Caffè lungo – La guerra in corso tra Russia e Ucraina costituisce una sfida per la Turchia, che storicamente intrattiene buoni rapporti con entrambi i Paesi, ma anche un’opportunitĂ , per l’azione di mediazione in cui si sta impegnando e che potrebbe rilanciare il suo ruolo di potenza regionale.
1. TRA KIEV E MOSCA
Russia e Turchia possono essere definite “frenemies” (amiche-nemiche) a causa del doppio binario di cooperazione e competizione che caratterizza la loro relazione. La collaborazione riguarda diversi ambiti, primo tra tutti quello dell’energia, per cui la Russia è il primo fornitore di gas naturale di Ankara, oltre che importante player nello sviluppo della prima centrale nucleare turca. A livello commerciale Mosca è il terzo partner della Turchia con un interscambio pari a circa 35 miliardi di dollari nel 2021. Inoltre, i turisti russi, primi a tornare dopo la pandemia, costituiscono il 20% di tutti i turisti stranieri. L’acquisto del sistema missilistico russo S-400 nel 2019 (che aveva tra l’altro implicato sanzioni da parte statunitense) testimonia la cooperazione anche in ambito di difesa. Russia e Turchia si trovano però in competizione in diversi teatri di crisi, come Siria, Libia e Nagorno Karabakh, dove sostengono opposti schieramenti. Dall’altro lato anche i rapporti con l’Ucraina sono fondamentali per Ankara per tutta una serie di ragioni di carattere geopolitico (come il ruolo di argine all’influenza russa nell’area del Mar Nero), identitario (presenza di una comunità tatara in Crimea) ed economico (l’interscambio tra i due Paesi si attestava attorno ai 7,4 miliardi di dollari nel 2021). Infine la visita di Erdogan a Kiev prima dello scoppio delle ostilità ha portato alla firma di una serie di accordi, tra cui uno di libero scambio e uno per la produzione di droni TB2 Bayraktar, rivelatisi poi fondamentali per Kiev contro l’aggressione russa.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Erdogan insieme a Zelensky durante un loro incontro poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina, 3 febbraio 2022
2. L’AZIONE DIPLOMATICA DI ANKARA
Le AutoritĂ turche hanno fin da subito condannato l’invasione dell’Ucraina, ma al tempo stesso il Presidente Erdogan ha piĂą volte sottolineato la necessitĂ di mantenere aperto il dialogo con il Cremlino. Ankara, infatti, non ha aderito alle sanzioni occidentali e ha portato avanti una politica di bilanciamento tra le parti. Richiamando il rispetto del diritto internazionale, il 28 febbraio la Turchia ha deciso di applicare la Convenzione di Montreux che vieta il transito delle navi militari di Stati in guerra negli Stretti, bloccando quindi il Bosforo e i Dardanelli alle navi belligeranti. Non da meno è stato il ruolo giocato nell’evacuazione dei civili dall’Ucraina e nei trasferimenti del personale diplomatico per i colloqui di pace. Infatti il 10 marzo si è svolto un incontro al Forum della diplomazia di Antalya tra il Ministro degli Esteri russo Lavrov e quello ucraino Kuleba, mediato dalla Turchia. Questo ha rappresentato lo step iniziale di una serie di round negoziali, che però finora hanno prodotto scarsi risultati. Il “grande trionfo diplomatico” per Ankara è arrivato a luglio, quando, dopo un’intensa attivitĂ di mediazione, si è arrivati a un accordo per l’esportazione del grano bloccato nei porti ucraini, creando dei corridoi sicuri di trasporto nel Mar Nero.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Ministro degli Esteri turco Cavusoglu insieme a quello russo Lavrov durante il Forum della diplomazia di Antalya, 10 marzo 2022
3. UN EQUILIBRIO DIFFICILE
In generale l’azione di Ankara si sviluppa su tre dimensioni: evitare la sconfitta dell’Ucraina, mantenere buoni rapporti con la Russia e aumentare il proprio peso diplomatico a livello globale. Tuttavia la complessitĂ del ruolo della Turchia dipende anche da altri fattori, come la politica interna, e le relazioni con l’Occidente. Il rapporto con i partner occidentali si gioca attorno ad alcune questioni chiave: il ritrovato allineamento per la risoluzione del conflitto, il ruolo giocato da Ankara nella strategia di diversificazione energetica europea e la volontĂ di adesione di Svezia e Finlandia all’Alleanza Atlantica (inizialmente bloccata dal veto turco, poi ritirato in cambio di accordi sulla riduzione del supporto dei due Paesi ai curdi). A livello di politica interna, tra meno di un anno i cittadini turchi saranno chiamati alle urne ed Erdogan deve fare i conti con instabilitĂ economica e inflazione. Inoltre una vasta fetta dell’opinione pubblica ritiene USA e NATO principali responsabili della guerra (sicuramente anche come conseguenza di anni di retorica governativa antioccidentale). Per cui, a livello interno, tagliare i rapporti con Mosca non è una strada percorribile. La strategia di Erdogan punta a capitalizzare le relazioni con Kiev e Mosca (sostenendo militarmente la prima e rafforzando i legami commerciali ed economici con la seconda – spesso a proprio vantaggio), grazie alla sua azione di mediazione, ma anche a “sfruttare” il suo ruolo costruttivo nel conflitto per ottenere una certa “benevolenza” da parte dell’Occidente. Infatti negli ultimi tempi i rapporti tra Ankara e i suoi partner NATO non sono stati dei migliori, per questioni legate alla politica estera, come appunto la vicinanza con Mosca, ma anche a questioni interne, viste le tendenze autoritarie di Erdogan. Un ruolo chiave nella crisi da parte della Turchia può essere l’occasione per riavvicinarsi nonostante le divergenze.
Simona Ricci
“Ukraine Under Attack” by manhhai is licensed under CC BY