Ristretto – Il Brasile di Lula torna protagonista nella lotta al cambiamento climatico in occasione della COP27. Il Presidente è intervenuto in difesa dell’Amazzonia e contro la deforestazione, ma non sono mancate le polemiche.
Si è conclusa il 20 novembre scorso la COP27, tenutasi in Egitto in un clima geopolitico teso, tra la guerra in Ucraina, accuse e fallimenti nel raggiungimento degli obiettivi prefissati nell’accordo di Parigi del 2015. La conferenza è stata segnata da un grande ritorno, quello del Brasile con il neoeletto Presidente, Luis Iñacio Lula Da Silva. Lula ha posto l’accento sulla salvaguardia dell’Amazzonia, affermando di voler dare priorità alla lotta contro la deforestazione, ponendosi in netto contrasto rispetto alle politiche del suo predecessore, Jair Bolsonaro. A tal proposito, il Presidente eletto del Brasile, che entrerà in carica il prossimo mese, ha annunciato che rispetterà l’accordo con Indonesia e Congo per la tutela delle foreste e che verrà sbloccato il fondo di 500 milioni di dollari da Germania e Norvegia per l’Amazzonia, congelati durante la presidenza Bolsonaro. Ha anche colto l’occasione per annunciare l’intenzione di voler ospitare la prossima COP30 nel 2025 proprio in Amazzonia: “Siamo venuti alla COP27 per parlare con il segretario generale delle Nazioni Unite e chiedergli che il Summit si svolga fra tre anni in Brasile, e in particolare in Amazzonia, nello Stato di Amazonas o nello Stato di Pará”. Lula ha dichiarato di voler investire nella transizione ecologica, in un’agricoltura sostenibile e nelle fonti rinnovabili come solare ed eolico. Ha sottolineato che il cambiamento climatico può essere affrontato solo se accompagnato da politiche di giustizia sociale, che pongano fine alla disuguaglianza e che migliorino le condizioni delle popolazioni indigene. Con tali affermazioni si è guadagnato l’applauso della folla, composta da due ex ministri dell’ambiente brasiliani, legislatori, governatori statali, attivisti e indigeni in copricapo tradizionale. Ma non sono mancati i dubbi e le polemiche. Roberto Waack, imprenditore e Presidente dell’Arapyaú Institute, un’organizzazione non-profit brasiliana, ha dichiarato che Lula ha progetti ambiziosi ma “non si può semplicemente dire di fermare la deforestazione e il giorno dopo il problema è risolto”. Inoltre, la decisione del Presidente di volare al summit con un jet privato, proprietà di un magnate del settore sanitario, è stata ampiamente criticata sia dai suoi sostenitori che dai suoi avversari. Secondo lo staff vicino al Presidente, la scelta è stata dettata da motivi di sicurezza, ma non è stata benvoluta perché in contrasto con le dichiarazioni sostenute e lo spirito della Conferenza. Inoltre, il fatto che il jet sia proprietà di José Seriperi, uno degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta “Lava Jato”, rinviato a giudizio per corruzione e riciclaggio di denaro, non ha fatto altro che scaldare gli animi e rinvigorire l’opposizione.
Camilla Marrangone
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