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Si riaccendono le tensioni nel nord del Kosovo

Caffè lungoA (Kosovska) Mitrovica, capoluogo dell’omonimo distretto a nord del Kosovo, serpeggia un clima di forte tensione passando da una parte all’altra del ponte che taglia la città in sud e nord. L’inizio del nuovo anno non ha portato particolari sollievi alle tensioni che hanno caratterizzato gli ultimissimi mesi del 2022. 

LE GRANDI DIMISSIONI E IL VUOTO DI POTERE: LE TENSIONI RIEMERGONO A MITROVICA

Lo scorso 5 novembre, le dimissioni in massa degli ufficiali di etnia serba dal corpo di polizia e dalle Istituzioni del Kosovo sembrano aver portato nuovi intoppi nel dialogo tra Pristina e Belgrado, ancora molto vulnerabile dopo 23 anni dalla fine della guerra. Tale atto di ribellione ha visto Srpska Lista, il partito politico di rappresentanza della minoranza serba in Kosovo, fomentare la frustrazione dei cittadini davanti alle presunte discriminazioni perpetrate dal Governo di Pristina. La domenica successiva decine di migliaia di serbi hanno preso parte a una protesta pacifica tenutasi a Mitrovica nord, denunciando il loro disappunto di fronte ai toni perentori del Governo kosovaro di vietare la circolazione ai veicoli con targa serba non registrata in Kosovo. A fine agosto la notizia del raggiungimento di un accordo per la libera circolazione tra Serbia e Kosovo dei cittadini dei rispettivi Paesi, frutto della mediazione dell’Unione Europea, aveva fatto intendere una predisposizione del Governo di Belgrado a portare avanti il processo di normalizzazione delle relazioni bilaterali. Tuttavia, l’eventuale decisione da parte della Serbia di registrare i propri veicoli significherebbe riconoscere indirettamente l’indipendenza di quella che un tempo era una delle sue grandi province. Il Kosovo, il secondo Stato più giovane del mondo, si è reso indipendente dalla Serbia nel 2008 attraverso una dichiarazione unilaterale, che la Corte Internazionale di Giustizia ha ritenuto essere conforme ai principi generali del diritto internazionale. 

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Fig. 1 – La minoranza serba residente nel nord del Kosovo scende in strada per protestare contro la decisione del Governo kosovaro sulle targhe serbe non registrate in Kosovo

IL CASO DELLE TARGHE RICHIEDE UNA DIPLOMAZIA MULTILATERALE IMPEGNATA E COESA

La questione delle targhe ha contribuito a riaprire una ferita mai completamente guarita, ma soltanto parzialmente lasciata in convalescenza in un latente torpore estivo dello scorso anno. L’annuncio da parte del premier Kurti dell’emissione di sanzioni pecuniarie è arrivato il 31 ottobre scorso. In seguito a questo i poliziotti kosovari hanno fatto i primi richiami nei punti di blocco a nord. La reazione della minoranza serba ha messo nuovamente in allerta gli attori internazionali presenti sul territorio kosovaro, che hanno invitato ad astenersi dall’inasprire le tensioni, oltre ad auspicare il continuo monitoraggio da parte delle varie missioni internazionali presenti in Kosovo. Il fallimento di un primo negoziato nella giornata di lunedì 21 novembre a Bruxelles tra il Primo Ministro Kurti e il Presidente Vučić mediato dall’Alto Rappresentante dell’UE ha inaugurato una notte incerta per molti nelle municipalità del Kosovo settentrionale. A calmare la situazione, almeno ad interim, è servito un tweet pubblicato dell’ambasciatore americano Jeffrey M. Hovenier, nel quale si legge la richiesta diretta al Governo kosovaro di rimandare di 48 ore l’esecuzione delle multe sui veicoli serbi, potendo così permettere alla diplomazia di fare il suo corso. Richiesta che, fuori da ogni possibile dubbio, è stata accettata di buon grado da Kurti. Così, in un’atmosfera generale più distesa, l’accordo è stato finalmente raggiunto nella tarda serata del 23 novembre.

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Fig. 2 – Un primo negoziato sulla questione delle targhe svoltosi a Bruxelles tra Alexander Vucić e Albin Kurti mediato dall’Alto rappresentate dell’Unione Europea Josep Borrell si rivela fallimentare

PER IL KOSOVO È DAVVERO ARRIVATO IL MOMENTO DI USCIRE DAL LIMBO?

Alla questione delle targhe, rimandata momentaneamente al prossimo aprile, si aggiungono le tensioni relative alle elezioni politiche nel nord del Kosovo. Un clima tutt’altro che accomodante ha portato la Presidente Osmani ad annunciare la posticipazione delle elezioni nelle municipalità del nord a maggioranza serba. L’apertura delle urne programmata per domenica 18 dicembre è stata rimandata al prossimo 23 aprile. I residenti di etnia serba del Kosovo settentrionale hanno iniziato a erigere blocchi stradali nella zona circostante Mitrovica e le principali municipalità a partire dal 10 dicembre, dopo l’arresto di un ex poliziotto di etnia serba accusato di aver attentato agli uffici della commissione elettorale comunale. È chiaro che tali azioni sono la conseguenza di innumerevoli circostanze di abbandono e diritti mancati, rispetto ai quali la minoranza serba in Kosovo cerca da tempo di mettere in guardia la comunità internazionale. Nella Berlino del Kosovo, i cittadini di entrambe le etnie, insieme alle varie minoranze, si distanziano dalle questioni di alta politica, specialmente quando quest’ultima rischia di inscenare futili “litigi dei poltronati”, che talvolta sembrano completamente ignorare ciò che realmente succede sul terreno. Il 2023 si preannuncia un anno di importanti cambiamenti e, soprattutto, presenta tutti i presupposti per negoziare un accordo tra le due parti su una questione che continua a tenere alta l’attenzione sui Balcani Occidentali. Tuttavia, in che misura i rispettivi Governi di Pristina e Belgrado siano disposti a sacrificare parte dei loro interessi e a scendere a compromessi rimane una questione aperta.

Rocco Losasso

Italian Carabinieri KFOR Contingent at Ibar River Bridge – Mitrovica (Albanian Side) – Kosovo” by Adam Jones, Ph.D. – Global Photo Archive is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • Le dimissioni di centinaia di ufficiali di etnia serba dalle istituzioni kosovare riaprono le tensioni tra Kosovo e Serbia.
  • La questione delle targhe mette a dura prova gli sforzi diplomatici internazionali.
  • Possibili aspettative di cambiamento: le tensioni degli ultimi mesi fanno intendere che è giunto il momento per Kosovo e Serbia di sedersi al tavolo diplomatico?

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Rocco Losasso
Rocco Losasso

Classe 1999, sto attualmente frequentando il Master in politiche europee e relazioni internazionali presso l’università di Groningen, Paesi Bassi. Ho ottenuto il Diploma di laurea triennale in Diplomatic and International Sciences presso l’Università di Bologna, campus di Forlì. Da due anni a questa parte, tutti i miei effetti personali si sono ridotti alla misura di due valigie da viaggio che porto con me durante i frequenti trasferimenti da un Paese all’altro. Per il momento risiedo in Kosovo, dove sto svolgendo un’esperienza di tirocinio presso una ONG che opera nel campo della riconciliazione e costruzione di un dialogo pacifico tra comunità in uno Stato post-bellico. Amante della diplomazia, dello scautismo e delle relazioni umane.

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