In 3 Sorsi – L’ultima inchiesta della Procura Generale della Repubblica ha evidenziato le omissioni del governo Bolsonaro nella crisi sanitaria degli yanomami. Ora, l’ex capo di Stato è oggetto di un’indagine della Policia Federal per genocidio.
1. LO SCHEMA CORRUTTIVO A RORAIMA
Le omissioni del Governo Bolsonaro hanno portato ad aggravarsi la crisi sanitaria della popolazione indigena degli yanomami. È ciò che segnala l’ultima inchiesta della Procura Geral da Republica riguardante lo scandalo corruttivo che ha colpito la sanità della Roraima. Secondo i primi elementi raccolti dai magistrati, le aziende contrattate per rifornire lo Stato di stock di albendazol, farmaco utilizzato contro i parassiti dal corpo umano, avevano consegnato una dose di gran lunga inferiore rispetto a quella pattuita. Questo trattamento è fondamentale per i popoli indios, i quali vivendo nelle aree rurali del Brasile sono maggiormente esposti al rischio di parassiti. Difatti, segnala il Ministério Público Federal, a partire dal 2019 c’è stato un aumento della mortalità infantile nella regione, che nel 2022 ha raggiunto i 133 decessi ogni 1.000 bambini nati. Un dato dieci volte più alto rispetto a quello nazionale, che è fermo a 13,3. Ciò sarebbe dovuto a un connubio di fattori: l’aumento dei casi di malaria, la denutrizione, la Covid-19, ma anche lo stop all’acquisto dell’albendazol, che ha impedito al 60% dei bambini della regione di accedere a questo medicinale. “Dei 14mila bambini che avevano bisogno del trattamento, 10.193 sono stati esclusi dal programma” – sostiene il procuratore Alisson Marugal. Gli imprenditori, che ora sono al centro dell’attenzione degli investigatori, si sarebbero aggiudicati la gara d’appalto per rifornire di medicinali la Roraima grazie a un ribasso “formidabile” e di conseguenza avrebbero corrotto i funzionari statali per fingere di avere ricevuto tutta la merce. In realtà all’appello mancavano almeno 95 farmaci, la maggior parte dei quali destinati alle popolazioni indios.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Gli Yanomami sono stati il popolo indio maggiormente colpito dalla pandemia di Covid-19
2. LE RESPONSABILITÀ DEL GOVERNO BOLSONARO
I magistrati sono sicuri che la crisi sanitaria in Roraima derivi da decisioni prese a Brasilia. I funzionari statali, che dovevano controllare la regolarità dell’appalto, erano stati nominati dal Ministero della Salute, che durante il Governo di Jair Bolsonaro è stato coinvolto in numerosi scandali di corruzione. “C’erano politici che effettuavano le nomine nell’area della salute per spartirsi incarichi chiave per la manipolazione degli appalti”, – ha spiegato Marugal in conferenza stampa. Bolsonaro era già stato più volte accusato di essersi disinteressato degli yanomami, proponendo persino l’eliminazione di questa riserva indigena. Nel luglio del 2020 la Justiça Federal aveva ordinato al Governo di intervenire per impedire l’invasione da parte dei garimpeiros, i cercatori d’oro, per il pericolo di nuovi focolai di coronavirus tra gli indios della Roraima. Per questa ragione la Policia Federal ha aperto un nuovo fascicolo d’indagine contro il Governo Bolsonaro, sospettando diversi dei suoi componenti di genocidio contro il popolo indigeno. I sospetti contro l’esecutivo uscente si basano su tre elementi: la mancanza di una legge federale per regolamentare l’attività dei garimpeiros, lo stop alla fornitura di medicinali da parte del Ministero della Sanità e le allarmanti informative sulla situazione degli yanomami, prese sottogamba da tutto il Governo.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestanti protestano contro la gestione di Bolsonaro della pandemia di coronavirus
3. IL DESTINO DI BOLSONARO
Il vero interrogativo rimane il futuro di Jair Bolsonaro. Dopo aver perso le elezioni, l’ex Presidente si è rifugiato negli Stati Uniti, da dove continua a osservare la situazione brasiliana. Il fallito assalto al Planalto ha spento ogni speranza dell’ex Presidente di poter tornare ad avere un ruolo nella scena politica, che in futuro potrebbe essere occupato da sua moglie Michelle. Sempre più osteggiato dai compagni di partito e pressato dai numerosi processi che si apriranno contro di lui nei prossimi mesi, Bolsonaro potrebbe restare in Florida più del previsto, aspettando le prime difficoltà del Governo Lula per cavalcare la protesta sociale e riprendersi la scena. Oppure, come ha rivelato suo figlio Flavio, “potrebbe ritornare in Brasile domani mattina, come tra sei mesi o forse mai più”, soprattutto se dovesse arrivare un mandato di comparizione per il caso degli yanomami.
Mattia Fossati
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