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Etiopia e Tigrai firmano la pace: è davvero finita la guerra?

In 3 sorsi – Dopo due anni di guerra, il Governo federale etiope e il TPLF hanno firmato un trattato di pace, che però impone gravose concessioni ai tigrini. Nonostante la grave crisi umanitaria, non è da escludere il ritorno alle armi.

1. L’ACCORDO

Lo scorso 2 novembre, dopo due anni di guerra e circa 500mila vittime, il Governo federale etiope e il Fronte di Liberazione Popolare Tigrino (TPLF) hanno firmato un fragile accordo di cessazione delle ostilità a Pretoria, in Sud Africa. A fare da garanti sono stati l’ex Presidente nigeriano Olusegun Obasanjo e il Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki Mahamat. Non è inoltre mancata l’influenza dell’Amministrazione statunitense, interessata a riportare stabilità nella regione il prima possibile per concentrare gli sforzi contro la mai sedata minaccia jihadista. Al tavolo dei lavori è stata invece notata l’assenza dell’Eritrea, la quale ha giocato un ruolo decisivo al fianco dell’esercito federale etiope durante il conflitto. Il motivo principale dell’impegno militare di Asmara è da individuarsi nella pluriennale disputa territoriale con il popolo tigrino ai confini dei due Paesi. Il patto di fatto ristabilisce l’autorità costituzionale del Governo etiope sulla regione del Tigray. Nei prossimi giorni, le truppe federali entreranno a Mekelle, la capitale della regione, e condurranno attività di sorveglianza negli aeroporti, per le strade e nei pressi degli edifici federali. Le Tigray Defense Forces (TDF) saranno disarmate e smobilitate entro 30 giorni. Inoltre un’amministrazione “inclusiva ad interim” governerà la regione fino alle elezioni al posto del TPLF, confermato al potere nelle contestate elezioni del 2020. Erano state proprio le consultazioni di due anni fa, tenute nonostante il divieto di Addis Abeba, la miccia che aveva fatto scoppiare la guerra. Il Primo Ministro Abiy ha assicurato che oltre alle truppe federali, potranno accedere anche i convogli umanitari ai quali è impedito di lavorare nella regione dallo scorso luglio 2021 – una previsione che al momento non pare ancora attuata.

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Fig. 1 – Il rappresentante del Governo Etiope Redwan Hussein (a sinistra) e il rappresentante del TPLF and Getachew Reda firmano il trattato di pace a Pretoria, in Sud Africa, il 2 novembre 2022

2. REAZIONI CONTRASTANTI

Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha definito l’accordo “un primo passo positivo” che dovrebbe “portare un po’ di conforto a milioni di civili etiopi”. La pace sembra teoricamente dunque raggiunta, ma il riferimento del negoziatore tigrino Getachew Reda alle “dolorose concessioni” che sono state fatte dimostra la fragilità della mediazione. La maggior parte dei tigrini non è infatti soddisfatta e chiede a gran voce al TPLF una valida spiegazione per aver concesso al Governo federale tutte le concessioni fino ad allora considerate non negoziabili. Un altro aspetto contestato riguarda il ruolo di garante dell’UA. Il Presidente della Commissione Faki è stato ritenuto troppo accomodante nei confronti del Governo federale etiope. Tuttavia da entrambi i fronti si levano anche voci favorevoli alla cessazione del conflitto che ha causato infinita sofferenza, oltre ad aver aggravato la crisi socio-economica nell’intero Paese.

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Fig. 2 – Manifestanti tigrini protestano contro la guerra e il Governo etiope a Birmingham, nel Regno Unito, 2 ottobre 2022

3. PREVISIONI FUTURE

Il precario equilibrio attuale potrebbe essere ben presto travolto sia da un nuovo conflitto con la vicina Eritrea, sia dalle diatribe territoriali della regione Amhara, confinante al Tigray. Pur essendo in contrasto con i tigrini, infatti, le truppe amhara temono l’ingerenza dell’esercito federale per la suddivisione del territorio tigrino e, allo stesso tempo, sono spesso in conflitto con i soldati oromo, della stessa etnia del Primo Ministro Abiy Ahmed. La questione più urgente da risolvere però è la necessità dell’arrivo di aiuti umanitari e della ripresa dei servizi di comunicazione e trasporto nel Tigray il prima possibile. Secondo alcuni operatori si potrebbero riattivare le operazioni quasi immediatamente se il Governo federale garantisse l’accesso agli aiuti al Tigray. Il Primo Ministro Abiy ha riferito che si deve replicare la vittoria ottenuta sul campo di battaglia anche negli sforzi di pace e che il Governo federale porterà stabilità e sviluppo. Tuttavia molti suoi cittadini rimangono scettici e incerti sugli esiti del trattato.

Alessandra De Martini

President Cyril Ramaphosa hosts Prime Minister Abiy Ahmed Ali on Official Visit” by GovernmentZA is licensed under CC BY-ND

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Perchè è importante

    • Il 2 novembre il Governo federale etiope e il Fronte di Liberazione Popolare Tigrino (TPLF) hanno firmato gli accordi per la cessazione del conflitto.

    • Le condizioni del trattato di pace non soddisfano le aspettative della maggioranza del popolo tigrino.

    • Diverse questioni lasciate in sospeso potrebbero riaccendere le ostilità nel Paese.

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Alessandra De Martini
Alessandra De Martini

Classe 1996, mi sono laureata in Investigazione, Criminalità e Sicurezza internazionale presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma. Sono appassionata di geopolitica, ma amo anche imparare nuove lingue e viaggiare. Durante il percorso universitario, ho cercato di combinare le mie passioni partecipando all’Erasmus, ad alcuni programmi di studio all’estero e ad un progetto di volontariato in Colombia. Nel tempo libero mi piace leggere thriller, fare jogging ma soprattutto giocare con il mio cagnolino!

 

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