 23 e 24 giugno si è conclusa con la negazione dello stato di candidato all’entrata nell’Unione Europea per la Georgia, posizione assegnata invece a Moldova e Ucraina. Il Consiglio tuttavia sottolinea la “prospettiva europea” allo Stato caucasico, riconoscimento che costituisce comunque un “passo incredibilmente storico” per la Presidente della Repubblica Salomé Zourabichvili. La Georgia aveva presentato la domanda di adesione all’UE insieme agli altri due Paesi il 3 marzo e ora ha sei mesi di tempo per adempiere ai dodici requisiti necessari per la candidatura. Puntuale, in occasione del suo annuale intervento al Parlamento, il commento del Primo Ministro Irakli Garibashvili, appartenente al partito di Governo “Sogno Georgiano”. Secondo Garibashvili, come riportatogli direttamente da alcuni colleghi europei, la differente posizione riconosciuta a Moldova e Ucraina sarebbe motivata dal loro (rispettivamente) coinvolgimento e maggior prossimità rispetto alla guerra contro la Russia. In altre parole alla Georgia sarebbe stata concessa la candidatura se avesse avuto un atteggiamento più ostile verso Mosca. Garibashvili ha comunque dichiarato di essere pronto a lavorare per le riforme necessarie, gran parte delle quali a suo dire già presenti nell’agenda di Governo. Una posizione “complottista” già espressa in precedenza dal leader del partito, Irakli Kobakhidze, ma non condivisa da Zourabichvili.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Primo Ministro georgiano Irakli Garibashvili insieme a Charles Michel durante il Consiglio Europeo del 17 maggio 2022
2. REAZIONI E RICHIESTE DELL’OPPOSIZIONE
Deluse (per ora) le speranze dei circa 100mila manifestanti che, sotto la bandiera comune del movimento Vergogna, si sono riuniti a viale Rustalevi, nella capitale Tbilisi, il 20, 24 giugno e 3 luglio. Secondo Petre Tsiskarishvili, segretario generale del partito d’opposizione Movimento Nazionale Unito (UNM), Garibashvili non avrebbe “mantenuto le promesse fatte all’UE e alla società georgiana su riforme elettorali e giudiziarie per avere processi giusti e trasparenti, mi riferisco alla questione di Saakashvili (ex Presidente appartenente all’UNM, arrestato con l’accusa di abuso di potere, ndr) torturato in prigione. Questo Governo sta sabotando il percorso dell’integrazione europeo, noi chiediamo nuove elezioni e Garibashvili deve comunque garantire entro l’anno riforme della giustizia, de-oligarchizzazione, diritti umani, libertà di espressione”. Non a caso lo scorso 8 giugno il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione “sulla violazione della libertà dei media e della sicurezza dei giornalisti in Georgia”, in cui fa riferimento alla condanna di Nika Gvaramia e alla morte di Aleksandr Lashkarava. Senza dimenticare che, la scorsa estate, Sogno Georgiano ha deciso di ritirarsi da un accordo raggiunto con l’opposizione a seguito dei negoziati mediati dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. Un altro movimento, Un passo verso l’Europa, composto da attivisti che da Tbilisi si impegnano a girare il Paese e creare consapevolezza e sostegno verso l’obiettivo europeo, chiede le dimissioni di Garibashvili e la creazione di un Governo tecnico o di unità nazionale. Inoltre un recente sondaggio indica che l’80% dei georgiani vorrebbe che un giorno il Paese entrasse nell’UE, con una forte crescita di questa posizione dopo l’invasione dell’Ucraina.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestazione europeista e anti-governativa a Tbilisi dopo la decisione dell’UE di non concedere lo status di Paese candidato alla Georgia, 3 luglio 2022
3. L’OLIGARCA INVANISHVILI
Il più importante oligarca georgiano è Bidzina Ivanishvili, fondatore di Sogno Georgiano ed ex Primo Ministro. Nonostante il partito da lui fondato sia anti-russo, Ivanishvili, ritiratosi dalla politica nel 2021, ha costruito le sue fortune proprio in Russia e si pensa che ci sia lui dietro la decisione governativa di non imporre sanzioni a Mosca. Senza dimenticare che forze di peacekeeping del Cremlino sono già presenti sul 20% del territorio georgiano (Abkhazia e Ossezia del Sud). Secondo Nodar Rukhadze, uno dei fondatori del movimento Vergogna, Ivanishvili continuerebbe a controllare il Paese attraverso una rete di fedelissimi, tra i quali vari ministri e lo stesso Garibashvili. Inoltre, a fine aprile 2022, Transparency International ha pubblicato uno studio secondo il quale Ivanishvili sarebbe ancora coinvolto nella gestione di affari nel Paese attraverso società offshore, parenti e prestanome. Il mese scorso il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non vincolante per imporre sanzioni personali a Ivanishvili a causa del suo “ruolo distruttivo” nella vita politica ed economica della Georgia. Il miliardario, da parte sua, insiste sul fatto di essersi ritirato dalla politica. Fatto sta che, entro la fine dell’anno, la Commissione Europea dovrà riferire al Consiglio Europeo sulle misure adottate dal Governo georgiano. I leader dell’UE utilizzeranno questa relazione per decidere se concedere all’unanimità lo status di candidato alla Georgia.
Federico Macrina
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