Analisi – La Transnistria, un Paese non riconosciuto da alcuno Stato, ma a tutti gli effetti indipendente: dalla frontiera a Tiraspol, fra posti di blocco e i segni della guerra del 1992 ancora visibili. L’autore ha visitato la Transnistria dal 25 al 28 luglio 2022.
ALLA FRONTIERA
Un container prefabbricato interrompe la strada a due corsie che collega Chișinau a Tiraspol. Le automobili si fermano ordinatamente al posto di blocco che segna la frontiera fra la Repubblica di Moldova e la Repubblica Moldava di Pridniestrov, o Transnistria, un’entità statuale che nessun Governo al mondo ha mai riconosciuto ma che è a tutti gli effetti indipendente. Da parte moldava, due soldati stazionano davanti alla dogana ma non controllano i documenti ai viaggiatori: Chișinau ritiene che il territorio della Transnistria sia a tutti gli effetti moldavo. Vengono solo tassati alcol e sigarette di marca russa che è possibile acquistare nei negozi al di là del posto di blocco. I poliziotti transnistriani, invece, controllano i passaporti degli automobilisti e consegnano agli stranieri un foglio di ingresso che rappresenta una sorta di visto: i giorni per visitare la Transnistria sono limitati ma è possibile mettersi d’accordo con gli agenti di frontiera sulla durata del soggiorno.
Fig. 1 – Tiraspol: carro armato simbolo della guerra del 1992 | Foto: Christian Eccher
BENDER
La prima città che si incontra dopo la frontiera improvvisata è Bender, che si annuncia con bianchi palazzi socialisti, boulevard spaziosi e ariosi e la fortezza dai mattoncini marroni a dominare l’ansa del fiume Dnestr. Alcuni edifici mostrano ancora i segni dei bombardamenti del 1992, quando l’esercito regolare della neonata Repubblica di Moldova attaccò la Transnistria che si era proclamata indipendente. Per Chișinau, che voleva estendere il proprio potere su tutta la ex Repubblica Automona della Moldavia Sovietica (il cui territorio corrisponde all’attuale Moldova), la proclamazione di indipendenza di Tiraspol fu uno shock non da poco. L’esercito moldavo poteva contare su un numero limitato di soldati, su armi vecchie e desuete e i pochi aiuti, in termini di uomini e di finanziamenti, forniti dalla Romania. L’esercito transnistriano era improvvisato e sguarnito, ma appoggiato da circa 6000 mercenari russi, cosacchi e ucraini e deciso a combattere per difendere l’indipendenza del Paese. La XIV divisione dell’Armata Rossa che stazionava nella regione si schierò con Tiraspol e per questo la Transnistria riuscì a mantere la propria integrità territoriale. La guerra, che durò dal marzo al luglio del 1992, fu comunque sanguinosa e violenta e ha lasciato strascichi immensi fra le due parti in lotta. A Bender non c’è famiglia che non abbia avuto un parente impegnato a combattere negli scontri armati del ’92. La propaganda transnistriana racconta la guerra del ’92 in termini eroici e a tratti epici, quella moldava la descrive come un vile tentativo da parte dei terroristi di Tiraspol, appoggiati dalla Russia, di distaccarsi dalla madrepatria per questioni prettamente economiche e di utilità personale da parte di un manipolo di politici scaltri e senza scrupoli. Ognuno ha la propria verità e non è facile conciliare i punti di vista in un Paese in cui poco più del 28% degli abitanti sono moldavi, il 29% russi e la restante parte ucraini, bulgari, gaugazi (censimento del 2015). In ogni caso, Bender porta ancora i segni della guerra, che si svolse principalmente lungo il fiume Dnestr, e all’ingresso di ogni città ci sono posti di blocco, cavalli di Frisia e soldati armati che guardano con sospetto ogni pedone e ogni automobile che entri nei centri abitati.
Fig. 2 – Ingresso a Tiraspol, capitale della Transnistria | Foto: Christian Eccher
GLI ANNI NOVANTA E LA GUERRA
La divisione fra Moldova (Bessarabia) e Transnistria fu decretata dopo la fine della Prima guerra mondiale. Nel 1939 il Patto Molotov-Ribbentrop permise ai sovietici di occupare anche la Bessarabia, che fu poi rioccupata brevemente dai rumeni, con l’aiuto della Germania nazista, durante l’invasione del 1941 per poi passare definitivamente all’URSS nel 1944. Solo a fine anni ’80 anche in quest’area, come ovunque nell’ex impero sovietico, si risvegliarono i nazionalismi. I transistriani avevano paura di perdere la propria identità e la possibilità di parlare il russo, cosa che avvenne dopo il colpo di Stato in Russia del 1991, quando il Parlamento di Chișinau proclamò l’indipendenza e dichiarò il moldavo l’unica lingua nazionale. A quel punto cominciarono gli scontri che presto si trasformarono in una breve ma sfibrante guerra di trincea, combattuta villaggio per villaggio e a Bender quartiere per quartiere. Senza l’intervento della XIV divisione, che bombardò i moldavi dalla riva destra del fiume, le ostilità sarebbero durate ancora a lungo. Fu sempre la Russia a imporre il cessate il fuoco e la pace, controllata e garantita da una Commissione di Controllo Congiunta, composta da russi, transistriani e moldavi.
Fig. 3 – Alcuni rubli transnistriani e il permesso di ingresso dell’autore | Foto: Christian Eccher
TIRASPOL
Tiraspol è una città tranquilla, dai larghi boulevard e dal traffico ordinato e composto. I filobus sono puntuali e puliti, il parco lungo il fiume Dnestr è accogliente e curato. Lungo i boulevard troneggiano ancora le statue di Lenin e sulle facciate dei palazzi campeggiano le falci e i martelli, a segnalare una continuità con il passato dell’URSS. In realtà, ciò che numerosi reporter e commentatori hanno più volte evidenziato, e cioè che la Transnistria sia fuori dal mondo e viva ancora nell’Impero Sovietico, è un’esagerazione; parlando con le persone e passeggiando per Tiraspol, si ha piuttosto l’impressione che l’utilizzo dei simboli sovietici sia più una trovata turistica e abbia a che fare con il folklore del Paese, non con la realtà. In effetti, la Transnistria sembra giocare sui simboli per dare un’idea di sé stessa che colpisca i pochi stranieri che capitino da queste parti. Di sovietico c’è ben poco, la popolazione transistriana usa cellulari, tablet e conosce molto bene i meccanismi dell’economia di mercato. Il fatto che i bancomat funzionino solo con il circuito interno “Klever” e non siano collegati alle reti internazionali Visa e Mastercard, non testimonia l’arretratezza sovietica di quest’area, ma il suo isolamento politico.
Christian Eccher
“Railway station, Tiraspol, Transdniester” by mia! is licensed under CC BY-SA