Caffè Lungo – L’ASEAN si affaccia al 2023 con importanti cambiamenti e molte sfide da affrontare. Spesso considerata un mero forum di discussione con limitati poteri esecutivi e di implementazione, l’Associazione dovrà attivarsi per risolvere tensioni intra-regionali e districarsi dalla competizione Sino-Americana che si gioca nella regione.
1. CAMBIO DELLA GUARDIA
Anno nuovo, aria di cambiamenti. L’Indonesia ha assunto la presidenza dell’ASEAN per il 2023, sostituendo tramite la tradizionale rotazione annuale la Cambogia. Il Paese ha coniato il motto “ASEAN matters: epicentrum of growth”, che secondo due analisti dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) fornisce due rilevanti indicazioni. Primo, il desiderio dell’ASEAN di tornare al centro delle dinamiche internazionali in un periodo in cui la competizione tra grandi potenze, soprattutto tra Cina e Stati Uniti, influenza e limita il suo ruolo. Secondo, il continuo focus sulla crescita economica che ha caratterizzato i Paesi del Sud-est asiatico dagli anni Novanta a oggi. In particolare, l’Associazione dovrà concentrarsi sul ripristino delle economie regionali frenate dalla crisi scaturita dalla pandemia di Covid-19. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha dichiarato di non aspettarsi che “unità e centralità dell’ASEAN siano solo parole a vuoto”. L’altra novità riguarda la nomina di Segretario Generale. Il bruneiano Dato Lim Jock Choi è giunto alla fine del mandato quinquennale e al suo posto subentra Kao Kim Hourn, che ha ottenuto l’incarico durante il 41° ASEAN Summit lo scorso novembre. Durante la cerimonia di insediamento il diplomatico e professore cambogiano ha sottolineato che “l’ASEAN dovrebbe continuare a dare priorità a quelle che considero le ‘Sei P’: pace, prosperità, pianeta, persone, partnership, e potenzialità”. Seppur nei limiti della sua nota debolezza istituzionale e della manchevolezza di rigidi strumenti di esecuzione e implementazione di politiche e accordi transnazionali e internazionali, l’ASEAN dovrà affrontare numerose sfide nel 2023.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Passaggio di consegne tra il premier cambogiano Hun Sen e il Presidente indonesiano Joko Widodo durante l’ultimo summit ASEAN del novembre scorso. Dal 1° gennaio l’Indonesia ha assunto la presidenza dell’Associazione
2. ASEAN 2023
Dopo aver ospitato il G20 a Bali la scorsa metà di novembre, l’Indonesia ha l’occasione di rinforzare ulteriormente la propria postura internazionale con la chairmanship dell’ASEAN. Il Presidente Joko Widodo ha enfatizzato tre punti principali sui quali gli Stati Membri devono concentrarsi. Primo, implementare con forza la Carta dell’ASEAN (“The ASEAN Charter”). Secondo, rinforzare la capacità istituzionale e l’efficacia dell’Associazione. In ultimo, rinsaldare il suo ruolo nella creazione di una “regione resiliente” che si focalizzi su “sicurezza alimentare ed energetica, indipendenza sanitaria, e stabilità finanziaria”. Le sfide da affrontare, però, sono molte. In Myanmar, il regime militare di Min Aung Hlaing sembra riuscire a mantenere saldo il potere. L’Associazione è stata fortemente criticata per la sua debolezza e inefficacia nel reagire al colpo di Stato e alle successive azioni brutali del regime birmano. Il Laos è in preda a una grave crisi economica – l’inflazione ha raggiunto il 36,75% a ottobre – dovuta sia alla pandemia di Covid-19 che all’ingente debito che il Paese ha accumulato verso la Cina. Le elezioni generali in Thailandia che si terranno il prossimo maggio si riveleranno molto delicate. Infatti sussiste la “possibilità di un altro intervento militare (dopo il golpe del 2014, N.d.A.) se i risultati delle elezioni non vanno nella direzione giusta”, ha commentato Sebastian Strangio, giornalista esperto di Sud-est asiatico. Anche Malesia e Singapore dovranno attenzionare dinamiche politiche interne, rispettivamente la stabilità di Governo (Anwar Ibrahim è stato eletto Primo Ministro lo scorso novembre, il quinto in quattro anni per la Malesia) e il tema della successione per il Premier singaporiano Lee Hsieng Loong. Infine, occorre citare la crescente intemperanza economica e diplomatica della Cina nei confronti dei Paesi della regione e l’annosa questione del Mar Cinese Meridionale.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Summit dei leader ASEAN a Giacarta per discutere della crisi in Myanmar, aprile 2021. La difficile situazione del Paese dopo il golpe militare continuerà a rappresentare un argomento spinoso per l’organizzazione
3. ASEAN, CINA, STATI UNITI
Oggi il Sud-est asiatico è il fulcro della competizione sino-americana. Sia Washington che Pechino cercano di influenzare i Paesi della regione tramite l’utilizzo del “soft power,” che consiste nell’impiego di risorse economiche, culturali, ideologiche, e istituzionali per convincere un altro Stato “a volere ciò che tu vuoi”, come descrive Joseph R. Nye, Professore Emerito dell’Università di Harvard e coniatore del termine. L’ASEAN ha sempre cercato di tenere fede alla sua politica di non-allineamento, così come i suoi Stati Membri. Tuttavia, ignorare il gigante cinese è impossibile. Gli ingenti investimenti della Cina nella regione costituiscono una forte attrattiva e l’ormai noto progetto “Belt and Road Initiative (BRI)” ne è la testimonianza. Pechino ha stabilito una partnership diplomatica sia con l’ASEAN (2003) che con ogni singolo Paese della regione. Inoltre, Cina e ASEAN hanno oltre quaranta istituzioni e meccanismi bilaterali che toccano vari ambiti (sanità, difesa, sicurezza, giustizia, ambiente, ecc.). D’altra parte, i vari Stati del Sud-est asiatico – con l’eccezione di Cambogia e Laos – cercano di bilanciare l’influenza economica e commerciale di Pechino appoggiandosi sugli Stati Uniti per quanto riguarda la cooperazione militare e la sicurezza nella regione. In particolare, le dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale, di cui la Cina rivendica la quasi totale sovranità tramite la “Nine-Dash Line”, costituiscono la principale fonte di fragilità per la pace nella regione. Oltre a Cina e Taiwan, Brunei, Filippine, Indonesia, Malesia e Vietnam rivendicano il controllo di varie zone e isole (Spratly e Paracelso). Le attività militari e azioni illecite (come la pesca in acque territoriali di un altro Stato, l’estrazione di petrolio e gas naturale nei territori contesi, la costruzione di isole artificiali o di installazioni militari sugli atolli già esistenti, soprattutto da parte della Cina) sono aumentate negli ultimi anni. Di conseguenza, Washington conduce esercitazioni militari marittime sia con i suoi alleati tradizionali (Thailandia e Filippine) sia con nazioni che si dichiarano non-allineate (Indonesia, Malesia, Singapore, Vietnam). Il 2023 nel Sud-est asiatico sarà dunque caratterizzato da fragili equilibri interni ed internazionali. L’ASEAN dovrà dimostrare che le sue istituzioni non sono un mero “laboratorio di parole” (“talk shop”), come descrivono numerosi esperti, ma che è un attore proattivo capace di risolvere crisi interne e mantenere la pace nella regione.
Andrea Pezzati
“HS-ABE” by Alec BHX/KKC is licensed under CC BY-SA