In 3 sorsi – Dall’invasione sovietica in Afghanistan la Russia si è sempre tenuta lontano da Kabul. Almeno fino a pochi anni fa, quando i rapporti di Mosca con i talebani sembrano aver cominciato a rafforzarsi e Putin sembra aver preso a cuore il rilancio del Paese affinché sia possibile la creazione di uno spazio euroasiatico economicamente vantaggioso.
1. UNO SGUARDO ALLA STORIA
Era il 1979 quando l’allora Unione Sovietica metteva piede in Afghanistan per spodestare il Governo Amin che aveva messo in atto una politica di forza per modernizzare il Paese ma finì invece nel provocare una guerra civile. L’esperienza russa in terra afghana non andò bene. Non appena arrivarono a Kabul i soldati dell’Armata Rossa dovettero affrontare la resistenza dei guerriglieri afghani, i mujahiddin, che grazie all’aiuto dell’Occidente, e in particolare degli Stati Uniti che fornirono almeno 30 milioni di dollari all’anno di aiuti militari agli insorti (compresi i futuri talebani), riuscirono a vincere la guerra e a cacciare i russi dal Paese. Successivamente i talebani salirono al potere nel 1996, instaurando un Governo fortemente religioso basato sulla Sharia. La traumatica sconfitta sovietica lasciò a Mosca una sorta di ‘sindrome afghana’, che la portò ad astenersi per un certo periodo dallo sviluppare una politica estera verso il Paese, quasi come se volesse tenersi il più lontano possibile da Kabul. Dopo gli attentati dell’11 settembre, la Russia supportò l’Occidente e gli Stati Uniti nella missione contro il terrorismo, sia fornendo aiuti logistici che basi militari nei Paesi limitrofi, come Uzbekistan e Kirghizistan, e mettendo a disposizione i suoi territori per il transito delle truppe per la missione Isaf.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Mujahiddin durante la guerra in Afghanistan del 1979
2. L’ACCORDO SU PETROLIO, BENZINA E GRANO
Le relazioni con Kabul sono cambiate quando i russi hanno cominciato ad interagire con il regime dei talebani, convinti che questi vogliano agire solo all’interno dell’Afghanistan. Putin, infatti, sa bene che delle turbolenze a Kabul e nelle frontiere afghane avrebbero ripercussioni anche per la sicurezza del suo Paese. Con il ritiro delle truppe statunitensi da Kabul, la Russia da una parte ha criticato l’Occidente, per fini propagandistici, sottolineando l’inaffidabilità di questo, ed evidenziando il pericolo costante di ingerenza negli affari interni di un altro Stato, e dall’altro ha mostrato preoccupazione per l’insorgere di nuove attività terroristiche. Negli ultimi mesi, però, i rapporti con i talebani sembrano essersi rafforzati. A causa delle numerose sanzioni imposte alla Russia dall’Unione Europea per la guerra in Ucraina, infatti, Putin ha dovuto cercare partner economici altrove, e uno di questi è proprio l’Afghanistan, con cui ha stipulato degli accordi preliminari sulla spedizione di grano e carburante a Kabul. Stando a quanto riportato da Reuters il Ministro dell’Industria e del Commercio talebano Nuriddin Azizi ha detto che l’accordo si basa sulla fornitura di un milione di tonnellate di petrolio, un milione di tonnellate di diesel, 500.000 mila tonnellate di gas liquido naturale e 2 milioni di tonnellate di grano all’anno. I talebani in cambio daranno prodotti agricoli e erbe medicinali, di cui la Russia ha particolare bisogno. Oppure pagheranno con soldi, anche se il Governo afghano è sottoposto a sanzioni ed è fuori dal sistema di transazioni finanziarie Swift. Inoltre, è sottoposto a embargo su carbone e petrolio russi.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Putin alla Conferenza sull’interazione e sulle misure di rafforzamento della fiducia in Asia (CICA)
3. IL RILANCIO DELLO SPAZIO EUROASIATICO
Alla Conferenza sull’interazione e sulle misure di rafforzamento della fiducia in Asia (CICA), svoltasi il 12 e 13 ottobre scorsi, parlando dell’Afghanistan, Putin ha detto che ‘rimane una delle più acute situazioni nella regione’ e che bisogna ‘promuovere congiuntamente la sua ripresa economica’ per normalizzare la situazione nel Paese, proponendo inoltre di ‘scongelare le risorse afghane bloccate illegalmente.’ Sembrerebbe quindi che Putin si voglia impegnare per un rilancio del Paese, che oggi si trova in una grave crisi economica e umanitaria, servendosi anche dell’impegno di organizzazioni regionali, come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (SCO). Un Afghanistan stabile serve sia alla Russia che alla Cina, che intrattiene legami con i talebani da tempo avendo il paese una ricchezza infinita di metalli e terre rare, fondamentali per la transizione energetica, e di cui Pechino è già il maggior esportatore a livello mondiale. Forse questo avvicinamento a Kabul servirà a Mosca per far fronte all’aumento delle sanzioni e per andare ulteriormente contro l’Occidente riconoscendo di fatto il Governo dei talebani, anche se le autorità russe continuano a considerarli ufficiosamente un gruppo terroristico. Ma l’obiettivo sembra anche quello di voler creare uno spazio euroasiatico economicamente vantaggioso e in cui stringere legami di cooperazione, come lo stesso Putin ha ripetuto alla CICA.
Francesca Giordano
Foto di copertina: “Afghanistan sunset” by @USArmy is licensed under CC BY